4. Insegnami Tu

64 10 0
                                    

17 agosto 2015
"Caro diario,
[...]
Jooheon mi ha invitato a casa sua,
siami buoni amici.
Ma non ci sono andato, le mie gambe hanno improvvisamente ceduto e non sono riuscito ad alzarmi per molto tempo.
Jooheon non mi capisce, dice che è l'ennesima volta che uso questa scusa.
Credo di aver perso un'altro amico.. "

-

Nei giorni seguenti Seokjin si ritrovò spesso a pensare a Namjoon. Si vedevano abitualmente da quasi un mese e la sua presenza era diventata un'abitudine. Inizialmente non parlavano molto, si limitavano a salutarsi e a scambiare qualche parola, ma nelle recenti settimane il loro rapporto era diventato molto più di due semplici conoscenti.
Namjoon ormai aveva praticamente prenotato il posto accanto a Seokjin tutte le volte, ed era diventato del tutto naturale scherzare e parlare tra di loro. Namjoon gli raccontava spesso di quanto fosse stressante l'università o di quanto tenesse alle sue piante, mostrandogli le foto di come stavano crescendo bene e in salute. Avevano tutte un nome e una di queste si chiamava proprio come lui.

"Questa è Jjin Jjin!"
Namjoon scorreva le centinaia di foto del suo adorabile bonsai.
"Un nome più originale no?"
"Ehi! Non l'ho chiamata così per te, è il personaggio di Sky Castle."

Poteva tranquillamente dire che le piante per Namjoon erano qualcosa di sacro, da non sfiorare nemmeno con lo sguardo.

Non sentì i passi che si avvicinavano dietro si lui, troppo impegnato a pensare alle sue piante e a quelle adorabili fossette (come faceva ormai da giorni).
Namjoon allora lo raggiunse di soppiatto e con le sue grandi mani coprì gli occhi di Seokjin, che sobbalzò di paura al contatto.
"Indovina chi sono?"
Era una frase totalmente innocua, ma la voce così profonda vicino al suo orecchio mandò brividi lungo tutta la sua schiena.
"Namjoon cos'hai, 10 anni?"
Seokjin cercò di controllare la sua espressione il più possibile mentre l'altro si allontanava e si sedeva accanto a lui, questa volta più vicino del solito.
"Ah, non sei per niente divertente!" sbuffò e il più grande rise rumorosamente vedendo quanto fosse infantile Namjoon, al contrario di come si possa pensare dal suo aspetto.
Intanto Namjoon lo guardava completamente perso, il naso di Seokjin si arricciava e gli occhietti si chiudevano quando rideva.
"Namjoon smettila di fissarmi."
Seokjin si imbarazzò immediatamente sentendosi osservato e, come ogni qual volta che riceveva troppe attenzioni, le orecchie e le guance si colorarono di un rosso acceso. Namjoon non ci pensò due volte a prendere il lobo tra le sue dita.
"Sei carino."
"Sono sempre carino."
Se possibile, sentì le guance riscaldarsi ulteriolmente e schiaffeggiò via la mano che ancora accarezzava il lobo tra le dita. Namjoom rise e si voltò verso gli uccellini ai loro piedi, tirò fuori del pane e iniziò a lanciare le briciole ai piccoli animaletti.
Seokjin si era incantato a seguire i suoi movimenti, spostò poi lo guardo verso gli occhi del ragazzo e decise di parlare.
"Perché ti siedi sempre qui?"
"Uhm, che intendi? Ti do fastidio? Vuoi che me ne vada?" spostò l'attenzione lontano dagli uccellini a Seokjine si mise una mano sul cuore  fingendo di essere sul punto di piangere.
"N-no! Come sei drammatico." sospirò, roteando gli occhi.
"Mi parli come se fossimo amici." aggiunse.
Namjoon pensò intensamente a qualcosa per quello che sembravano minuti interminabili.
"E cosa c'è che non va in questo?" Namjoon parlò con una spensieraezza e calma che fece irritare Seokjin.
"Non mi conosci."
Gli lancò uno sguardo tagliente, il tono era piutosto piatto, freddo, diverso dal solito Seokjin, la cui voce riusciva a dare calore anche nel freddo autunno, che nonostante non parlasse molto, i suoi occhi scaldavano il mondo intero.
Le sue mani giocavano nervosamente con il bordo della felpa rosa.
"Allora possiamo conoscerci?"
Namjoon non poteva essere più serio, intendeva davvero quello che diceva.

In quel mese trascorso insieme aveva notato come Seokjin fosse molto diverso da lui, non lo conosceva davvero, ma da quello che vedeva e da quello che diceva sapeva ancora amare ed apprezzare la sua vita.
Al contrario, Namjoon non si accettava.
I dubbi consumavano le sue energie, lo rendevano quasi vuoto, insensibile e divoravano il suo vero io, lasciando solo la maschera di una persona intelligente e sicura di sé, una persona che gli altri invidierebbero, ma ciò che invidiavano era solo l'idea che avevano di lui.
Faceva male ogni volta, cadere sulle sue insicurezze.
Per questo era curioso di conoscere Seokjin, si chiedeva come potesse qualcuno essere così diverso da lui. Per non parlare del fatto che quel viso etereo occupava la sua mente quasi ogni giorno, chiedendosi ancora se fosse un qualche tipo di divinità. E il suo io interiore lo rendevano ancora più bello.
"Conoscerci? Credi di essere capace a sopportarmi?"  Seokjin rispose quasi con tono ironico.
"Posso raccoglierti tutte le penne che vuoi, e portarti dove preferisci, basta che non mi obblighi a mangiare cioccolato e menta, è la mia unica richiesta." c
Cercare fare il simpatico era la tattica giusta perché il Seokjin scoppiò improvvisamente in una risata acuta.
"Non potrei mai farlo, lo odio anch'io." disse, mentre si asciugava le lacrime.
"Vedi? Abbiamo in comune la cosa più importante, allora possiamo essere amici, no?"
Namjoon gli porse la mano e si aspettava che l'altro gliela stringesse, ma lo vedeva ancora titubante.
"Di cosa hai paura?"
"Che tu mi conosca troppo."
Namjoon a quello non disse nulla, non sapeva realmente cosa rispondere.

Quel Giorno Di Settembre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora