Era un giorno di pioggia.
Lei si svegliò da un sonno che le sembrava durato poco più di mezz'ora, ma che in realtà si era prolungato per sette lunghe ore. La sveglia suonava imperterrita sul comodino e la ragazza, con un gesto deciso della mano, la spense, emettendo mugolii incomprensibili con la bocca: la scuola stamattina non le andava proprio, ma doveva andarci; si sedette sul materasso coperto da un lenzuolo bianco e da una coperta nera, mentre con fatica lasciava andare il cuscino, stringendolo a sé come se in questo modo qualcosa sarebbe cambiato, ma non funzionava proprio così la realtà.
Si alzò abbandonando l'amato cuscino e le coperte per dirigersi in bagno.
Prese un asciugamano e accese il getto d'acqua.
Mentre si toglieva il pigiama non poté non notare i segni del cuscino sulla guancia e sbadigliò nuovamente mentre tutto le diceva di tornare a dormire, ma non poteva; dopo un ultimo sguardo allo specchio entrò in doccia, dove un po' di vapore acqueo condensato colorava la cabina di un colore tendente tra il bianco e il grigio chiaro; entrò e il getto d'acqua le cadde addosso, sentì come se il sangue le si sciogliesse nelle vene, sensazione che la faceva sentire sempre bene.
Si lavò anche i capelli ed uscì dalla cabina doccia mettendosi l'accappatoio e usò l'asciugamano preso prima per asciugare i capelli, in modo da non farli gocciolare, ma da renderli solo leggermente umidi.
Uscì dal bagno e aprì l'armadio per scegliere cosa mettersi: prese un maglione bianco e un paio di pantaloni leggermente larghi neri. Si vestì e si infilò i calzini ai piedi per poi tornare in bagno ad asciugare la massa [c/c] che si ritrovava in testa.
Una volta finito, decise di truccarsi (se "truccarsi" era il termine adatto per definire quel filo di mascara che si era messa, come se si fosse applicata per farlo) e si mise un paio di scarpe nere.
Percorse il corridoio provando ad arrivare alla cucina il prima possibile, perché i suoi amici sarebbero arrivati a breve per fare il tragitto da casa della ragazza a scuola insieme.
Ebbe giusto il tempo di farsi un toast su cui spalmò velocemente del burro d'arachidi e lo mangiò mentre preparava i libri che le sarebbero serviti quel giorno.
Quando chiuse lo zaino tornò in bagno per lavarsi i denti e, proprio quando sputò il dentifricio nel lavello, il telefono squillò.
<<Pronto?>> disse la ragazza.
<<Siamo fuori casa tua, ti aspettiamo.>> Replicò una voce maschile abbastanza roca al telefono.
<<Sì, Tetsu, scendo tra un secondo.>> Rispose lei per poi attaccare in faccia all'amico (povero ragazzo, aggiungerei).
Prese le chiavi e si mise lo zaino in spalla, per poi scendere le scale del condominio.
Quando uscì fuori al cancello vide i due ragazzi che l'aspettavano e lei corse verso di loro; il primo (quello che l'ha chiamata a telefono) si chiamava Kuroo Tetsurō ed era un ragazzo che all'apparenza avrebbe potuto far paura: era alto quasi 1.90 e dal corpo si vedeva che si allenava duramente, senza però essere troppo gonfiato; aveva i capelli neri che portava in una strana acconciatura difficile da descrivere, ma gli stava talmente bene ed era così normale vedergliela "indossare" che senza quella non sarebbe stato più lui.
Il secondo, invece, era un ragazzo abbastanza esile, ma anche lui alto; al liceo si aggirava intorno al metro e settanta, ma ora aveva quasi raggiunto l'altezza di Tetsurō. si chiamava Kozume Kenma, ma entrambi i suoi amici più stretti, durante il liceo, avevano preso l'abitudine di chiamarlo "budino", nomignolo che poteva sembrare offensivo, ma che a lui non dispiaceva; perché "budino"? Beh, per colpa della sua capigliatura. Alle superiori decise di tingersi i capelli di biondo, ma poi, la ricrescita castana iniziò ad uscire allo scoperto, facendolo somigliare ad un budino.
Kenma non era un ragazzo che dava molto nell'occhio, timido com'era, a differenza di Tetsurō, che sapeva farsi notare da tutti per colpa del suo carattere così esuberante e per la sua "popolarità", diciamo che chi andava in giro con Kuroo non passava mai inosservato, cosa che a lui e al suo essere introverso non giovava.
Nonostante le diversità, però, erano sempre andati d'accordo.
<<Hey, nanetta.>> Disse Kuroo poggiando un braccio sulla testa della ragazza, come aveva sempre fatto. Lei era la più bassa dei tre, il suo essere poco più di 1.60 spiccava tra quei bestioni di 1.90.
<<Eddai, ogni volta la stessa storia, però qualche centimetro potresti anche darmelo, eh!>> Esclamò lei imbronciata, mentre Tetsurō le poggiava la mano in testa, ridendosela di gusto.
La ragazza sbuffò facendo la parte dell'offesa, quando era invece divertita dal comportamento dell'amico; poi si girò verso il secondo, chiudendolo in un abbraccio.
Kenma non era abituato a ricevere affetto dalle persone, ma da lei se lo aspettava sempre, era forse l'unica che lo abbracciava.
<<Come stai, Kenma?>> Disse lei alzando leggermente la testa per guardare il ragazzo: i capelli castano scuro continuavano a farsi strada, lasciando al biondo solo pochi centimetri, portava i capelli legati in una coda bassa con qualche ciuffo tenuto fuori e gli occhi color miele non erano per nulla cambiati; un velo roseo si posò sulle guance del ragazzo nel vederla mentre lo scrutava con lo sguardo.
<<B-bene direi...>> Biascicò lui portandosi una mano dietro la nuca, mentre col braccio libero abbracciava la ragazza.
Lei sorrise e si staccò, aggiustandosi lo zaino su una spalla; aveva sempre avuto questa cattiva abitudine per cui i ragazzi (soprattutto Kuroo) la rimproveravano sempre, dicendo cose come: "così ti farà male la spalla" oppure "prima o poi la tua schiena ne risentirà", ma a lei non importava molto, l'aveva sempre fatto e non aveva intenzione di smettere tanto facilmente.
<<Di nuovo con lo zaino su una spalla sola?>> Disse il corvino che camminava con le mani dietro la testa, per stiracchiarsi.
<<Già.>> Disse lei sorridendo quasi per dispetto mentre camminava vicino a Kenma, che ultimamente non le diceva più nulla, avendo capito che, essendo lei parecchio testarda, sarebbe stato inutile.
<<Kenma, dille qualcosa anche tu, avanti!>> Disse Tetsurō rivolgendosi all'altro ragazzo.
<<Vorrei anche, ma sarebbe inutile. Lo sai quanto la sua testa sia di piombo.>> Rispose Kenma.
<<Già. Sai, Tetsu, dovresti ascoltare di più Kenma.>> Disse lei ridendo.
Nessuno sapeva come riuscivano a trovarsi quei tre, erano sempre insieme, inseparabili sin dai tempi delle elementari. Erano cresciuti insieme e non esisteva l'uno senza gli altri due. Erano un po' come il Golden Trio, oppure come Percy, Grover e Annabeth, oppure perché no, Ned, Cookie e Moze.
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"gomusservi" | haikyuu x reader
Fanfiction"gomusservi" | the moonlight reflecting on water. haikyuu x fem! reader