6. Scivolando nella voragine infernale.

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Per la prima volta nella mia vita, non stavo dando peso alle parole del professore. Avevo la testa sorretta mollemente dal braccio, che poggiava con il gomito sul piccolo banco dell'aula di filologia romanza, la voce lenta e strascicata dell'insegnante mi arrivava attutita e l'aria pesante dell'ultima lezione della giornata non aiutava di certo la mia concentrazione.

Lucy, vicino a me, sonnecchiava tranquilla, aveva messo il suo zaino nero sul tavolo e l'aveva utilizzato a mo' di cuscino.

Nessuna delle due stava prendendo appunti, ma sinceramente, come aveva detto poco prima la mia amica bionda: "questa lezione noiosa può anche andare a farsi fottere."

Sempre questo linguaggio da principessa, eh Lucy?!  Pensai tra me e me, guardandola di sottecchi.

Dal canto mio, avevo cose più interessanti che mi frullavano in testa, come il bacio a fior di labbra al sapore di fumo e salsa barbecue, che ci eravamo scambiati io e Gajeel qualche sera fa.

Al solo ripensarci le mie guance si fecero bollenti.

Quanto avrei voluto avere la disinvoltura di Lucy e Lluvia con i ragazzi. Per me non era mai stato semplice approcciare con l'altro sesso, tutto il mio lato impacciato veniva fuori appena qualcuno ci provava con me.

Con Gajeel, stranamente, era sempre stato semplice, ma quel rapporto di amore e odio portato avanti per ben due anni era probabilmente sfumato nel nulla a causa di quel gesto sconsiderato, ed ero stata io a baciarlo.

Non avevo mai fatto niente di così avventato in vita mia ed ora non sapevo se pentirmene o no.

La sera della festa, io e lo scimmione rimanemmo al Lamia Scale per ore, mangiammo, ridemmo e ci tirammo patatine dopo aver bisticciato.

Gajeel sapeva farmi saltare i nervi come nessun altro, ma era anche questo che mi piaceva di lui, quando stavamo assieme io ero totalmente diversa, più spontanea, allegra, quasi divertente. Non dovevo stare attenta al mio comportamento, non mi importava di quali parole usassi o quali gesti facessi, era così liberatorio stare con lui, ed ora avevo una paura tremenda di aver rovinato tutto.

"Ehi gamberetto, andiamo fuori a fumare." Esclamò Gajeel, cacciando un pacchetto colorato dalla tasca posteriore dei jeans sdrucidi, prese una sigaretta e me la porse.

"Io non fumo, scimmione." Borbottai, allontanando la sua mano con la mia.

Lui ghignò, mettendo in mostra il piercing argentato che aveva sotto il labbro.

"Non avevo dubbi, miss perfettina." Mi apostrofò, posizionandosi la sigaretta tra le labbra.

Odiavo quei nomignoli osceni: gamberetto, nana, miss perfettina. Mai che mi chiamasse Levy.

Io lo guardai male, ma prima che potessi controbattere, lui si alzò dalla poltrona bianca e rossa, in stile diner americano, mi prese per un polso e mi trascinò fuori dal locale.

"Almeno mi fai compagnia, no?!" Borbottò il corvino, accendendosi la sigaretta e facendo un lungo tiro.

"Non dirmi che avevi paura di stare qui al buio solo soletto?" Lo presi in giro sghignazzando.

"Tsk, io non ho paura di niente." Ribatté, spargendo attorno a noi volute dall'odore acre.

Io arricciai il naso, odiavo il fumo.
Inoltre lì fuori faceva un freddo cane, stavo congelando e non avevo neanche il cappotto, l'avevo scordato come un'idiota nella macchina di Erza ore prima.

Gajeel dovette accorgersi dei brividi involontari che mi percuotevano il corpo, così, in un gesto tanto spontaneo quanto strano per lui, mi posizionò la sua giacca gigantesca sulle spalle. Mi sentii subito meglio e sospirai di sollievo.

I'm Fired Up, Lucy. (Nalu)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora