Capitolo 10

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Il parco dove si erano fermati per il pic-nic era grande e deserto. Gli alberi erano fitti in molti punti e i sentieri s'intrecciavano fino a far perdere il senso dell'orientamento. Il tavolo dove si erano seduti era di fianco ad un piccolo laghetto e al centro di una radura. In lontananza si potevano adocchiare un paio di altalene e degli scivoli e la recinzione che segnava l'inizio di una proprietà privata.

«Papà, noi andiamo a giocare dalle altalene!» Fuyuki afferrò la mano del gemello e lo trascinò verso le costruzioni senza attendere che Eita rispondesse. Il biondo posò il sacchetto delle cartacce sul tavolo e gli gridò dietro: «Non allontanatevi troppo e non cacciatevi nei guai!»

«Certo! Andiamo solo ai giochi e poi torniamo!» gridò il più piccolo salutandolo con una mano.

Semi si voltò e finì di impacchettare i contenitori del pranzo, poi si andò a sedere sull'erba al fianco di Kenjirou. Il castano gli rivolse un'occhiata e non disse nulla, quindi fu Semi ad attaccare bottone. «Come stai?»

«Sono...» Shirabu annuì senza guardarlo. «Sto bene.»

Eita gli avvolse la vita con un braccio e lo tirò verso di sé con un sottile sorriso. «Sei stanco?»

«No.» il castano posò la testa contro la sua spalla. «Per le prime settimane credo che starò bene, in realtà, quindi non voglio rovinare questi ultimi momenti.»

Eita sollevò leggermente il lembo della sua maglia e fece scorrere il dito lungo il segno rimasto dal cesareo, appena sotto l'intestino. Kenjirou lo lasciò fare e poi spostò lo sguardo su di lui. «Non devi preoccuparti, sai? Staremo bene. Tutti e due.»

«E chi ti dice che siate solo in due?» il biondo strofinò il naso tra i suoi capelli con un sorriso e il più piccolo alzò le spalle.

«Intuito, immagino.» Eita rise.

«Intuito?»

«Intuito.» rimasero in silenzio ad osservare le piccole increspature che il vento creava sulla superficie dell'acqua, poi d'un tratto Eita ruppe il silenzio.

«Sai,» attaccò. «penso che mi piacerebbe se fosse una bambina.»

Kenjirou gli lanciò un'occhiata e non disse nulla, quindi Semi continuò: «Mi piace il nome Sakura.»

«Sakura?» Shirabu annuì. «Suona bene. E se fosse un maschio?»

Il biondo alzò le spalle e ci pensò per qualche secondo. «Harumi.»

«Mi piacciono.» il castano annuì.

«Quali nomi piacciono invece a te?» Semi si voltò verso di lui e Kenjirou si stese per terra.

«Penso che dovresti sceglierlo tu questa volta.» Eita gli sorrise.

«Grazie.»

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Yukine osservò il fratello scivolare giù dallo scivolo e atterrare in piedi con un grosso sorriso stampato in volto. Si dondolò in silenzio sull'altalena mentre il biondo si sedeva sull'altra e incominciava a muoversi avanti e indietro. Fuyuki spostò lo sguardo a sinistra e rimase in silenzio ad osservare la recinzione della proprietà privata. Oltre il cancello alto e maltenuto si estendeva un grosso campo d'erba incolta e a cento metri da loro c'era una grossa casa dismessa e sicuramente abbandonata da anni.

Scattò giù dall'altalena e afferrò Yukine per un polso. «Andiamo in esplorazione!»

Il castano lo guardò accigliato. «Dove?»

«Nella casa!» Fuyuki indicò la costruzione. Il gemello deglutì e lanciò uno sguardo nella direzione dei genitori.

«Papà però ha detto di non allontanarci troppo...» mormorò, non del tutto convinto della proposta del fratello.

Macchia Bianca||SemiShiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora