Capitolo 27

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-Louis' pov-

Mi rigirai nel letto del riccio perché sentii il bisogno di fumarmi una sigaretta.
La stanza era avvolta nel buio e l'unica fonte di luce era una piccola lampada beige sul mio comodino dalla parte opposta del muro.
Le ombre si stagliavano contro quel bianco panna cupe e spaventose ma non ebbi paura perché, girandomi, la pelle del riccio sfiorò la mia.

Sorrisi guardando l'orologio: mezzanotte e dieci.
Ci eravamo addormentati dopo esserci baciati e poi, dopo troppo tempo, Harry era finalmente diventato mio.

La sua pelle a contatto con le lenzuola bianche che contrastavano i numerosi tatuaggi neri sul petto e sulle braccia era incredibile e avrei passato il resto della ma vita ad osservare quel capolavoro, ma la bruciante voglia di tabacco mi attanagliava la gola.
Scavalcai il suo corpo delicatamente per non svegliarlo e afferrai l'accendino azzurro posato sul suo comodino, andai sul balconcino e feci scattare l'ingranaggio che accese la mia sigaretta.

Mi piaceva fumare, mi rilassava nonostante fossi consapevole del male che mi sarei auto-inflitto se avessi continuato e del dispendio inutile di soldi.
Mi piaceva sentire il fumo bruciarmi la gola fino ad arrivare ai miei polmoni perché mi faceva sentire vivo.

Che situazione ridicola: l'unica cosa che avrebbe potuto uccidermi mi faceva in realtà sentire vivo.

Sentii una mano calda avvolgermi il busto e, senza nemmeno voltarmi, appoggiai la testa sul suo petto chiudendo gli occhi e buttando fuori il fumo della Camel.
Harry.

Non avevo bisogno di vederlo, mi bastava il suo profumo e la sua presenza per essere certo che fosse lui.
Anche se fossi stato cieco, ne ero certo, avrei saputo riconoscere la bellezza di quegli occhi verde smeraldo e dei ricci color cioccolato.

Restammo in silenzio per un po' osservando le stelle luminose in quel cielo della California ormai pronta all'inverno fino a quando mi volta facendo mescolare l'azzurro dei miei occhi con il verde dei suoi.
Blu nel verde, verde nel blu.

Non avrei voluto parlare perché sapevo che la discussione che stava per accadere avrebbe spazzato via la magia di quella notte ma non potevo rimanere zitto.
Il dubbio mi opprimeva e dovevo assolutamente conoscere la risposta alla mia domanda.
Iniziai la conversazione tastando il terreno:

"E' stato bellissimo prima" dissi sincero.

Il riccio mi guardò e giurai di aver visto una scintilla luminosa nei suoi occhi, sorrise.
"La serata più bella della mia vita. Sai...è stata la prima volta".

Cosa? Non era possibile, Harry...

"La...la prima volta? Potevi dirmelo!".
"No, non fraintendere. L'ho già fatto altre volte ma prima di stasera sono sempre state inutili ed insignificanti scopate occasionali, non hanno mai significato niente ma stanotte...sei stata la prima persona che ho amato, Louis Tomlinson".

Rabbrividii e non pensai nemmeno di dare la colpa all'aria fredda di quella sera, no, perché queste erano le reazioni che sapeva suscitarmi solo Harry.
"Sei stata la prima persona che ho amato, Harry Styles" gli feci eco io.

Lo vidi avvicinarmisi e non mi scansai, spensi la sigaretta ormai arrivata al filtro nel posacenere e allacciai le mie braccia al suo collo, unendo le nostre labbra in un bacio pieno di amore.
Lo avrei amato per il resto della mia vita.

"Harry..." azzardai.
Era arrivato il momento.

"Dimmi Boo"
"Quello che è successo stasera, sì insomma, noi due...ho bisogno di sapere cosa siamo" buttai fuori pronto all'ennesima sfuriata di Harry.
Dal bacio a casa mia due mesi prima non avevamo mai litigato se non per questo.
Gli avevo promesso che lo avrei aspettato, e lo stavo facendo, ma avevo bisogno di certezze anch'io e dopo quella notte pensai che avesse cambiato idea.

"Lou lo sai che io t...che sono innamorato di te. Per te morirei, se solo tu me lo chiedessi, ma non sono ancora pronto per tutto questo".
"Lo sai che non cambierebbe niente, renderlo ufficiale non vorrebbe dire cambiare vita. Saremmo sempre noi due. Harry e Louis" dissi tentando di non portare quella conversazione in una litigata.

"Questo lo so, ma me lo hai promess...dove vai?" chiese in preda al panico una volta che rientrai nella stanza e mi infilai il mio giubbotto di jeans.

"Tengo talmente tanto a te, Harry, che nonostante questa situazione mi stia logorando dentro voglio comunque stare con te e fare quello che abbiamo fatto stanotte per tutta la vita. Ma adesso non posso stare qui, ho bisogno di prendere una boccata d'aria da solo per calmarmi perché non voglio litigare con te, non dopo la serata magica che abbiamo avuto".

Lo vidi sussultare, poi parlò. "Sei incazzato con me? Mi odi? Te l'avevo detto che sarebbe arrivato questo gio-".
Lo bloccai: "non potrei odiarti nemmeno se mi uccidessi Harry, hai capito che cosa mi fai? Sto uscendo per questo, perché non ti odio, ma ho bisogno di prendermela con qualcosa".
"Ti aspetto qui, rimango sempre qui" mi disse serio.
"Lo so, torno presto Haz" risposi lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.



Uscii nel cortile del college dirigendomi verso l'uscita per andare a bermi qualcosa di leggero nel bar a cinque minuti dalla scuola.
Ci ero andato spesso con Harry ultimamente, ma questa volta avevo bisogno di stare con me stesso e pensare.
O meglio, di non pensare a niente.

Mi incamminai verso l'enorme cancello stringendomi nella giacca per ripararmi dal vento gelido e dai sensi di colpa, ma da quelli nessun giubbotto avrebbe mai potuto ripararmi.
Sapevo di averglielo promesso, ma a volte perdevo il controllo.
Non ho mai amato essere in situazioni instabili ma per Harry mi ero buttato in questo mare burrascoso.
Solo per Harry e per l'amore nei suoi confronti.

A volte, però, l'aria mi mancava e il fiato mi si mozzava in gola facendomi soffocare, ma non potevo litigare con lui perché no, non era colpa sua.
Non era colpa di nessuno dei due.

Chiusi gli occhi inspirando quell'aria tagliente e quando li riaprii una figura bionda era davanti a me.

Briana.

"Ciao, sei Louis Tomlinson vero?" mi chiese con una voce da gallina insopportabile, strinsi i pugni sotto le lunghe maniche della felpa.
"Sì, tu sei quella nuova".
Non era una domanda.
"Briana, piacere" disse tendendomi la mano, ma io non mi mossi.
"Ok".

"Dove stai andando a quest'ora?".
Ma perché diavolo non mi lasciava in pace?
Ripresi a camminare per tentare di seminarla ma sembrò seguirmi traballante sui tacchi vertiginosi.
"Al bar, problemi?".
"No, vengo con te".
"Cosa ti fa pensare che voglia andarci con te? Non so nemmeno chi sei, lasciami in pace".

"Voglio solo conoscerti! Sei bellissimo".
"Lo so".
'E sono di Harry' pensai.

Oltrepassai il cancello dell'edificio e percorsi il ciglio della strada leggermente ghiacciato, attento che non passassero delle macchine, ma la biondina era sempre un passo dietro di me.

"Tomlinson, ti prego!".
"Lasciami in pace, non ti voglio! Pensi che non sappia chi sei? Ti sei fatta mezza scuola da quando sei arrivata e ci hai provato con due dei miei migliori amici! Mi dispiace se non conosci l'amore, mi dispiace davvero perché anche io ero come te. Ma adesso amo una persona, la amo con tutto il mio cuore e non voglio starti a sentire mentre trovi una scusa per farmi ubriacare e per scoparmi nel lurido bagno di quel bar. Amo, finalmente, e dovresti imparare a farlo anche tu perché è splendido".
Sembrò ferita dalle mie parole, o forse solo colpita, fatto sta che rimase immobile a fissarmi mentre le urla risuonavano ancora nella strada apparentemente vuota.
Mi sbagliavo.

La vidi sgranare gli occhi e urlare "Louis!".
Ma era troppo tardi, perché io ero già caduto sull'asfalto ricoperto di brina con il corpo che bruciava.

Cos'era successo?
La testa mi girava e vedevo tutto sfocato.
Perché sentivo delle urla?
Chi era la persona che mi sorreggeva urlando il mio nome?

Ice and emeralds|lxuistmlnsnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora