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[Pov Levi]
È arrivato il giorno del funerale. Eren si sta ancora preparando mentre io sono già pronto. Sarà difficile. Tanto difficile. Ma sarà l'ultima volta che potremmo vederla.
L: Eren, tutto ok?
E: S-sì
L: Stai mentendo
E: Cosa?
L: Li sento i singhiozzi.
E: Oh...
Uscì. Aveva un'espressione affranta. Si vedeva chiaramente che ci stava male.
L: Sei sicuro?
E: Sì... Vedi, non ho potuto vederla quindi... Questa è la mia unica occasione per salutarla.
L: Capisco. Dai forza, andiamo.
Gli diedi un bacio a stampo e ci diriggemmo verso l'uscita.
Il traffico quel giorno era pazzesco. Avevamo deciso di uscire prima di casa proprio per questo.
L: Non me lo sarei mai aspettato tutto questo traffico.
E: Nemmeno io. Oh ecco li, la chiesa...
L: Si...
Scendemmo dalla macchina. Erano presenti tutti i conoscenti di Hange. Dai genitori, ai colleghi di lavoro, alle sue amiche. Tutti piangevano ovviamente. Noi gli unici a cercare di sorridere.
Salutammo tutti e demmo le condoglianze.
La madre si avvicina a noi piangendo, abbracciata dal marito, nel tentativo di consolarla.
Sapeva quanto per me era importante Hange e cosa aveva fatto per me.
La madre: S-sì tr-o-va I-in quella sta-anza.
La ringraziai e mi diressi verso la stanza indicata, seguito da Eren.
La pelle bianca, gli occhi chiusi... Il sorriso.
Eren dietro di me ha cominciato a piangere.
E: Ha-Hange...
L: Eren...
E: N-no sc-usa non ce la fa-accio
Si allontana, raggiunto poco dopo dalla madre della donna che lo stringe a sé, addolorata nel vederlo così.
Io ero rimasto lì a guardare un'ultima volta quel suo viso meraviglioso. Mi avvicinai. Le poggiai una mano sulla guancia. La pelle era fredda. Le accarezzai il volto e sembrava che il tempo di fosse fermato. Non c'era più nessuno nella chiesa, solo io e lei.
L: Perché tu e non io?...
Mi avvicino di più e le dò un bacio sulla fronte, sulla quale caddero delle goccioline calde. Stavo piangendo. Non ce l'avrei fatta ad assistere a tutto il funerale. Faceva troppo male.
Eren invece è voluto rimanere per dare alla ragazza il giusto addio. La madre di Hange si era proposta di riportarlo a casa così io ritornai a chiudermi tra quelle quattro mura.
Per distrarmi presi un libro. Mentre cercavo la pagina a cui ero arrivato sento cadere qualcosa ai miei piedi. Una lettera. Che fosse... No, impossibile.
La apro... Effettivamente era di Hange.
"Hey Levi
Non so in che occasione tu abbia trovato questa lettera, ma l'ho nascosta bene. So che per non farti stare male ti metti a leggere e che questo è il tuo libro preferito che in passato leggevi sempre. Ho pensato che non lo avresti letto se non per un'occasione davvero triste. Probabilmente io non ci sono già più.
Mi dispiace. Non ci sono parole per dire quanto io ti abbia voluto bene Levi. Sei stato l'unico che nel periodo in cui stavo male mi è stato accanto. Mi hai aiutato a superare tutto. Ho superato tutto perché avevo te al mio fianco. A me bastava questo. Bastavi tu. La tua presenza. Il tuo calore. I tuoi abbracci. Mi mancherà tutto questo. Poi è arrivata quella peste di Eren ahahaha. Un'altra ragione in più per continuare a vivere. Sai ho cercato di lottare. Con tutta me stessa. Non era la paura di morire a non farmi dormire la notte. Avevo paura di lasciarvi soli. Non volevo. Alla fine ha vinto la malattia. Passavo più tempo possibile con entrambi per avere più ricordi possibili da portare nel mio cuore. Mi mancherete tanto. Sono le 3:00 di notte mentre scrivo la lettera. Un'altra notte in bianco passata a piangere. Tuttavia io voglio che sorridiate. Perfavore... È... La cosa che mi farebbe più felice....
Non è un addio questo. È un "Arrivederci".
Ci vediamo, Levi...
La tua peste.
Hange"
Mi lasciai scivolare lungo la porta, singhiozzando. Delle gocce caddero sulla lettera. Non me lo aspettavo...
Posai la lettere a terra e portai le mani sugli occhi. Urlai. Un urlo di dolore. Non ce la facevo più a tenere tutto dentro. Quello era stato l'ago che ha fatto scoppiare il palloncino.
Riaffiorarono a me un sacco di ricordi...
Come dimenticare il giorno che le ho salvato la vita. Era caduta in depressione e stava per... Suicidarsi, assumendo delle pillole. Arrivai in tempo e la abbracciai forte, mentre lei si sfogava con me. Fu lungo il percorso della riabilitazione ma le sono sempre stato accanto. Come potevo non farlo, lei mi ha salvato la vita.
Due persone diverse ma uguali. Come il vetro e la sabbia.
Eravamo un'unica persona. Eravamo complici. Come fratelli. Lei... Lei era tutto per me...
Ora però... Non era più con me...

Restami vicino|| ERERIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora