3. Troppo vicino

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3 marzo 2017

"Caro diario, 
[...] 
Quanto odio mio padre. 
Voglio solo essere normale. 
Sono stanco di essere rinchiuso in casa solo perché mio padre non si fida di me. "

-

"Allora perché porti quella?"
Namjoon non fece quella domanda perché volesse invadere il suo spazio personale o perché fosse curioso. Forse solo un po', ma non era quello il motivo principale.
Aveva visto Seokjin alzarsi e camminare con le sue stesse gambe per raccogliere il diario che gli era caduto. Namjoon lo stava prendendo per lui come aveva fatto altre volte ma Seokjin lo fermò, prese un profondo respiro e si alzò da solo dalla panchina. Sembrava non avesse alcun problema alle gambe dalla falicità con cui si abbassò e rialzò, ecco perché Namjoon, incuriosito, gli fece quella domanda.

Seokjin gli raccontò di come spesso perdeva stabilità e forza dalle gambe e dalle braccia improvvisamente, di come quante volte ha rischiato di rompersi qualcosa o addirittura di rimetterci la vita. O di come spesso senza rendersene conto si ritrovava improvvisamente accasciato a terra senza possibilità di rialzarsi per molto tempo.
Questo era il motivo per cui non provava più a camminare.
Gli ha sempre provocato un'angoscia così intensa che si chiedeva se avesse senso continuare a vivere così e se fosse davvero necessario recare così tanto dolore alla sua famiglia, e questo sentimento opprimente lo spingeva a rifugiarsi nel calore momentaneo del suo letto per giorni o addirittura settimane.
Era diventato impossibile vivere, quasi un obbligo respirare.

Ma una cosa che Seokjin aveva imparato con gli anni era che il cambiamento è e sarà sempre inevitabile, che accettarlo è molto più semplice che passare la propria vita ad odiarsi.
Seokjin imparò da solo che l'unico supporto che aveva era se stesso, l'unica pesona che ci sarebbe stata fino alla morte era proprio lui, e questo lo aiutò a vedersi da una prospettiva diversa e a rifiutare l'aiuto e la compassione degli altri.

E questo ragazzo, Namjoon, ultimamente si stava avvicinando troppo. Non capiva perché nelle ultime settimane gli parlasse continuamente e perché tra tutti i posti che c'erano vuoti, si sedesse proprio accanto a lui. Era abituato a stare solo e la presenza di Namjoon quasi lo infastidiva.

"Mi dispiace."
Namjoon non disse altro quando Seokjin finì di raccontare. Non capiva perché ne stesse parlando con uno sconosciuto. Odiava che altri provassero pietà per lui, quante volte aveva sentito persone dire "non pensarci, devi andare avanti", ma Seokjin non voleva sentirselo dire, lo sapeva già. O le espressioni di pietà che leggeva chiaramente sui volti, come se stessero parlando con una persona indifesa, da proteggere. Ma Namjoon non fece niente del genere, non lo trattò diversamente, le sue parole sciolsero un po' il suo cuore.

"E tu Namjoon perché ti sei trasferito qui?"
Seokjin spostò velocemente l'attenzione da lui a Namjoon cambiando argomento, aveva già detto troppo a qualcuno che non conosceva nemmeno.
"Ahhh sono solo uno sfigato!- rispose mentre si stiracchiava all'indietro -mi sono trasferito qui per l'università, ma sono solo un incapace." sbadigliò mentre parlava.
"Non sei uno sfigato, penso tu sia molto carino."
Namjoon bloccò il suo sbadiglio a metà e spalancò gli occhi , Seokjin si rese conto troppo tardi di aver dato voce ai suoi pensieri.
"Aspetta, intendevo dire..-" scuoteva le mani nervosamente cercando di scusarsi con la voce tremante per l'imbarazzo. Namjoon sorrise e pensò che il carino in quella situazione fosse proprio Seokjin, con le orecchie colorate di un rosso acceso.
"Non scusarti- Namjoon si affrettò a interromperlo -pensi che sia carino?" il sorriso imbarazzato si trasformò in un ghigno quasi d'orgoglio, cosa che Seokjin non notò.
Il più grande aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente un paio di volte prima di cercare una scusa plausibile.
"Intendevo dire che non sei uno buono a nulla come pensi."
Namjoon cercò di non mostrare la delusione per non aver ricevuto risposta alla sua domanda, ma trovò estremamente carina la visione di Seokjin davanti a lui che si massaggiava il collo e che evitava ancora il suo sguardo.
"Sono uno sfigato perché non riesco nemmeno a rendere fieri i miei genitori, penso solo a me stesso." disse con un velo di malinconia mentre volgeva il suo sguardo in avanti.
"Mi sono trasferito qui per inseguire il mio sogno di fare musica, ma ultimamente mi chiedo se sia la scelta giusta." il sorriso scomparve lentamente, lasciando il vuoto sul suo viso.
"Namjoon." improvvisamente il tono di Seokjin si fece serio, cosa che attirò la completa attenzione dell'altro.
"Se ti rende felice, allora è giusto."

Non c'era più imbarazzo, il disagio se n'era andato e Seokjin sorrideva sincero, confortante. Un sorriso che dava sollievo senza il bisogno di parole. E quel sorriso era la fine per Namjoon perché avrebbe voluto vederne altri, di sfumature diverse. Gli stavano bene, i sorrisi. Si chiedeva perché non li indossasse più spesso.
"Credo.. credo tu abbia ragione." annuì, con ancora lo sguardo sulle labbra dell'altro.

"Se ti rende felice, allora è giusto"

Queste parole ronzavano nella testa di Namjoon da giorni, accompagnate dal viso di Seokjin. Si chiedeva se era giusto essere un po' egoista, pensare più a se stesso, se fosse giusto rischiare tutto per un futile sogno in cui nessuno, apparte lui, credeva.
Più le ombre crescevano e più era deprimente.
Non capiva se era nei testi e nella sua musica che mancava qualcosa, o se era la sua vita ad avere un vuoto incolmabile.
Erano anche troppo complicati da capire, le parole che per lui raccontavano una vita intera, per gli altri sembravano incomprensibili. Voleva che la sua voce raggiungesse le orecchie di chi non voleva ascoltarlo e gli occhi di chi lo guardava con disprezzo.
Ma forse andava bene se non troppe persone capivano le sue parole, forse era davvero meglio così. E Seokjin non fece altro che rafforzare quel suo pensiero.
Che andava bene.
Namjoon andava bene così com'era.



"Namjoon smettila di toccarmi!"
"Non smetterò di toccarti finché non mi dai attenzioni."
Namjoon lo stava punzecchiando sotto le braccia perché Seokjin era completamente concentrato sul libro che stava leggendo da quando era arrivato e non aveva detto una parola.
"Perché devi essere così, cosa vuoi?" chiese esasperato.
Seokjin si vide porgere dei fogli, guardò confuso l'altro che si limitò a mettergli i fogli tra le mani.
"Cosa sarebbe?" chiese girandosi e rigirandosi quelle pagine scritte tra le mani.
"I miei testi, dimmi che ne pensi."
"E perché li stai facendo vedere proprio a me?"
Seokjin era ancora più confuso di prima, perché lui? Non si conoscevano, perché fargli vedere qualcosa di così personale?
"Smettila di chiedere, leggi e basta. Volevo solo avere un parere da qualcuno."
Namjoon appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il viso tra le mani
"Ho capito cosa volevi dirmi ieri. Forse è giusto essere un po' egoisti con le cose che si amano, suppongo?" aggiunse sorridendo dentro di sé.
E Seokjin non credeva che le sue parole avrebbero mai dato forza a qualcuno, non aveva mai pensato fosse possibile, non aveva nulla da dare agli altri.
E quando lesse le parole che raccontavano di Namjoon si chiese come una persona così profonda potesse esistere.
Era davvero reale?
La grafia era quasi illeggibile, ma arrivavano tutte diritte al cuore, forse troppo.
Sembrava di vedere se stesso tra quelle righe scritte in fretta e anche tra quelle cancellate ripetutamente, in modo che quello che si nascondeva sotto non fosse leggibile.
Seokjin gli diede indietro i suoi fogli ma non disse nulla, riprese il libro tra le mani che aveva lasciato in sospeso.
"Non.. ti piace?"
Namjoon aveva un'espressione confusa e il suo sguardo saettava tra il foglio e il ragazzo.
"Non ho detto che non mi piace."
"Allora?"
"Ah ti odio quando insisti così!"
"Farò finta di non averti sentito." si rassegnò Namjoon.

Seokjin cercava solo di proteggersi, era troppo per lui scoprire il suo cuore a qualcuno, sapeva che se mai fosse stato deluso sarebbe finito in frantumi.
Ma Namjoon sembrava capirlo così tanto ed erano così simili. Nonostante Seokjin non fosse un tipo di tante parole o estroverso, Namjoon lo trattava da amico, quasi si conoscessero da una vita. Non gli importava quanto Seokjin costruisse un muro tra di loro, Namjoon toglieva sempre un mattone, e se non lo avesse fermato in tempo li avrebbe tolti tutti, facendo andare in pezzi il muro tra di loro.

Ma forse un po' lo comprendeva, perché come lui anche Namjoon cercava il supporto di qualcuno che lo capisse.
"Non smettere mai di scrivere, sei molto capace."
Namjoon si girò di scatto puntando gli occhi su di lui.
"E se te lo stai chiedendo si, mi sono piaciuti molto."
Seokjin non si voltò verso l'altro, non voleva si accorgesse del suo imbarazzo ma non poteva controllare il rossore sulle sue orecchie.
Namjoon gli sorrise con gli occhi luccicanti di gioia, desiderava la sua "approvazione".

Forse perché tra cuori feriti ci si capisce.



Spazio autrice
Ecco qui un nuovo capitolo!
La loro vita e i loro sentimenti iniziano a scontrarsi man mano che la loro relazione si stringe sempre più e sembrano apprezzare la compagnia l'uno dell'altro dopotutto 👀
Spero sia di vostro gradimento questo capitolo e ognuno di voi mi spinge ad andare avanti.
Il tempo che spendete per leggere questi insignificanti capitoli, per me è tantissimo.
Come è importante per me questa storia.
Spero di riuscire fino alla fine a trasmettervi tutte le emozioni che voglio e che ho dentro.
Vi voglio bene💓

Quel Giorno Di Settembre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora