| Capitolo 5 |

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Questa è la sonata a cui mi riferisco, se vi va ascoltatela assieme al capitolo per avere l'atmosfera giusta diciamo. Buona lettura! :))

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Delicato. Fiabesco. Etereo.

Era così che Jungkook stava provando a definire ciò che i suoi occhi cercavano di assimilare. Era come essere catapultato in un'illusione, e l'unica cosa che vedeva, era la figura presente sul palco - ora protagonista di quella serata, che da li a poco sarebbe giunta al termine - che  stava facendo scivolare le sue dita su quei tasti con una grazia indefinibile.

Non sapeva come fosse successo. Certo ogni artista lo aveva colpito in qualche modo, ma con Taehyung...oh con lui fu diverso, perchè non solo ne rimase affascinato, ma provò una sensazione di calore, familiarità, nel sentire le dolci note della celebre Sonata di Beethoven riempire la sala e farsi spazio nel suo corpo - ora contornato di brividi, che aveva automaticamente collegato al freddo che quella giornata aveva da offrire. 

Gli fece riaffiorare alla mente ricordi che, quasi sperava, di essersi lasciato alle spalle, ma che al contrario tornarono più prepotenti di prima. La cosa che però non si spiegava, era il perchè non ne fosse infastidito o angosciato, provava solo una profonda malinconia, che poco a poco lasciò spazio a nuove emozioni, che ora si stavano innescando in lui, senza che egli ne capisse l'origine.

Non distolse lo sguardo dal pianista nemmeno quando Jimin provò a commentare a voce alta, tacendo poi, capendo di non essere ascoltato dal ragazzo che aveva di fronte, che invece aveva gli occhi lucidi e pronti a lasciare che la sua vista si offuscasse, e a quel punto il biondino scosse la spalla del minore, che si girò verso di lui.

"Ehi tutto okay?" chiese con tono basso, ma che riuscisse a trasmettere la sua lieve preoccupazione.

"S-si perchè?" continuò mentre piano piano tornava a guardare di fronte a sé.

"Hai gli occhi lucidi, per questo te l'ho chiesto" rispose Jimin, mentre l'amico girava lo sguardo verso di lui confuso, toccandosi le guance che ora erano rigate da lacrime, che erano scese delicatamente dai suoi occhi.

"Oh, non me ne ero nemmeno accorto" e ridacchiò quest'ultimo, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano avvolta nel maglione, che lo stava scaldando quella sera.

La loro breve conversazione fu interrotta da una nota quasi stonata prodotta dal ragazzo dai capelli neri, facendo si che la loro attenzione tornasse su di lui, più quella di Jungkook che di Jimin, ancora intento a cercare con lo sguardo il misterioso ragazzo del bagno.

Una cosa che fece aggrottare le sopracciglia al corvino, fu la fronte imperlata di sudore e il petto che si alzava in maniera irregolare e scoordinata, lasciando che le sue labbra si schiudessero, in maniera tale che entrasse più aria di quella che solitamente gli serviva per mantenere il respiro regolare. Sembrava a corto di forze ed energie, cosa che fece alzare un sottile mormorio per tutta la sala, dando la conferma che quel comportamento non fosse normale.

"Non sembra anche a te stare male?" chiese infine a Jimin, che a differenza sua, aveva già assistito a una delle sue celebri esibizioni.

"Si direi proprio di si, non lo vedo un granché in forma rispetto all'ultima volta" commentò mentre il vociferare aumentava, facendo sporgere Jungkook maggiormente verso la figura del pianista che continuava a suonare quella dolce, ma forzata, melodia.

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