| Capitolo 6 |

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Questa non ci voleva proprio.

Mi sento tremendamente responsabile per quello che è successo, stava visibilmente male e non riposava decentemente da giorni, e io invece l'ho solamente incoraggiato a fare del suo meglio su quel dannato palco.

Avevo notato che aveva la fronte sudata e le mani tremanti, non era una cosa solita e stavo notando che gran parte degli spettatori avesse visto il suo insolito comportamento. Se non fosse stato per quell'incapace del rettore magari sarebbe andata diversamente, farebbe di tutto per ottenere denaro, non gli importa come.

Lo aveva capito anche lui che Taehyung non ce l'avrebbe fatta a finire l'esibizione senza sentirsi ulteriormente male, ma non ha fatto nulla per evitarlo e anziché intervenire si è messo a discutere con me, e non sarò clemente la prossima volta che mi capiterà sotto mano. Sarà anche un pezzo grosso, ma questo non gli conferisce alcun diritto di trattare in questo modo gli artisti, e ne pagherà le conseguenze appena si ristabilizza la situazione.

Era mattina ormai e io ero nell'atrio dell'ospedale, per poter avere il permesso di far visita a Tae, cosa che non mi diedero facilmente se non avessi detto che oltre a me non sarebbe passato nessuno.

Salendo le scale, un nodo in gola mi si formò. Speravo stesse bene e che non fosse nulla di grave. 

"Scusi, sa dirmi dove sta la 145?" chiesi a uno dei medici che passavano in quel corridoio, che sembrava essere senza fine, poiché le camere mi sembrano una identica all'altra.

"Certamente, mi segua" disse quest'ultimo, mentre controllava dei fascicoli che aveva in mano, per poi prendere l'ascensore, lasciando che io lo seguissi a ruota.

"Anche il piano ho sbagliato a quanto vedo" sussurrai tra me e me, uscendo dietro di lui.

"Che legame ha con il signor Kim? Se posso chiedere" alzò lo sguardo verso di me mettendomi quasi in difficoltà.

"Siamo migliori amici da anni" risposi in maniera veloce e gli chiesi se lui sapesse le condizioni del ragazzo all'interno della camera, unica cosa che mi importasse davvero in quel momento.

La risposta che ricevetti mi rassicurò in un batter d'occhio e tirai un sospiro di sollievo alla fine della frase. Da quanto avevo capito Taehyung aveva avuto un calo di pressione, dovuto sia alla stanchezza accumulata nei giorni precedenti, che dai continui pasti saltati. Più continuava a parlare e più io non lo stavo più a sentire, stavo già pensando ad altro...

Quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui avevamo parlato come si deve? Non sapevo più cosa gli passava per la testa, e questo me ne diede conferma. Si era chiuso nel suo guscio, lasciandomi fuori, e io non sapevo più come comportarmi.

Dopo essersi congedato, il medico mi fece segno di entrare. Esitai, non sapevo se Taehyung fosse in vena di vedermi, mi sentivo ancora in colpa per non essere stato la persona con cui sfogarsi. Non mi era stato detto che si fosse svegliato e ripreso, di fatti quando lo vidi era ancora disteso a letto, ma con un sonno agitato, che stesse avendo un incubo?

-

Era buio. Non c'era nessuno se non io. Cominciai a guardarmi intorno con l'intento di capire dove mi trovassi, ma con scarsi risultati. Tutto attorno a me era annebbiato, se non fosse per una sagoma che piano piano che mi avvicinavo si faceva sempre più nitida che si voltò verso di me, mostrando quello che doveva essere un sorriso. Mi fermai per poter assimilare quello che stava accadendo, ma non ne ebbi il tempo, perchè da dietro un paio di braccia mi stavano avvolgendo in un abbraccio e mi tenevano strette al corpo della persona ancora sconosciuta. Cosa stava succedendo? Non era uno dei soliti incubi, c'era qualcosa di diverso.

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