•𝚃𝚄𝚃𝚃𝙾 𝙸𝙻 𝙽𝙾𝚂𝚃𝚁𝙾 𝙿𝙾𝚃𝙴𝙽𝚉𝙸𝙰𝙻𝙴•

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Tornati seri Gilead ritorna ad essere curioso e a pormi tante domande tutte assieme...non riuscivo a seguirlo più, così lo blocco e ricomincio a raccontare per soddisfare la sua curiosità bambinesca

-"visto che vuoi sapere come ho sviluppato i miei poteri sappi che non ho iniziato subito da quelli, credimi anche io avrei voluto saltellavo di gioia all'idea, fino a quando Alastor infranse la mia felicità dicendo che per i primi tempi avrei dovuto allenare prima il mio corpo e poi la mia mente. Adesso capisco che il suo ragionamento è fondato ma prima no, insomma seriamente? Diciamo che per me non era una cosa nuova, con un padre soldato l'allenamento per me non è mai mancato, in effetti un po'di fisico mi era rimasto, ma dovevo riprendermi. Dato che Angel a causa della mia spinta, ti confesso che ho goduto tanto però, ha potuto notare che la forza e i riflessi li avessi, doveva farmi lavorare sulla resistenza...  cosa che io non sapevo cosa fosse. Davo sempre tutto subito e in poco tempo mi stancavo, lui agile e capace di salti molto lunghi nella corsa era sempre mentri e metri avanti a me, ed io sempre dietro di lui ansimante e mezza sfinita, trasudante di sudore e anche dolore... perché i dolori alle gambe quelli me li ricordo ancora, nel mentre Kilgarra si metteva a ridere stando a guardare attraverso i miei occhi, non solo non aiutava ma infieriva per rincarare la dose. Ma non finiva qui, perché per quanto stupido possa essere è davvero bacchettone, ti giuro che lo odiavo quando facevo le flessioni e lui si sedeva sulla mia schiena mente accarezzava il suo porcellino, non c'è bisogno che io mi esprima oltre. Non so quanto tempo passò per vedere i primi risultati fisici, riuscivo a mantenere un'ottima resistenza nonostante la mia agilità, nel saltare si perde molta energia ma se hai Angel come coach fidati che sarà una passeggiata. Nel mentre Alastor assisteva ad alcuni allenamenti per vedere i miei progressi, si limitava ad osservare e la sera mi preparava la Jambalaya... tutte le sere però cazzo se era buona. Mi puliva le ferite dovute alle cadute e mi dava alcuni consigli. Un giorno alla fine del mio allenamento per il corpo a corpo, e lì io e Angel vincevano a volte alterne, Alastor entrò in stanza applaudendomi dopo aver bloccato a terra Angel, mi disse che potevamo iniziare anche ad allenare la mente, sentivo dentro di me che Kilgarra era pronto...la domanda che mi ponevo era se lo fossi io"

-" mi portò in una stanza ampia molto scura, simile a tutte le altre e nel girarmi vedo un qualcosa di nero e indistinto attaccarmi, d'istinto lo blocco con il braccio destro indietreggiando. Era una proiezione della sua ombra,  un prova per testare i miei riflessi.
Mi fece un discorso sul benessere mentale e che il grande potere che possedevo non doveva spaventarmi e che come lui dovevo sfoggiato e direzionarlo nel modo giusto, non dirlo a nessuno ma si stava vantando in quel momento"

-"tranquilla rimane un nostro segreto"
-"il problema era che io e Kilgarra non andavamo d'accordo, quindi decise che il metodo più sbrigativo fosse quello di sbloccarmi attraverso l'istinto di sopravvivenza. Inutile dire che fu un fallimento totale, non solo perché l'umiliazione di essere battuta tre volte in un pomeriggio con estrema facilità dal demone della radio era immensa, ma perché io e Kilgarra nel mezzo della lotta litigavamo. Già, internamente nei nostri pensieri ognuno voleva fare per conto proprio, prima prendeva lui il controllo e opponendomi ritornavo a prenderlo io, una volta caddi senza che Alastor movesse un dito. Inutile dire che Alastor si fece belle risate. Sentivo tutto il nervosismo di Kilgarra verso di me come lui sentiva il mio. Fu Alastor a calmarci, ci spiegò che fino a quando noi due ci consideravamo due esseri distinti e non una sola, non saremmo mai riusciti pa sbloccare le mie potenzialità...e aveva ragione ognuno voleva comandare e fare a modo proprio senza consultarsi con l'altro, anche Kilgarra stava riflettendo, anche se non ammise che il demone avesse ragione sapevo che lo pensava. La giornata era finita e decisi di parlare con lui quella sera, però faccia a faccia e non sapendo come fare, mi limitai a chiudere gli occhi e stendermi sul letto chiamandolo con i miei pensieri, riaprendo gli occhi ero nel posto del nostro primo e fino a quel momento unico incontro, questa volta non c'era una stanza ma delle rovine di abitazioni sparse ovunque...come terreno di guerra, come un piccolo posto sperduto nel nulla e lui ha vissuto qui per tanti anni. Sento una folata di vento che per poco non mi spazzò via, riuscì a vederlo atterrare davanti a me...era bellissimo, alla poca luce che dall'orizzonte si ergeva, le piume sulle ali offrivano dei riflessi magnifici in contrasto con il rosso degli occhi e delle ultime piume delle ali. Atterrò con delicatezza, nonostante sia una creatura nata nella negatività in un modo composto solo da caos, lui nei movimenti esprimeva magnificenza e meraviglia e pensare che solo io potevo vederlo. Quando si accorse di me si abbassò per poggiarmi il muso sulla testa, capendo che era il suo modo di salutare, io ricambiai toccandogli la mascella. Lo guardai... la tensione che ci portavano da prima la percepivamo...decisi di scusarmi per prima e che io dovevo comprendere di più la sua situazione, lui mi disse che avevo ragione ma che lui aveva difficoltà a legarsi e a fidarsi e non voleva essere comandato, esattamente come me. Parlammo per tanto tempo sai? Del più e del meno.
Lui mi raccontò degli annedoti che sentiva quando era rinchiuso nell'arco e di quando da piccola durante un mio incubo avesse tanto voluto farmi del male, e avrebbe potuto...io non ricordo questo sogno probabilmente ero davvero troppo piccola, lui mi disse che si fermò, perché quando avvicinò il suo muso a me io allungai la mano toccandoglielo... Lo guardai Probabilmente anche lui ha un lato buono, solo che nessuno gli ha mai permesso di farlo uscire facendogli credere solo che lui fosse  il male assoluto...in quel momento io non vedevo lui come un demone e lui non vedeva me come un'insulsa umana, io non lo sentivo come un peso e lui non mi sentiva come delle catene che gli impediscono di muoversi...lo percepivo come una creatura alla quale, specie in questi momenti, potevi affidarti se ne avessi avuto bisogno. Certo c'era tanto lavoro da svolgere per ridefinire e dare forma stessa al rapporto. Adesso lo vedo come un punto di riferimento, la mia casa dove rifugiarmi, a volte , mi protegge anche se lui non lo ammette"

-" vi stavate affezionando"
-" ci stavamo esplorando a vicenda per il momento, però dovevo fargli capire che di me poteva fidarsi così inventai una sottospecie di prova, adesso ti racconto com'è andata e tu provi ad indovinare cosa è successo va bene?"
-"d'accordo, ma non sono sicuro che indovino"

Sentivo in lontananza delle urla che lui preso dal dialogo non ha sentito, ma io sì e bene anche. Volevo distrarlo e non fargli pesare il tutto

𝙩𝙝𝙞𝙨 𝙞𝙨 𝙤𝙪𝙧 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙮 °ᴴᵃᶻᵇⁱⁿ ʰᵒᵗᵉˡ°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora