•𝙸𝙽𝙲𝚄𝙱𝙸 𝙴 𝙳𝙸𝙵𝙵𝙸𝙲𝙾𝙻𝚃À•

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Il piccolo mi guarda leggermente spaesato

-"anche io ho degli incubi alcune notti...vuol dire che anche io sono nella tua stessa situazione?"
Mi metto a ridere di gusto per la sua preoccupazione infondata, comprensibile visto che è piccolo...dopo qualche minuto mi calmo

-"piccolo sei nato all'inferno sei un demone a tutti gli effetti...questa cosa è impossibile"
-"ma tu cosa sognavi?"

-" non ricordo con esattezza cosa sognassi, sono stati traumi per me quindi parte del mio inconscio li ha rimossi. Gli unici ricordi che mi sono rimasti, era quest'ombra alta, oscura, dava sensazioni negative tali da sentirle su me stessa, l'incubo finiva sempre con il rumore delle catene che si legavano ai miei polsi e a mio collo, cercavo di divincolarmi quando poco prima di svegliarmi, vedevo questi due occhi profondi rossi, grandi quanto il mio viso...quando mi svegliavo ero puro terrore, ansia...a volte mi portavo per intere giornate una scia di odio verso tutti e di ostilità anche verso la mia stessa famiglia. Davo tutta la colpa al mio non dormire bene e mia madre era molto preoccupata. Mio padre che si chiamava Dean, non era sempre presente poiché era un pilota aereo dell'esercito ed era per molto tempo fuori casa a combattere in guerra, nonostante l'abbia vissuto poco, quei pochi ricordi che ho della mia vita con lui sono i più felici di tutti. Mia madre parlò con mia nonna, l'unica cosa che sapevo è che da anni la loro famiglia oltre a lavorare nell'ambito della tessitura praticava sedute spiritiche...a me è sempre stato vietato di entrare a casa di mia nonna per questo, veniva sempre lei. All'età di sei anni circa, una suora venne a casa da noi, non mi chiesi il perché ma ricordo solo che quando si avvicinò a me mi guardò con preoccupazione e forse anche paura...non capivo nulla ero piccola. Parlò a bassa voce con mia madre e mia nonna nella stanza accanto, la mia curiosità di bambina che faceva parte di me avrebbe voluto origliare ma non lo feci. Quella sera la suora, mia madre e mia nonna mentre mi addormentavo, recitarono tante preghiere, alcune non le conoscevo. Quella notte e da quella notte per molti anni, gli incubi sparirono. Non so fino a quando andarono avanti, come fosse possibile e cosa avessero fatto, ma la mia gratitudine per la suora era immensa. Dai sette ai quattordici anni la mia vita sociale fu un mezzo inferno, ero una bambina molto energica spesso avevo sbalzi d'umore che nemmeno i miei genitori si spiegavano, per questo io venivo sempre isolata da tutti ma non venivo presa in giro...questo perché quei bambini e quei ragazzi avevano paura di me. A volte quando provavo a salutare o conversare con qualcuno, si allontanavano a passo veloce. Da bambina e ragazzina ho sofferto per un periodo a causa di ciò, se superai questo è perché nell'estate del mio anno di prima media mio padre ritornò in patria per via di una ferita alla gamba, nulla di grave, ma per la convalescenza è rimasto a casa per un annetto. Mia mamma lavorava giorno e notte ma riusciva a prendersi cura di me, mio padre mi prendeva sempre in braccio facendomi volare mimando le manovre che compiva lui nel cielo, mi rendeva sempre felice. Un pomeriggio dopo che tornai da scuola piangendo per l'isolamento dei miei compagni, si sedette con me sul letto, mi guardò senza dire nulla e mi toccò il nasino"

-"così come hai fatto tu prima con me?"
-"esattamente piccolo...mi parlò di come io fossi speciale anche se a volte il mio umore cambiava totalmente faceva parte di me, dovevo solo imparare ad amarlo e a controllarlo. Lui di controllo ne sapeva molto, passò in poco tempo da soldato semplice a tenente...ero fiera di mio papà. Da quel giorno, riuscì a essere empatica con le persone, ma solo quelle che a loro volta mi donavano almeno un qualcosa"
-"ma il fatto che cambiavi umore era dovuto al demone?"

-"non potevo saperlo in quel momento, ma si, hai colto il concetto. Erano dovuti alla sua presenza, lui è l'essenza stessa della rabbia,  del risentimento...la sua voglia di vendetta e di sfida verso tutti fa parte di lui, deve sottomettere gli altri mostrandosi forte. In realtà ad oggi questi lati fanno parte di ciò che sono, così come quel giorno mi disse mio padre, oggi io ho imparato ad amare queste parti di me che prima non mi spiegavo e non sopportavo. Le cose iniziarono a peggiorare, anche se in modo così lento che nessuno me compresa se ne rese conto, dopo un episodio che segnò la mia vita per sempre. Un giorno nel cortile della scuola entrò un gattino, io ci tengo molto agli animali e non sopporto la violenza su di essi... Una ragazzina che veniva in classe con me, una di quelle che si credono chissà chi bacchettando i più deboli, si avvicinò al gatto e dopo aver capito che non era di razza, incominciò a spaventarlo sbattendo i piedi per terra, il gatto era disorientato dal rumore, mi avvicinai per dirle di smetterla visto che quel povero animale non le aveva fatto nulla di male, lei mi guardò si mise a ridere e continuò come se io non esistessi...mi sentii impotente...e quel sentimento che Kilgarra non concepiva gli diede una piccola via di fuga momentanea dallo stato di trans che da anni lo intrappolava. Quando la ragazza prese il gatto per la coda e lo lanciò in aria con un fare soddisfatto, senza che io potessi fermare i miei stessi istinti e pensieri, la presi per il polso e la scaraventai a terra, si mise a piangere per il dolore e quando la professoressa arrivò mi portò via. Arrivò mio padre che parlò con il preside mentre io lo aspettavo fuori, intanto  non concepivo il come e perché avessi reagito così, avevo avuto un momento di vuoto profondo nella mia  mente, nel mentre guardavo con gli occhi sgranati la mano con cui la scaraventai a terra...una ragazzina della mia età di certo non poteva avere tutta quella potenza...avevo paura di me stessa e mi sentivo un mostro, per qualche secondo mi era sembrato anche di sentire una voce che si faceva flebile e lontana dirmi " ti sei divertita a sentire le sue urla di dolore?" e poi dalla porta che si aprì uscì mio padre"

-"quindi Kilgarra ti ha parlato"
-"diciamo che si era manifestato, anche se io non ero neanche sicura di averla sentita questa voce, ero sotto sciock tutto poteva non essere come sembrava"
-" tuo padre si arrabbiò con te?"

-" è ciò a cui mi preparavo, ad una sgridata e magari qualche schiaffetto per farmi capire la lezione...in realtà mi prese in braccio con delicatezza, ma avvertivo che in lui c'era qualcosa che lo turbava, nonostante questo continuava a sorridermi. Dopo che uscimmo dalla scuola, si fermò in un parco, simile a quello dove siamo adesso e mi mise sopra le sue ginocchia, mi fece un breve discorso sul come usare e non usare la forza e cose simili. Una cosa che mi ricordo è che io ascoltandolo, sapevo che aveva ragione e che avevo sbagliato, ma allo stesso tempo avvertivo molta rabbia, come se la sua incomprensione del mio gesto mi ferisse.
Dopo di che ricordo che si mise a ridere e vedendo che io non capivo il perché della sua rauca risata, mi disse che comunque ho dato una bella lezione a quella ragazza facendo giustizia al gattino...ancora rido se ci ripenso"

𝙩𝙝𝙞𝙨 𝙞𝙨 𝙤𝙪𝙧 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙮 °ᴴᵃᶻᵇⁱⁿ ʰᵒᵗᵉˡ°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora