CAPITOLO 3 - Un nuovo inizio

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La prima cosa che dovete imparare di me è che sono testarda e no, non lo vedo come un difetto, perché essere così mi ha insegnato a farmi sempre valere e rispettare.
La seconda cosa che dovete imparare di me, è che per me lo skate batte di gran lunga tutti gli altri mezzi di trasporto.
La terza cosa che dovete imparare di me, credo sia il mio amore per l'arte in ogni forma, dal disegno, alla danza, alla musica.
Ognuna di queste mie caratteristiche è sempre emersa nel corso del tempo, me l'hanno detto spesso. È un po' ciò che mi identifica. E cerco sempre di ricordarmene, in questo momento soprattutto, forse per paura che la nuova città mi cambi, facendo uscire una nuova me, in cui hi paura di non riconoscermi.

Ad ogni modo, ora sono qui, davanti alla casa che mi ospiterà per parecchi anni a venire e non so davvero cosa pensare.
Ho sempre vissuto in case grandi, grazie anche al lavoro di mio padre e a tutti i lussi che ci permette di avere. La casa a Los Angeles era vicino alla città, ma anche vicina al mare e alle spiagge. Qui non saprei, siamo vicino alla città, credo. La vista mare mi manca, anche se devo ammettere che questa casa è davvero fantastica!
Scendiamo dal taxi che ci ha portati fin qui dall'areoporto, scarichiamo le valigie e troviamo un agente immobiliare ad aspettarci, che si dimostra subito accogliente e cordiale.
Dopo i saluti, infila la chiave nella toppa e ci fa segno di entrare, iniziando subito ad illustrarci le particolarità di quella casa. Gli interni sono semplici, non molto arredati, ma davvero belli e nonostante io adori vedere case nuove e cambiare non riesco a "concentrarmi", questo tour guidato sta durando davvero troppo.
Finalmente saliamo al piano di sopra ed io posso vedere la mia camera.
È situata in fondo al corridoio, dietro ad una porta in legno bianco. Al momento è semplice, pareti bianche e arredamento del medesimo colore, ma risulta comunque molto spaziosa. Però già me la immagino, con una parete dipinta sui toni dell'azzurro, magari un bel pastello, e con sotto il letto pieno delle mie morbide coperte. Sulla parete di fronte una scrivania spaziosa, dove posso studiare, ma soprattutto disegnare e con a fianco il mio cavalletto, per dipingere.
Sull'ultima parete non occupata dalla finestra, dove posso vedere una piccola, ma spaziosa, cabina armadio: un sogno.
Poi potrò appendere le mensole, i quadri e forse avanzerà spazio anche per una libreria e magari per una comoda poltroncina su cui leggere. O meglio, uno di quei cuscini giganti e morbidi posato a terra. Per non parlare di tutte le luci e gli oggettini con cui potrò decorarla.
Ormai sono partita con la fantasia e milioni di idee mi affollano la mente.
Mi risveglio dal mio stato di trance con gli occhi che ancora luccicano per le mie mille idee e miei progetti.
Finiamo il giro della stanza e della casa, così decido di fare un giro in zona.
Mi cambio e metto dei semplici jeans ed una maglia, per stare comoda, prendo al volo il mio skate, le cuffiette ed esco, ma senza in realtà avere una meta precisa.

Penso girerò per scoprire il quartiere e per abituarmi un po' all'aria che si respira qui; magari cercherò nei paraggi una scuola di danza o di teatro, per coltivare le mie passioni anche lontano dalla mia Los Angeles, ma poi cos'altro? Potrei passare a vedere la mia nuova scuola, ma non so esattamente dove si trova e non voglio rischiare di perdermi.
Chissà se c'è uno skate park qua vicino, come a Los Angeles, dove andare quando i troppi pensieri prendono il sopravvento...
Mentre formulo tutti questi pensieri, prendo lo skate ed esco. Non appena sento le ruote girare rumorosamente sull'asfalto mi sento, almeno in parte, un po' a casa.

Faccio partire la musica in cuffia e non appena parte una canzone ritmata, appoggio le mie quattro ruote a terra e parto.
Vado veloce, sul ciglio della strada, guardandomi intorno e pensando a Los Angeles. So che non dovrei ma non riesco a finire di mettere a confronto le due città.
Los Angeles è Los Angeles, la città delle opportunità, o almeno a me piace vederla così. Ma alla fine, potrebbe, almeno per me, diventare un posto pieno di opportunità anche questa Swellview.
Formulando questi pensieri arrivo accidentalmente a quella che credo essere la mia scuola, non pensavo che fosse così vicina a casa mia.
È un palazzo semplice, chiunque vedendolo da fuori lo assocerebbe subito ad una scuola.
Mi rendo conto che manca effettivamente soltanto una settimana e poi inizierò a trovarmi davanti a questa costruzione tutte le mattine alle 8 in punto...non sono pronta.
Scaccio velocemente questi pensieri e riparto.
Mi dirigo verso un altro quartiere, che sembra essere vicino e simile al mio.
Nel frattempo ho rallentato un po' la velocità e devo dire per fortuna!
All'improvviso sbuca una ragazza con in mano dei libri da dietro ad una curva. Riesco a vederla in tempo e scendo con un salto dal mio skate senza farmi del male e senza fare del male a lei, che però si spaventa e fa cadere i libri.
Subito mi fermo e mi scuso con la ragazza.

Jen: "Oddio scusami tanto, non ti avevo vista! È tutto ok?"

X: "Si si, tutto apposto tranquilla."

La aiuto a raccogliere i libri e continuiamo a chiacchierare un pochino.

X: "Come mai in questo quartiere? Sei di queste parti?"

Mi chiede, tanto per fare conversazione.

Jen: "A dire la verità no, mi sono appena trasferita qui da Los Angeles."

X: "Los Angeles? WOW! Ho sempre voluto andarci. Comunque piacere, Charlotte."

Jen: "Piacere, Jennifer...Jen per gli amici."

Ch (charlotte): "Sai già in che scuola
andrai quando ricominceranno i corsi?"

Jen: "Ehm si, a qualche isolato da qui c'è una scuola superiore, un palazzo arancione...scusa, ma ancora non mi ricordo il nome!"

Ch: "Tranquilla, ho capito, è la mia stessa scuola!"

Jen: "Dai, magari staremo anche in classe insieme!"

Ch: "Speriamo, mi sembri molto simpatica! Che musica ascolti?"

Mi chiede indicando la cuffietta che indosso (una l'ho tolta parlando con lei).
La riproduzione automatica casuale è andata parecchio avanti, e mi rendo conto solo allora di essere ormai a metà di "Vibez", la nuova canzone di Zayn.

Jen: ""Vibez", di Zayn. Non so se la conosci, è uscita da poco..."

Ch: "Se la conosco? La adoro! Non dirmi che anche tu sei una Directioner!"

Jen: "Non sono una Directioner, io sono LA directioner. Probabilmente una delle più sfegatate."

Scoppiamo a ridere insieme.
Sembra essere davvero una brava ragazza, solare e generosa.
Vorrei continuare a conversare con lei, quando un ragazzo biondo (avrà su per giù la nostra età) esce da una casa. Charlotte gli sorride e gli fa un cenno di saluto.

Ch: "Quello è Henry! Stavo venendo da lui a studiare, ecco il perché dei libri."

Jen: "Beh, allora non voglio trattenerti, vai pure. A presto!"

Le dico sorridendo e riprendendo lo skate.

Jen: "Ciao Charlotte!"

Ch: "Ciao Jen! Oh...forse è meglio Jennifer, io-"

Non le lascio finire la frase.

Jen: "No. No, ecco, Jen andrà bene."
Le dico

E sorridendo, poggio lo skate sull'asfalto e faccio ripartire la musica.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi stia piacendo la storia. Ovviamente siamo all'inizio, quindi i capitoli sono ancora un po' lenti.
Se vi va lasciate un commento e una stellina, mi farebbe tanto piacere!⭐
Ovviamente anche le critiche sono ben accette, purché siano COSTRUTTIVE.
Grazie a tutti, al prossimo capitolo❤️

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