4 - Rebirthing

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Nei giorni precedenti, Aurora non aveva fatto altro che pensare a quell'incontro che l'aveva completamente destabilizzata. Non riusciva a non pensarci, mentre faceva il bucato, svuotava gli ultimi scatoloni, anche durante una lunga passeggiata alla scoperta della città. Gli unici momenti in cui aveva la mente libera era mentre era al telefono con la sua famiglia, specialmente suo padre. Era impossibile poter mettere a parole quanto gli mancasse e, soprattutto, quanto la paura che succedesse qualcosa di brutto era come un peso nel cuore che non riusciva a togliersi in nessun modo. A volte le veniva il pensiero che forse era stata una cosa stupida lasciare tutto così egoisticamente, nonostante le rassicurazioni di suo padre: in fondo, andare a Boston, fino a quel momento, non aveva fatto altro che farle tornare brutti ricordi che aveva ben superato quando era accanto alla sua famiglia. Ne parlava sempre con lui, gli raccontava sempre i suoi dubbi su questa sua nuova avventura, ma il potere persuasivo  entrava di nuovo in gioco per mandare via tutti quei pensieri.

E infatti, Aurora, si trovava in federazione. Aveva il suo solito sorriso sul volto, nascondendo le sue preoccupazioni alle persone che la circondavano e quella mattina si era svegliata con tutte le intenzioni di vivere serenamente quel lavoro. Il passato era il passato ed era stata una stupida a pensare che potesse tornare tutto come era al liceo solamente per un brutto incontro. Aveva deciso di focalizzarsi sulle energie positive, facendosi nuovi amici con cui poter prendere da bere dopo una serata di lavoro e iniziare la sua nuova vita.

Non appena attraversò le porte d'ingresso fu travolta di nuovo dal brusio delle persone che correvano da una parte all'altra per assicurarsi che tutto fosse pronto per lo show, qualcuno la sfiorò per la fretta, perché nuovamente si era incantata ad osservare quel mondo che fino a qualche tempo prima, sembrava di vedere solo in televisione.

«È un vizio bloccarsi qua in mezzo?» I suoi pensieri vennero interrotti da una voce che aveva già conosciuto; si girò con un piccolo sorriso stampato sul volto per l'imbarazzo solamente per vedere il suo primo incontro nella federazione, Kyle, dietro di lei.

«Hai ragione!» Aurora si fece scappare una piccola risata nervosa. «Sono solo ancora scioccata che tutto questo sia reale, insomma, pensavo che queste cose esistessero solamente in televisione, invece... Insomma, hai capito» non appena vide la bocca dell'uomo davanti a sé piegarsi in una sorriso divertito capì di stare parlando troppo. Ma non c'era nulla da fare, diventava completamente logorroica in certe occasioni.

«Allora... Com'è andato il primo giorno?» Kyle la guardava dall'alto con le mani nelle tasche della giacca e provò a conoscerla meglio. Sin dal loro primo incontro ripensava a lei, i suoi occhi verdi gli erano entrati dentro e non poteva negare che avrebbe voluto approfondire la conoscenza tra loro.

«È andato... Alla grande!» Odiava il fatto che non appena qualcuno le facesse quella domanda, istintivamente lei avrebbe risposto che sarebbe potuto andare meglio, perché non era vero. Era andato benissimo e ancora una volta lei si stava facendo influenzare. «Mi avevi avvertito su Janine! Ma ciò nonostante, amo qui. Davvero, tutti sono molto gentili e simpatici.»

«Sono felice di sapere che non scapperai a gambe levate, allora!» L'uomo la guardò intensamente negli occhi, non riusciva propriamente a spiegarsi il motivo del perchè fosse attratto così tanto dal verde che le illuminavano il volto pallido, ma erano come un magnete da cui non riusciva a sfuggire.

«Non è ancora nei miei piani!» alzò le mani mentre ricambiava lo sguardo, sempre con il sorriso stampato sul volto. Aveva pianto così tanto in passato che ridere, in quei momenti così semplici, era diventata la cosa più facile del mondo. «Ma siamo solamente al secondo giorno, quindi meglio non dire niente di avventato.» Successivamente, rimasero per qualche secondo in silenzio. Forse Kyle stava pensando a cosa poter risponderle, o forse le parole le aveva già perse e rimanere lì immobile era la cosa migliore per lui, come se volesse stamparsi quei momenti nella mente, per non perdersi nessun dettaglio. Però, a salvare quel silenzio imbarazzante per entrambi, arrivò una persona che entrambi conoscevano fin troppo bene.

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