6 anni prima
Tornai all'università dopo alcune settimane di assenza per malattia. Quei giorni, che fortunatamente erano passati, furono come l'inferno sceso in terra: non c'era un attimo in cui la nausea non si facesse presente, costringendomi a passare gran parte del tempo tra bagno e camera da letto. Il medico aveva definito il mio malore come un terribile virus intestinale, preso chissà dove; la sua diagnosi sembrava però essere corretta, infatti, dopo aver ingerito una serie di farmaci, i miei mali passarono.
Potei così tornare alla mia vita frenetica da universitaria, con un po' più di gioia e serenità. Rimasi molto indietro con i corsi, ma alcuni miei colleghi furono disposti a passarmi gli appunti.
Riprendere la mia quotidianità in mano mi fece credere che ogni tassello fosse tornato al proprio posto.
E poi, ti incontrai.
Ammetto che quella sera al luna park avrei voluto seriamente darti buca, e quel mio malore improvviso mi aveva, in un certo senso, levato l'impiccio. Quando però incrociai il tuo sguardo nel corridoio, mi facesti sentire in colpa.
Eri come un quadro di Van Gogh, ma non uno di quelli colorati come "la notte stellata", assomigliavi più ai contadini del quadro "mangiatori di patate": eri fiacco e smunto, come privato di tutte le tue energie.
Ti passai di fianco e neppure mi notasti.
Nei giorni successivi ti osservai di soppiatto, provando a comprendere cosa fosse successo.
In compagnia di alcuni amici ti illuminavi, ma quando ti allontanavi da loro quell'alone buio tornava a coprirti.
Era strano; per giorni avevo visto la tua aura luminosa circondare chiunque, e ora, vederti così abbattuto faceva sembrare che il sole si stesse spegnendo.Quando entrai nell'aula del nostro corso, trovai però una spiacevole sorpresa. Avremmo dovuto svolgere un lavoro di gruppo e, ironia del destino, il mio collaboratore eri tu.
Volevo impormi di chiedere al professore un cambio, ma farlo avrebbe annerito ancor di più la tua figura. Inoltre, una vocina fastidiosa mi ripeteva di non farlo, di non darti un altro dispiacere.
Alla fine il mio conflitto interiore venne vinto dalla mia coscienza e accettai silenziosamente quella situazione. Avrei svolto il lavoro con te, nulla di più.
Angolo me
Nuovo capitolo! Questa volta dal punto di Haneul, in cui si legge per sommi capi il suo periodo travagliato di malattia.Taehyung è spento, fiacco e veniamo a conoscenza di ciò proprio da Haneul che, in fin dei conti, sembra essersi interessata, quantomeno, alla salute di TaeTae. Chissà come andrà questo progetto di gruppo... (Ovviamente io lo so già, ma voi potrete scoprirlo solo vivendo)
Grazie per l'attenzione, spero il capitolo vi sia piaciuto. A presto apette,
GAIA
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Rules - Treasure
FanfictionIl destino, una parola con un significato così grande, esisteva davvero? Haneul se lo era chiesto per anni, negando sempre con forza questa presenza ultraterrena in cui molte persone credevano. Si era imposta regole e obblighi per essere l'unica art...