11. Epilogo: Quel Giorno Di Settembre

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Quell'inverno era particolarmente freddo, le strade di Seoul erano coperte di neve e il cielo bianco latte.
"Hyung, sbrigati!"
Una voce gridò dal salotto al piano inferiore.
"Jimin dammi un minuto." rispose, dalla camera al piano superiore.
Namjoon si era trasferito ancora una volta perché si rese conto che l'università non faveva proprio per lui. Adesso si trovava a condividere un appartamento a Seoul con la sua banda di amici, lavorando solo su se stesso e dedicare la sua vita alle sue passioni.
Aveva deciso di intraprendere con Hoseok e Yoongi la carriera di rapper, avevano iniziato a rilasciare le prime canzoni e ai giovani piacevano molto.
Il padre di Namjoon con il tempo si arrese all'idea che prima o poi il figlio avrebbe cambiato idea, aveva quindi deciso di dare la sua azienda alla figlia più piccola.
Jimin, Taehyung e Jungkook invece erano un trio di idol particolarmente famoso, soprattutto tra le ragazze. I fan meeting erano sempre pieni di persone e andavano particolarmente di moda le loro canzoni.

Namjoon scese in fretta le scale che per poco non inciampò, avevano un treno che sarebbe partito presto.
Si mise cappotto e scarpa, prese lo zainetto, cellulare e i due uscirono dall'appartamento raggiungendo a passo svelto la metropolitana con Jimin che lo incitava a correre più veloce.
"Aspetta!"
Namjoon si fermò bruscamente davanti a un fioraio, Jimin roteò gli occhi e cercò di tirarlo lontano da quel negozio, mancavano solo 10 minuti prima che il treno partisse e tutto per colpa della pigrizia di Namjoon, che si era svegliato solo 10 minuti prima.
Ma Namjoon si avvicinò ai vari fiori colorati in esposizione tra cui alcuni di cui non sapeva neanche l'esistenza, e cercò quelli più belli.
"Le rose piaceranno a Seokjinnie vero?"
Chiese Namjoon quando un mazzo di rose rosse attirò la sua attenzione.
"Sicuro, sono le sue preferite." Jimin si arrese, Namjoon non se ne sarebbe andato finché non avrebbe trovato i fiori perfetti.
"Allora prendo queste!" esclamò, indicandole al fioraio che sorrise e le prese, decorò al meglio il mazzo di rose rosse con carta crespa rosa e un nastro rosso poi le porse a Namjoon.
Quando lo prese tra le mani sembrava proprio il profumo di Seokjin.
Bellissimo.

Per fortuna arrivarono in tempo, appena due minuti prima che il treno partisse. Salirono sul vagone e si sedettero nei posti liberi respirando affannosamente per la corsa che dovettero fare.
Stavano andando a visitare Seokjin e il viaggio durava circa mezz'ora.
Namjoon era piuttosto agitato di tornare in quella città, un senso di angoscia lo accompagnò per tutto il viaggio. Le persone che passavano per il vagone sembravano accorgersene, aveva il viso pallido e gli occhi scavati che guardavano fuori dal finestrino, la notte prima non aveva dormito. Ma una piccola luce nel suo cuore di felicità non si era ancora spenta. Era passato un'anno quando si era trasferito a Seoul e non era mai più tornato, quindi tornare in quella città piena di ricordi sollevò un po' il suo umore. Jimin talvolta visitava Seokjin e la sua famiglia come aveva sempre fatto, ma Namjoon non era mai andato con lui, si vergognava farsi vedere da quelle persone, si sentiva in colpa per qualcosa che non aveva fatto.
Il panorama continuò a scorrere fuori il finestrino del treno che sfrecciava veloce, quando ad un certo punto la voce metallica dagli autoparlanti annunciò che la loro fermata era la prossima, così si prepararono a scendere.
Le porte si aprirono e un ammasso di persone uscirono fuori dal vagone, spingendoli nell'aria fredda di dicembre.
Appena messo piede fuori dalla stazione, la nostalgia pervase completamente Namjoon.
Un anno non era tanto, ma i ricordi che aveva lasciato lì erano i più importanti, come anche la persona che era ancora lì.
Sembrava di essere tornato nel passato, nel primo giorno in cui mise piede in quella città con una valigia blu e le cuffie nelle orecchie.
Le strade erano le stesse ma allo stesso tempo così sconosciute, le persone avevano gli stessi visi, le case sembravano uguali a prima, la caffetteria all'angolo del paese non era cambiata per niente.
Attraversarono un incrocio e continuarono a camminare, vide il suo vecchio appartamento e immediatamente voltò lo sguardo a destra, verso il parco che si trovava dietro agli alberi. L'erba era leggermente più alta, ma anche quello rimase lo stesso.
Era tutto familiare, anche i murales su alcuni vecchi muri e il lampione in fondo alla strada che non funzionava,
l'insegna rossa del piccolo minimarket dietro un edificio e gli alberi spogli.
Tutto era familiare.
Eppure quel posto non apparteneva più a lui.
E più si avvicinava a Seokjin e più l'umore era strano, si sentiva a disagio, quanto tempo era passato?
Ah già, un anno.
Eppure sembrava molto di più.
Le strade innevate rendevano la città ancora più bella e vuota, e il freddo congelava i loro visi, il naso di Jimin era rosso e gocciolante, mentre le mani di Namjoon erano chiuse a pugno nelle tasche del cappotto.

Quel Giorno Di Settembre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora