I mesi e gli anni trascorsero inesorabili, fin quando non arrivò il 1979. Quell'episodio all'ospedale a poco a poco si trasformò in un flebile ricordo, quindi mi rimisi a lavoro dando tutta me stessa e mostrandomi grata perché avevo avuto una seconda possibilità. Non era ancora arrivato il mio momento.
Kelsey ricevette una proposta di matrimonio da un soldato ferito, che aveva perso la gamba destra a causa di una mina.
"Che romantico!" mi disse con occhi sognanti. "Non starai pensando di accettare la sua proposta?".
"E che male ci sarebbe?" scossi il capo. "Sei sempre stata una romanticona. Ti consiglio di non affezionarti ai nostri pazienti. La sindrome della samaritana non porta a nulla di buono se poi il paziente muore"."Sean è in ottime condizioni, considerando che ha perso una gamba". La lasciai andare, intanto che sistemavo gli attrezzi sul tavolo operatorio. Fuori all'ospedale stava per sorgere il sole, il mio turno era finito perciò raccolsi le mie cose e andai a casa. Era primavera, la leggera brezza mi invogliò a fare la strada a piedi così da poter assaporare il profumo dei fiori e il sole caldo sul viso. In un primo momento non mi accorsi di quell'incrocio.
Un mio vecchio paziente era dall'altro lato del marciapiede e mi salutò con orgoglio. Ho alzato la mano per poter ricambiare e in pochi secondi mi sono ritrovata per strada, la faccia schiacciata sull'asfalto e il corpo spezzato.***
Appena aprii gli occhi, udii delle voci in lontananza. Tentai di muovermi ma il mio corpo era immobile, delle fasce mi bloccavano i polsi.
"Esperimento due sul soggetto dieci. Preparate la macchina". Muovevo gli occhi su e giù, a destra e a sinistra. Mi trovavo in un laboratorio. "Buongiorno, signorina Stevens". Alzai lo sguardo verso quell'uomo con i capelli brizzolati e le sopracciglia folte. "Chi siete? Dove mi trovo?"."In Canada, mi dispiace averla messa qui senza preavviso, però..." mi divincolai ancora una volta, digrignando i denti.
"Liberatemi! Che cosa mi state facendo?" l'uomo prese una sedia, accomodandosi accanto a me.
"Avrà notato qualcosa di strano in lei, ultimamente".
"Non c'è niente di strano in me" risposi senza neanche pensarci su. "Ne è sicura? Si guardi". Abbassai lo sguardo, osservando il mio petto, le mie gambe, i miei piedi. Era tutto normale, quindi lo guardai, perplessa."Non nota niente di strano? All'esterno non c'è niente di anormale, infatti. Il problema è che lei è sopravvissuta ad un incidente senza riportare alcuna ferita". Mi ricordo dell'incidente, il mio ex paziente sul lato opposto del marciapiede.
L'uomo dallo sguardo malvagio mi prende la mano, spingendo le dita nelle mie nocche. Per la prima volta percepisco un dolore lancinante.
"Si lasci andare, è tra amici". Non capisco dove vuole arrivare, quindi lo vedo fare un cenno ad una sua assistente che immediatamente spinge dei tasti. Un fulmine mi attraversa le tempie, e delle immagini mi si parano davanti agli occhi come diapositive. Rivedo mia madre, la mia infanzia. La lettera della Marina Militare che ci avvertì della morte di papà. Mamma che mi spinge sull'altalena, io che cado a terra diverse volte e mi rialzo senza un graffio. Urlo di dolore, spalancando la bocca. Percepisco ancora quel dolore alle nocche, la pelle mi brucia e qualcosa fuoriesce dai muscoli lombricali."Brava, così!" lui mi incita a continuare, ma il mio sconforto è troppo forte. Tiro un grosso respiro, guardandomi le mani. Atterrita, gli domando che cosa mi hanno fatto.
"Niente, non ancora. Queste cose erano nel suo corpo da molto tempo. Non le aveva mai viste prima, è così?"."Che mi sta succedendo?" fece un ulteriore cenno all'assistente. "Mi deve dare il permesso di proseguire il mio esperimento. Alla fine si sentirà meglio, sarà invincibile e potrò spiegarle che cosa sta accadendo al suo corpo, il perché non invecchia".
Mi ritrovo ad accettare. Non potrebbero mai farmi più male di quanto non mi sia già stato fatto. Prima di andare via, lui si sporge su di me.
"Non mi sono presentato. Sono il maggiore William Stryker, ma può chiamarmi Will, se vuole. So che diventeremo ottimi amici". Cammina sulla passerella, raggiungendo l'assistente e due uomini in divisa. Sono vittima di qualche esperimento a scopo militare?"Non so se sono pronta,non lo voglio fare. Mi liberi!" urlo, ma prima che possa ascoltarmi e darmi il suo consenso, mi ritrovo immobile sulla barella, bloccata da strisce di pelle alle caviglie e ai polsi. Mi tirano giù fin quando non sono completamente immersa in una vasca. Dopodiché il buio, non ricordo nulla a parte un bagliore davanti agli occhi. Di nuovo quel fulmine che mi attraversa la testa da una tempia all'altra. Gli artigli sono fuori dai muscoli lombricali, ma si ritraggono all'improvviso. Mi dimeno nella vasca, finché non perdo i sensi.
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x-ᴍᴇɴ | ꜱᴏᴘʀᴀᴠᴠɪꜱꜱᴜᴛᴀ
Fanfic1941. Una bambina viene al mondo dopo aver perso il padre nell'attacco a Pearl Harbor. Pochi anni dopo perde anche la madre, perciò dovrà vedersela da sola. Con il passare del tempo scopre un particolare nel suo DNA, grazie ad una malattia contagio...