Io e Carter ci siamo evitati per la maggior parte del tempo della lezione, ma a volte capitava che lui mi guardasse con quella sua aria superba ottenendo da parte mia delle occhiate di fuoco.
Al termine dell'ora posso finalmente lasciare questo posto maledetto e starmene per i fatti miei. Si sta bene senza Noah tra i piedi.
Se penso che dovrò stare sempre accanto a lui durante le ore di matematica, mi gira la testa."Collins prima che tu vada ti devo dire una cosa" mi informa Noah, mentre si sistema lo zaino mezzo vuoto sulla spalla.
Dopo che abbiamo trascorso sessanta interminabili minuti a meno di venti centimetri di distanza, sta provando ad intrattenermi per dirmi qualcosa che sicuramente non mi interessa.
"Senti Carter, non ho tempo da perdere, ho fame e vorrei mangiare qualcosa" esco dalla classe, sorpassandolo e ritraendo la spalla quando mi rendo conto che si sarebbe scontrata con la sua.
Lui mi segue.
"Il bar è di là, tesoro".
Solo adesso mi rendo conto di star andando nella direzione opposta.
Mi fermo di scatto e lui quasi mi cade addosso."E sta attenta!" si lamenta.
"E tu non starmi tra i piedi, vattene! Perché sei qui?".
"Te l'ho già detto! Devo dirti una cosa".Io e Noah non parliamo mai se non è per insultarci.
O almeno quasi mai.L'ultima volta che abbiamo parlato in modo civile è stato un paio di anni fa, in ospedale.
La madre di Noah si era sentita male e lui, preso dal panico, ci ha chiamati per chiederci aiuto. Suo padre era un dottore esperto, ma in quel periodo si trovava fuori casa e non avrebbe potuto aiutarlo.
Mio padre si è precipitato a casa loro, ed io sono andata con lui perché sono molto affezionata ad Ellie e volevo starle accanto.
Durante il tragitto in macchina non ho detto nulla, mi sono limitata ad ascoltare Noah che cercava di tranquillizzare sua madre, anche se l'ho notato che era lui quello preoccupato.
E in quel momento ho visto un altro Noah, un Noah fragile e premuroso, in pensiero per la salute di qualcuno a cui è affezionato.
In ospedale poi, quando mio padre era andato a prendere tre caffè alle macchinette, io e Noah siamo rimasti soli e abbiamo parlato.
Nessuno dei due aveva voglia di litigare.Un'oretta dopo ci hanno comunicato che Ellie stava bene e che si era trattato solamente di troppo stress che l'avevano portata a non mangiare per un po' di tempo, di conseguenza si era sentita male.
Da quel momento Noah è tornato come prima: arrogante e pieno di sé, come se non fosse successo niente.
Lo stesso Noah che ho adesso di fronte a me.Ha quel sorrisetto che non promette mai niente di buono. Quello sguardo che mi scruta minuziosamente mi mette quasi a disagio e mi fa desiderare di non essere osservata da lui.
"Mi dici che cosa vuoi?" sto iniziando ad arrabbiarmi.
Il corridoio inizia a riempirsi di persone, che chiacchierano tra loro tranquillamente sulle lezioni appena svolte.
Un gruppo di ragazzi, probabilmente amici di Noah, ci vede e ci indica col dito. Borbottano qualcosa riguardo a noi e ridacchiano.
Noah, resosi conto di questo gesto, mi prende per il braccio e velocemente mi trascina in un'aula vuota.
Non vuole farsi vedere con me. So che non siamo amici, che non andiamo d'accordo, che ci odiamo.
Ma perché vergognarsi di parlare con me?
D'altronde lo sa tutta la scuola che ci conosciamo da un sacco di tempo.Noah chiude la porta con un gesto repentino e, passandosi ripetutamente la mano tra i capelli neri, sbuffa sonoramente, visibilmente infastidito.
Infastidito per cosa? È stato lui a portarmi qui, solo perché non gli piace farsi vedere con me!
"Hai bisogno di un passaggio per la festa?"dice, dopo qualche istante di silenzio.
Tutti qui? Ha davvero sprecato il suo -e soprattutto il mio- tempo per dirmi una delle sue solite stupidaggini?
"Non ho intenzione di andarci, Carter. Anche se volessi saresti l'ultima persona a cui chiederei un passaggio".
Non so se ho detto la verità, non so se voglio andarci. La mia curiosità è troppo forte e non so se riuscirò a reprimerla.
Ma di certo non devo dire a lui che cosa voglio o non voglio fare.
"Sei sicura? Potremmo divertirci" risponde e la sua voce diventa più bassa e seducente. Gli occhi sono fissi sulle mie labbra e questo mi infastidisce.
"Sei disgustoso".
Inclino leggermente la testa per poterlo guardare meglio e lui sposta lo sguardo concentrandolo sui miei occhi.Una scia di brividi mi ricopre la schiena e tradisce la mia espressione ferma e dura.
Voglio apparire sicura di me, sicura di quello che dico. Ma questo sguardo mi ha destabilizzata."E allora perché stai continuando a guardarmi?" ribatte con lo stesso tono di voce.
Sposto lo sguardo dietro di lui, fissando un punto casuale e sperando che lui se ne vada il prima possibile.
La distanza tra noi è poca, deve allontanarsi perché io non riesco a muovere un passo.
"Ci vediamo", mormora e si avvicina al mio orecchio, "tesoro".
Trattengo il respiro fino a quando non lo vedo allontanarsi e uscire dalla stanza col suo solito sorriso sghembo.
Avrei dovuto rispondere e non rimanere impassibile.
Scuoto la testa, decisa a non pensare a quanto i suoi sussurri mi elettrizzino.
Ma come faccio? Ho l'impressione che mi abbia portata qui solo per confondermi le idee e provocarmi.
E odio ammetterlo, ma ci è riuscito.A distogliermi dai miei pensieri però ci pensa il brontolio del mio stomaco: sto davvero morendo di fame.
Il bar non è troppo lontano ma l'intervallo sta per terminare e io devo assolutamente mangiare qualcosa.
Da quando Ellie è stata portata in ospedale perché non aveva mangiato non salto mai neanche la merenda, per paura di sentirmi male.
Non fa niente se tarderò di qualche minuto, ho bisogno di mangiare e non c'è niente che mi proibirà di farlo.
Nel tragitto ripenso ancora a quello che mi ha detto, ma soprattutto al modo in cui l'ha detto. È sconvolgente.
"Una brioche al cioccolato, per favore" chiedo ad Anne, la barista.
Lei mi accontenta subito e mi chiede come sto.
È una donna gentile, col tempo mi sono affezionata a lei e mi dispiace non vederla più ogni mattina."Oh cara, ti vedo pensierosa. Che cosa è successo?".
Mi pulisco le labbra con un fazzoletto e le faccio cenno di preoccuparsi."Non succede nulla di che, sto valutando se andare a una festa oppure no" rispondo brevemente, tralasciando ovviamente la parte che ha a che fare con Noah.
"Sei giovane, Allison! Vai a divertirti!" risponde sorridendo.
Se solo sapesse le dinamiche non sarebbe della stessa opinione, ma ricambio comunque il suo sorriso.
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Tutto cambia
Teen FictionAllison ha un'unica certezza: l'odio profondo che nutre nei confronti di Noah Carter, il ragazzo che conosce da quando erano dei bambini e condividevano i giocattoli. Lui le aveva gettato il peluche dalla finestra e da quel giorno è iniziata la guer...