Capitolo 9

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ADV: violenza fisica e verbale ; autolesionismo

Taehyung pov

Sole, maledetto sole che mi catapulta ogni, singola, volta sulla terra e lontano dai miei sogni.

Nei miei sogni ero tra le braccia di Koo e lui mi stava, dolcemente, accarezzando il capo, eravamo a casa sua, sul suo divano che guardavamo, per la centesima volta il suo film preferito, Iron Man.

Spalanco gli occhi, non sono sul divano di Koo, infatti non sono molto comodo, ho una sbarra sulla schiena, ah giusto! Sono in ospedale da lui, perché ieri si è sentito male e l'hanno fatto restare qui una notte per accertamenti... il mio piccolo coniglietto. Lo guardo, ho la testa appoggiata al suo petto e una gamba incastrata tra le sue. Ha dei capelli che gli coprono gli occhi, come quando era alle medie e teneva la frangetta per non mostrare i suoi occhioni a tutto il mondo. Beh, menomale, almeno potevo perdermici solo io.

Prendo il telefono che avevo lasciato sul comodino posto al lato del letto e noto che sono già le sette e se voglio passare di casa, prima di andare a scuola, devo, decisamente, muovermi. Lascio un dolce bacio a Jungkook sul suo nasino e scendo lentamente dal letto. Prendo i miei vestiti e li butto, velocemente, nel mio zaino. Silenziosamente esco dalla camera e poi corro fuori dall'ospedale. Da qui non passano neanche autobus, quindi devo correre a casa, non ho altra scelta. Metto in spalla lo zainetto e inizio a correre verso casa, arrivato sono morto, non ero più abituato a correre così tanto.

Dopo essermi fatto una doccia, metto l'uniforme e mi reco a scuola. La prima ora passa, relativamente, veloce. La seconda inizia a pesarmi e la passo a guardare l'orologio. Finalmente suona la campanella e posso alzarmi e andare in bagno.

Arrivo in bagno, che bello, vuoto, come sempre. Entro nella seconda porta e appena vado per slacciarmi la cintura sento un colpo alla porta. "Kim! Apri la porta! Non lo ripeterò una seconda volta!" è la voce di Travor, non potrei essere più sicuro. So che è lui. Non so cosa fare, sono pietrificato. Sento che qualcuno tira un pugno alla porta, ma non si apre, subito dopo un calcio, questa volta si apre. Incontro gli occhi di Travor, vedo solo ira, sono lucidi, come gli occhi di un cacciatore quando guarda il cerbiatto che ha appena ucciso. Con lui ci sono altri due ragazzi, non penso di conoscerli non sono miei compagni di classe.

Sono immobile, non riesco a fare nulla, probabilmente non sto neanche respirando.

I due ragazzi vengono verso di me e mi spingono contro il gabinetto, tirano giù la tavoletta e mi spingono contro di essa. Il mio petto era schiacciato contro la tavoletta e mi avevano intrappolato le mani dietro la schiena. Sento delle mani scorrere sui miei fianchi "Oggi non ridi principessa? Oggi non mi baci, come alla festa? Frocio! Mi fai proprio schifo!" mi sputa addosso. "Ora ti faccio vedere io cosa succede ai froci come te!" mi slaccia la cintura ed io cerco di allontanarlo da me, ma ogni volta che mi muovo i due ragazzi fanno più pressione sulla mia schiena e le mie costole si schiacciano sempre di più contro la tazza. Mi viene da vomitare e non riesco a respirare.

Travor mi slaccia i pantaloni e li tira giù insieme alle mutande, inizia a segarsi sul mio culo e senza un minimo preavviso, mi penetra con violenza. Fa malissimo, non riesco a respirare ed è come se ad ogni spinta mi lacerasse la pelle. Sto piangendo, non me ne ero neanche accorto, Travor sta continuando a spingere violentemente dentro di me. Inizio a vedere tutto nero non riesco ad aprire gli occhi e ho la mente offuscata.

Apro gli occhi, mi fa male tutto, non so dove sono, sbatto le palpebre e realizzo che sono in bagno, sono sdraiato per terra e i miei pantaloni e le mie mutande sono alle ginocchia.

Ricordo tutto. Metto una mano sul gabinetto e una sul muro e cerco di alzarmi, quando ci riesco mi tiro su le mutande e i pantaloni e cerco di sistemare la divisa.

Faccio fatica a reggermi in piedi e quindi cerco un appoggio in qualsiasi cosa incontri. Uscito dal bagno mi guardo allo specchio, ho le guance rigate dalle lacrime e un livido sulla guancia, probabilmente mi hanno sbattuto il viso contro il gabinetto, mentre ero incosciente. Mi sciacquo il viso e vado in classe; non c'è nessuno, il mio zaino è rimasto al mio banco, lo prendo e decido di andare a prendere l'autobus per tornare a casa.

Il viaggio in autobus non è mai stato così lungo e doloroso. Mi sento svenire e non c'è neanche un sedile libero, quindi ho deciso di appoggiarmi ad un palo, in fondo al bus. In torno a me tutto gira, sento le voci tutte ovattate e non vedo molto bene perché sto ancora piangendo. Finalmente, arriva la mia fermata. Non ci posso credere, solo più 600 metri e sarò finalmente a casa. Lentamente, percorro quella strada che conosco a memoria ed arrivo al portone di casa mia. Mi sembra una visione.

Metto la chiave nella toppa e mi accorgo che mia madre non è in casa. Giro la chiave quattro volte ed entro nell'ingresso. Persino le scale di casa mia mi risultano più ripide del solito. Trascino i miei piedi su per le scale, la porta della mia camera è aperta e da qui posso vedere bene il cassetto del comodino. Mi ero ripromesso che non l'avrei mai più riaperto e che non avrei più preso in mano quella, dannatissima, lametta. Invece adesso sono qui, inginocchiato davanti a quel, dannatissimo, cassetto, con la lametta impugnata nella mia mano sinistra che preme con forza sul mio braccio destro. E' passato un anno dall'ultima volta, eppure continuo a non sentire il dolore, come se non avessi mai smesso. Traccio cinque, profondi, tagli sul mio braccio e poi vado in bagno a pulire la lametta e bendarmi il braccio. In fondo io meritavo di soffrire ma non di morire.

Tornato in camera, prendo in mano il telefono, ci sono due chiamate perse di Koo, non ho neanche il tempo di richiamarlo che sento il campanello suonare. Scendo il più veloce che posso dalle scale e apro il portone. Jungkook è davanti a me. "Cosa ci fai qui? Ti hanno dimesso?", la mia voce è debole, i suoi occhioni mi squadrano da testa a piedi, speravo tanto non mi chiedesse nulla e invece: "Cosa succede Tigrotto?" i suoi occhi finiscono sulla mia benda, cavolo! Mi ero dimenticato di coprirla con la camicia. Mi trascina dentro casa, "Kim Taehyung! Cosa vuol dire questa?" mentre lo dice, prende il mio braccio tra le mani e mi guarda fisso negli occhi, "E questo livido sulla faccia? Kim Taehyung! Chi ti ha fatto del male?". Non riesco a parlare, crollo a terra e scoppio a piangere. Non penso riuscirò a tenere Jungkook all'oscuro di tutto ciò che mi è successo. Non ho la forza di respingerlo.

Sei sempre stato tu || vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora