Capitolo 8

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Era passato un anno e mezzo dall'ultima volta in cui Kenjirou aveva sentito i suoi genitori. Lui ed Eita avevano deciso di parlare della situazione a Taichi ed Akihito per renderli partecipe dei rischi che correvano nel continuare a star attorno a loro, ma nessuno dei due si era tirato indietro. Spesso Akihito si portava dietro la propria ragazza per non essere da solo e così Taichi faceva con Tsutomu - che Eita e Kenjirou si aspettassero un'uscita del genere dal biondo era saltato fuori la prima volta in cui il corvino si era presentato a casa del castano e loro non avevano avuto nessuna reazione alla scoperta della loro relazione.

Se non fosse stato per l'essere scortato da qualcuno ovunque andasse, Kenjirou avrebbe giurato di essere tornato alla normalità. Lui ed Eita avevano ripreso a frequentarsi ed erano ormai più le notti che il biondo trascorreva a casa della sua anima gemella che quelle in cui stavano separati. Non pensava che le cose sarebbero mai potute andare meglio per loro.

Era metà maggio quando i sicari della fan psicopatica di Eita si fecero nuovamente vivi. Avevano appena lasciato il parcheggio del luogo dove si era svolto il pranzo di matrimonio della sorella di Taichi a cui erano stati invitati ed Eita aveva lasciato che per una volta Kenjirou usasse la patente che aveva già da qualche anno, quasi mai sfruttata.

«Smettila di agitarti come se stessi andando al macero.» Kenjirou curvò a sinistra sulla stretta stradina di campagna dispersa in mezzo al bosco, diretto verso l'autostrada.

«Non mi sto agitando come se stessi andando al macero!» si difese Eita. Kenjirou roteò gli occhi.

«Certo che sì. Mi stai anche distraendo.»

«Scusa.» bofonchiò il biondo. «È solo che la macchina è nuova.»

«Ti ho già detto che starò attento!» fece il castano in risposta, poi lasciò che Eita accendesse la radio. Rimasero in silenzio per parecchi minuti mentre procedevano senza intoppi per la strada. Dietro di loro c'era la macchina di Taichi ed Eita poteva vedere dallo specchietto retrovisore le figure profondamente sfatte di Yuushou e Kai nei sedili dietro, che cercavano disperatamente di tenere il filo di qualunque discorso Tsutomu stesse facendo.

La voce dell'intervistatore alla radio venne disturbata dal suono del cellulare di Eita che squillava. Il biondo rispose accigliato notando che colui che lo stava chiamando era Kai. «Pronto? Che succede?»

«Semi, c'è un problema.» a parlare era Taichi. Dovevano aver messo in vivavoce.

«Che problema?»

«Vedi la macchina dietro la nostra?» Eita si voltò e lanciò un'occhiata allo specchietto retrovisore. In lontananza - dovevano essere venti metri buoni dalla macchina di Kawanishi - c'era un'auto nera.

Annuì al vuoto. «Sì, la vedo.»

«Pensiamo che ci stia seguendo.» intervenne Tsutomu. «Che vi stia seguendo. Non ha la targa.»

Eita deglutì. «Come fate a dirlo? Ne siete sicuri?»

«Era parcheggiata poco prima del vialetto che conduceva alla villa. È partita quando l'abbiamo sorpassata e continua a venire nella nostra direzione da tutto il tempo.» Semi strinse le labbra.

«D'accordo, aspettate un attimo. Vi richiamo tra poco.» chiuse la chiamata e si voltò indietro per guardare la macchina, poi prese le mani dei figli. «Yukine, Fuyuki.»

I due lo guardarono e Fuyuki si sporse in avanti. «Che succede, papà? Con chi eri al telefono?»

«Ero con Kawanishi. Ho bisogno che mi ascoltiate bene, intesi?» Kenjirou lanciò un'occhiata ad Eita, ma non disse nulla. I due bambini annuirono. «Qualunque cosa succeda, non dovete assolutamente voltarvi a guardare indietro, chiaro? Non slacciatevi le cinture per nessun motivo e state fermi sui seggiolini. Potrebbe essere pericoloso.»

Macchia Bianca||SemiShiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora