Capitolo 6

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"Sarah!" chiamo la mia migliore amica, girata di spalle a parlare con Grace, una nostra compagna con cui non ho nessun legame particolare.

Sarah si gira e mi sorride. Con un gesto della mano mi fa capire che dovrò aspettare un momento.

Mentre aspetto che Sarah finisca di parlare con Grace lascio che lo sguardo vaghi per il corridoio e alla fine i miei occhi si posano sulla figura di Noah, che a quanto pare non è assente come speravo.
Sta parlando con George, il suo migliore amico, e sembra piuttosto annoiato.

Quando i nostri occhi si incontrano sorride in modo furbo, facendomi innervosire.
Lo vedo muovere qualche passo verso di me e il panico prende il sopravvento

"Scusa Grace, adesso te la devo proprio rubare. A presto!" affermo in fretta, prendendo Sarah dal gomito e trascinandola il più lontano possibile da Noah che nel frattempo scuote la testa passandosi la lingua sui denti.

"Allison!" mi rimprovera Sarah, ma io la evito e prendo un bel respiro una volta che siamo finalmente lontane da lui.

"Sarah, posso chiederti una cosa?" le chiedo improvvisamente.

"Dimmi".
"Tu sei stata invitata alla festa di Rachel?".

Inarca un sopracciglio e mi scruta attentamente: probabilmente le sembra strano che io parli di lei, quando in molte occasioni le ho detto di non sopportare né lei né tutto il suo gruppo.

Ma in realtà non sarebbe così assurdo: io odio Noah eppure ne parlo continuamente con le mie migliori amiche.

Sarah scuote la testa, in segno di dissenso.
"Cosa c'è?".
"Allison non ci devi andare".

La sua espressione diventa improvvisamente seria, mi guarda negli occhi in un modo così intenso da lasciarmi senza fiato.

"Perché no?" domando ingenuamente.

La sua risposta non tarda ad arrivare: "Perché dovresti andarci? Non siete amiche".
È vero, perché dovrei andarci?

Non ci sarebbe nessun motivo per cui io dovrei essere ben voluta a quella festa, ed è proprio per questo che sento di doverci andare, c'è indubbiamente qualcosa sotto.

"Sarah, sai che puoi dirmi qualsiasi cosa. Tu sai perché sono stata invitata e anche perché non dovrei proprio andarci, è così?".

Lei, proprio come mi aspettavo, nega tutto, ma non riesce a convincermi. Io credo che mi stia nascondendo qualcosa, si comporta in modo ambiguo con me ultimamente.

Però adesso abbiamo lezione di matematica e non possiamo fare tardi altrimenti il professor Jones si arrabbierà di nuovo.

"Sbrighiamoci, ne parleremo più tardi" affermo incamminandomi verso l'aula di matematica, mentre Sarah sospira.

"Collins si può sapere perché non sei mai in orario?" sbotta il professore non appena metto piede nella stanza.

Guardo l'orologio che ho al polso e mi rendo conto di aver tardato di un minuto.
Il solito esagerato.

Quando poi si rende conto che anche Sarah è con me e che quindi questa volta è costretto a rimproverare anche la sua migliore alunna, sospira profondamente, si aggiusta gli occhiali spessi che gli ricadono sulla punta del naso ed esclama: "Hall, non me lo sarei aspettato da te, mi raccomando fa' in modo che non capiti più".

Sarah cerca il mio sguardo e, quando lo incrocia col mio, abbassa la testa come per chiedermi scusa.

Ma dopotutto che colpa ne ha lei?
Non ha scelto lei di essere la preferita del professore, come non ha scelto lei di avere una capacità innata in matematica che la rende speciale ai suoi occhi.

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