Capitolo 8

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Taehyung pov

Luce.

I miei occhi si aprono lentamente e l'unica cosa che vedono è il bianco accecante della luce proveniente dalla finestra di camera mia.
Mia madre ha aperto le scure tende della mia camera, senza avvisarmi e la luce è penetrata, velocemente, nella mia stanza e nei miei occhi, ancora mezzi addormentati.

È lunedì, un maledettissimo lunedì e non ho più scuse, oggi devo tornare a scuola.
Sono indeciso su cosa indossare, non mi sono mai fatto troppi problemi sui miei abiti, ma oggi mi importa. So di essere bellissimo, ma voglio che Gook mi noti. Apro l'armadio alla ricerca di qualcosa che possa piacergli, vedo una camicia bianca, un gilet color panna con il bordo dello scollo blu a quadri. Li prendo e poi decido di abbinarli con un paio di pantaloni della stessa colorazione del gilet, con delle fantasie che ricordano delle pennellate colorate. Completo il look con delle scarpe marroni che abbino alla borsa.

Prima di vestirmi scendo in cucina e già dalle scale sento un dolce profumino di pancake. Mia madre sa che li adoro e probabilmente li ha fatti per farmi dimenticare la mia ultima settimana, come se del cibo potesse cancellare la mia malattia. Però comunque apprezzo il gesto, so che fa molto per me e le sono riconoscente.
Mi siedo a tavola e prendo il barattolo di sciroppo d'acero, ne svuoto in gran quantità sul mio piatto e inizio a mangiare con gusto i miei pancake. Finita la colazione, mi alzo, ripongo il piatto e la forchetta nella lavastoviglie e vado in bagno a lavarmi.

Finito di indossare l'outfit, vado in bagno per darmi un'ultima spruzzata di profumo e mettermi a posto i capelli. Mi soffermo sui miei riccioli e cerco di definirli con un po' di cera.

«Taehyung muoviti! O farai tardi!» sento mia madre urlare dal piano inferiore, le rispondo, prendo lo zaino al volo e corro giù dalle scale.

La macchina si ferma, davanti ad un gruppo di ragazzi che non ho mai visto in giro per la scuola.
Mia madre mi saluta ed io scendo dall'auto. Visi sempre diversi, a parte alcuni, popolano l'ingresso della scuola. Il solito casino dell'ingresso a scuola, soliti starnazzi, soliti rumori delle macchinette e poi lui, in tutto questa monotonia il suo sorriso, lo avevo notato appena avevo varcato la porta della scuola. Era davanti al suo armadietto, indossava un maglioncino a righe e una salopette di jeans e stava parlando con due nostri compagni di classe. Non mi aveva notato, anche perché, se lo avesse fatto, me ne sarei accorto, visto che lo stavo fissando da almeno cinque minuti.
Decido di avvicinarmi a lui, come ero solito fare, lo abbraccio da dietro e saluto tutti con un sorriso a 32 denti.

Prima ora: sento il suono della campanella e capisco che il mio momento di coccole con Koo è finito, perché dobbiamo andare in classe a seguire le lezioni. Entro in classe, seguito da Jungkook e i nostri compagni.
Il professore inizia a spiegare e Koo sembra seguirlo perfettamente e scrive ogni singola parola che il professore dice. Decido quindi di infastidirlo un po'... «Koo, lo sai che sei veramente bello oggi?» gli sussurrò all'orecchio e lui inizia a diventare rosso come un peperone, quindi continuo «Mi sei mancato questo fine settimana, ti ho pensato spesso, soprattutto sotto da doccia» quando finisco questa frase Jungkook spalanca gli occhi e si alza in piedi «Professore, la prego, posso andare in bagno?» questo è ciò che esce dalle sue labbra ed io scoppio a ridere, cercando di non farmi sentire dal prof.

Non vedo Jungkook tornare in classe per dieci minuti, allora decido di chiedere al professore di andare a controllare dove fosse, il professore mi fa cenno con la testa di andare ed io mi catapulto in bagno, preoccupato. Appena entrato in bagno non lo vedo ai lavandini e mi preoccupo «Jungkook dove sei?» inizio a bussare a tutte le porte e alla seconda porta sento un mugolio «Koo aprimi!» sento la serratura scattare ed entro subito dentro il bagno. Lo trovo chinato sul gabinetto e subito mi arriva alle narici una puzza di vomito. «Koo che ti succede? Non stavi male stamattina, o mi sbaglio?». Inizia a piangere, ma cosa gli succede? Lo abbraccio e inizio ad accarezzargli il capo. «Koo, dobbiamo tornare in classe, se no il professore si insospettirà. Vado in classe e gli dico che ti porto in infermeria, tu aspettami un attimo.» gli lascio un dolce bacio sulla nuca e corro in classe ad avvisare il prof che avrei portato Jungkook in infermeria perché non stava bene.

Siamo in infermeria, Koo è sdraiato sul letto dell'infermeria e l'infermiera lo sta controllando. E' pallido e le sue labbra sono violacee. Lo sto tenendo per mano, ha gli occhi chiusi e penso si sia appisolato. «Il suo compagno ha la febbre molto alta, consiglierei di portarlo in ospedale. Preferisce che chiami io un'ambulanza o vuole portarlo lei?» ma come in ospedale? Stringo più forte la sua mano, «No, chiami pure un'ambulanza, salirò con lui e nel mentre avviserò la madre, la ringrazio.» l'infermiera chiama un'ambulanza e nel mentre io scrivo alla mamma di Koo, che subito mi chiama preoccupata ed io cerco di calmarla. In effetti dev'essere scossa, suo figlio non ha spesso la febbre.

In ospedale. Lunghi corridoi bianchi che mi incutono terrore. Letti e medici, bianchi come le pareti che si muovono da una camera all'altra senza dirci nulla.
Koo è dentro ad una camera da almeno quindici minuti e non abbiamo notizie. Appena sua madre è arrivata, l'ho fatta sedere accanto a me e le ho preso le mani tra le mie, «Va tutto bene, te lo assicuro, Koo avrà solo una brutta influenza, ne sono certo.» e lei mi sorride.

Un medico è finalmente uscito dalla stanza e sta venendo verso di noi; «Cos'ha mio figlio?» il medico la guarda serio «Signora può stare tranquilla, suo figlio ha solo una brutta gastroenterite, nulla di grave.» tiro un sospiro di sollievo, «Possiamo vederlo?» il medico ci guarda e fa «Siete parenti?», prima che io potessi aprire bocca, la madre di Koo esordisce con un "Sì" secco ed entriamo insieme nella stanza.

Entro nella camera dell'ospedale, Kookie è nel primo letto a sinistra, di fianco a lui, a qualche metro di distanza, c'è un signore che penso possa avere una ottantina di anni, che gioca, tranquillo, al solitario sul tavolino del suo letto. Io e la madre di Jungkook lo salutiamo cordialmente e poi ci sediamo vicino al letto di Kookie.
Ha gli occhi chiusi e nel braccio sinistro gli hanno infilato una flebo, da cui parte un lungo tubicino che va a finire in una sacca trasparente, dentro alla quale scende un liquido che sembra acqua, ma so per certo che sia un medicinale. Quando ero finito in ospedale, ci vivevo con quei sacchettini.

È passata qualche ora e, nonostante voglia stare accanto a Kookie, ho necessità di andare al bagno, quindi esco dalla camera di Jungkook e cerco un bagno. Finito, mi lavo le mani e decido di andare nel bar dell'ospedale a prendere qualcosa da mangiare e bere, per me e per la madre di Koo.

È sera, oramai, e Koo non vuole saperne di svegliarsi, i medici dicono che è normale, ma a me mancano i suoi occhi e ciò mi agita; visto che non posso prendere le mie medicine, perché io sono in ospedale e loro sono a casa, lo stress non aiuta.

Sono stanco, probabilmente a breve mi addormenterò, Koo non si è ancora svegliato, vorrei tanto sapesse cosa frulla nella mia testa.

Qualcuno mi sta accarezzando i capelli, quel tocco inconfondibile, alzo la testa di scatto e lo guardo, il mio coniglietto è tornato! È ancora un po' pallido, ma i suoi occhioni da bambino sono tornati! «Koo ti senti meglio?» dico piano per non svegliare la madre, che si era appisolata, poco distante dal letto. Lui mi sorride e annuisce. Quanto mi era mancato vederlo sorridere. Decido di togliermi le scarpe e salire, piano, sul letto accanto a lui. Mi accoccolo tra le sue braccia e inizio a fargli i grattini sul braccio in cui non ha la flebo. Controllo che nessuno ci stia guardando, poi mi avvicino a lui e gli lascio un dolce bacio a fior di labbra. Lui rimane un po' stupito ma poi mi sorride. «Koo, ho sonno, posso dormire tra le tue braccia?» lui mi sorride, annuisce ed io mi addormento.

Sei sempre stato tu || vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora