fireflies | bokuto kotaro

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They fill the open airAnd leave teardrops everywhereYou'd think me rude but I would just stand and stare

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They fill the open air
And leave teardrops everywhere
You'd think me rude but I would just stand and stare

-Fireflies; Owl City

Avete presente le persone placide e calme? Ecco, Bokuto Kotaro non è affatto una di quelle.
Il ragazzo di cui sto parlando è un semplice diciottenne che frequenta la scuola Fukurodani e, nel tempo libero, si dedica alla pallavolo, rivestendo il ruolo di capitano e di "asso" nella sua squadra.
I suoi capelli erano perennemente acconciati in modo abbastanza stravagante ed insolito: le sue ciocche argentee e nere sembravano, infatti, sfidare continuamente la forza di gravità. Gli occhi erano color ambra e all'apparenza sembrava quasi uno dei rapaci più noti all'umanità: un gufo.
Per quanto riguarda il suo comportamento, si divertiva spesso a girandolare in giro per i corridoi della scuola sotto lo sguardo sconsolato ed esasperato del suo migliore amico: Akaashi Keiji, più piccolo di lui di un anno.

"Ognuno ha la sua croce."

Akaashi era solito ripetersi questa affermazione quando lo guardava comportarsi in quel suo modo balordo, facendosi riconoscere ovunque andasse, nonostante questo però, gli voleva comunque bene.

In quel giorno i due ragazzi stavano passeggiando per le vie di Tokyo per tornare ognuno a casa propria.
Bokuto teneva i suoi occhi semichiusi provando a proteggerli dalla luce accecante del sole; le maniche della camicia bianca erano arrotolate, lasciando così scoperti gli avambracci muscolosi e leggermente abbronzati, la cravatta turchese allentata e la giacca grigia goffamente appallottolata e infilata nel borsone da pallavolo, per quella faceva anche troppo caldo.
<<Akaashi...quanto manca ancora? Non ce la faccio più!>>
Il moro, con la divisa egregiamente indossata, a differenza dell'amico, si girò verso di lui alzando poi gli occhi al cielo, come faceva sempre.
<<Sono altri cinque minuti di camminata, su dai, non demordere, Bokuto-san.>>
<<COSA?! MA È TANTISSIMO!>> Sbraitò il ragazzo dalle argentee ciocche per poi mettersi una mano sulla fronte, continuando a lamentarsi, e mettendo a dura prova la pazienza del povero Keiji.

Continuarono a camminare fino a giungere a casa di Bokuto, che corse dentro per poi fiondarsi direttamente in doccia.
Si sentì quasi sollevato quando l'acqua gelida entrò a contatto con la sua pelle che credeva sarebbe andata a fuoco da un momento all'altro.
<<L'inventore delle docce era sicuramente un genio!>> Esclamò mentre era intento ad asciugarsi i capelli con un asciugamano blu.
Dopo essere uscito dal bagno si mise comodo, pronto a non fare nulla per tutto il resto della serata...o quasi.
Prese il suo telefono dal comodino e corse fuori al balcone, pronto a godersi la sua attrazione preferita: la ragazza che viveva nel palazzo di fronte. Già, Bokuto si era preso una bella sbandata per la figlia dei vicini; si erano trasferiti lì da un paio di settimane, lui non aveva di certo perso l'occasione di fare amicizia e, da quella volta, erano soliti parlare intorno a quell'ora.

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