Afferra lo zaino di corsa, con una mano prende le chiavi di casa e con quella libera il sacchetto del pranzo, prima di precipitarsi giù, lungo le strette e anguste scale dell'alto condominio in cui abita da qualche mese, controlla di avere tutto il necessario con sé. Chiunque sa che a Seattle il traffico è sempre intenso e che, proprio per questo, i suoi abitanti trovano più semplice spostarsi utilizzando i mezzi pubblici. Arrivare sull'altra costa significherebbe passare la giornata in automobile, ragion per cui è decisamente meglio spingersi fino al porto, un ferry-boat è sempre la scelta migliore in qualunque momento. Non sarebbe certo ammissibile tardare proprio il primo giorno di tirocinio in ospedale e sarebbe un pessimo biglietto da visita iniziare il percorso da specializzanda attirando l'attenzione su di sé. Con il fiato corto e le gambe molli per la corsa, a stento riesce a saltare sul traghetto, prendendolo in tempo. Sara è così: semplice e radiosa, esile, con scuri capelli lunghi e sottili a incorniciare la tiepida carnagione ambrata che racconta le suoi origini mediterranee illuminata da vivaci occhi smeraldini frastagliati da pagliuzze dorate. Se c'è una cosa che l'ha sempre contraddistinta, è proprio quel suo modo buffo e fuori luogo di lasciar trasparire il suo mondo interiore, pensando ad alta voce anche nelle situazioni meno indicate. "Se solo riuscissi a traslocare vicino all'ospedale non avrei tutti questi problemi, e forse riuscirei a dormire anche un po' di più.." La giovane donna si tiene stretta nel suo giubbino di jeans, raccogliendosi per fronteggiare l'aria fresca e pungente di quella mattina di fine settembre. La gente le passeggia accanto, ridacchia osservandola, ma Sara non ha la minima intenzione di uscire dai suoi pensieri per prestare attenzione al mondo circostante. Solo un uomo sulla quarantina la osserva e sorride, spinto dalla curiosità e da un moto di simpatia a pelle. Il pensiero di Sara prende di nuovo parola il che porta l'uomo a non contenersi.
"Sono sicura che appena mi sarò specializzata, riuscirò a raddrizzare la mia vita e tutto questo sarà solo un pessimo ricordo.. ma cara futura dottoressa De Luca ti ci vorranno altri cinque lunghi anni, prima di poter festeggiare.. uff." La voce divertita che arriva dal suo lato sinistro la riporta nel presente: "Sai, non esistono pessimi ricordi a Seattle, ragazzina". Sara sobbalza e si sente tirata in causa da quello sguardo simpatico e persistente.
"Ehm..? Prego? Parlava con me?"
Stupita e un po' frastornata, si rivolge al passeggero dagli occhi profondi, un uomo alto e prestante dai capelli castano dorati che mossi dal vento prendono la forma di preziose onde sulla fronte. Quell'uomo la fa cadere dai propri pensieri rendendosi conto, dopo pochi istanti, d'aver pensato per l'ennesima volta ad alta voce. Quel tizio inarca un sopracciglio in attesa che Sara continui a parlare.
"Sì, beh, dipende dai punti di vista, in ogni caso, per sua informazione, non sono una ragazzina..."
Il tono con cui Sara calca quell'ultima parola, increspa le labbra dello sconosciuto in un sorriso che, sempre osservandola divertito, si giustifica prontamente. "Scusami, ho solo risposto ai tuoi pensieri, non sono riuscito a trattenermi. Lo fai spesso?!" L'uomo accompagna le parole ad una scanzonata alzata di spalle, mentre Sara timidamente fa un cenno di capo che rappresenta un "non credo di aver capito a cosa ti riferisci".
"Mi chiedevo se lo fai spesso, di parlar da sola, di essere così: quella che sei.. Forse, anzi più che probabilmente, non sono affari miei, ma oltre ad essere un gran ficcanaso sono anche un altruista per natura. E prima che tu possa chiuderti sulla difensiva, ci tengo a precisare che non ho brutte intenzioni. Mi domandavo solo se potesse interessarti un aiuto, dal momento che uno dei miei più cari amici è un immobiliarista, lui è in possesso di diverse proprietà dislocate in tutti i punti strategici di Seattle, alberghi e appartamenti compresi."
Sara lo fissa, il suo sguardo e la fronte corrugata sono un tacito invito a continuare.
"Lui è considerato un magnate, ma è una persona affabile, abbiamo fatto l'università insieme e siamo ancora uniti come fratelli."
"Grazie" sussurra a stento, con il timore di dar confidenza a quel loquace sconosciuto, "ma penso di potermela cavare da sola e poi vorrei aspettare ancora un paio d'anni..."
Lui la guarda e non riesce più a trattenersi dal ridere. Indicandole con lo sguardo divertito i piedi, la mette in imbarazzo, nonostante la diplomatica sortita con cui l'uomo la sorprende. "Sono solo un agente di borsa e non ho grandi esperienze nel campo della moda, ma so riconoscere un paio di scarpe spaiate quando le vedo.. sicura di sapertela cavare da sola?!"
Con le guance rosse per la vergogna, l'istinto di Sara la porta a nascondere un piede dietro l'altro prima di rispondere all'uomo d'affari.
"Oddio, io proprio non me ne sono resa conto! Di solito non esco così!" Nonostante l'imbarazzo iniziale, anche lei non può fare a meno di ridere. Si porta i capelli svolazzanti dietro alle orecchie prima di porgere la mano e presentarsi. "Che pessima figura.. Comunque le devo un favore. Sono Sara, Sara De Luca, spero futura dottoressa del Presbyterian di Seattle." L'uomo allunga la sua mano, da sotto il polsino della giacca spunta un Rolex Daytona. "Jack Montgomery, piacere mio, puoi chiamarmi semplicemente Jack. Ma toglimi una curiosità.. sei italiana?!" L'orgoglio per quella domanda, accende lo sguardo di Sara che risponde con una sicurezza inaspettata: "Semplicemente Jack, sì, la mia famiglia ha sognato che arrivassi fin qua, che avessi questa occasione. Non so se puoi capirmi, ma porto nel cuore una grande responsabilità." Con un sospiro malinconico, Sara lancia un'occhiata a Jack, l'uomo in un chiaro completo elegante che le sta tenendo compagnia durante quell'originale traghettata. Non può fare a meno di constatarne lo stile e il portamento, seppur si sia mostrato una persona immediata e semplice. Nel complesso sembra essere uscito da una rivista tipo Man's Healt. Dopo qualche minuto tornano ad osservare la distesa d'acqua che li circonda. Il traghetto, con qualche manovra, entra in porto e attracca. E' giunta così l'ora di scendere.
"Beh, a presto semplicemente Jack.."
"Un ultima cosa ragazzina: dottoressa in...?"
Sara incrocia le dita: "se tutto va bene, pediatria!" e lo congeda con un rapido e affabile sorriso.
"Andrà bene. A presto ragazzina italiana!"
"Spero tu abbia ragione! E... Non sono una ragazzina! Ahahahah!"
Si volta un ultimo istante, mentre lo vede mescolarsi tra la folla di passeggeri diretti a recuperare la propria automobile ai piani inferiori del ferry-boat, accenna ad un saluto con la mano libera dal sacchetto del pranzo, lui le sferra un'ultima occhiata alle scarpe e strizza un occhio.
"Brava Sara, proprio un bell'esordio!" Stando alle indicazioni ricevute raggiunge, con l'aiuto dei mezzi pubblici, il suo nuovo luogo di lavoro, quello che ha sempre considerato il grande sogno. Con aria fiera varca la soglia cercando di orientarsi il prima possibile, se non altro per nascondere le scarpe spaiate indossando la divisa ospedaliera nella grande stanza adibita a spogliatoio, assieme ai nuovi compagni d'avventura. Prima di buttarsi in quella nuova esperienza, ripensa a semplicemente Jack, il genuino compagno di viaggio che le ha tenuto compagnia, un sorriso spontaneo le si stampa in volto all'idea di aver trovato un amico, il giorno del suo nuovo inizio.
Dal canto suo Jack non fa che rimuginare, pensa alla fresca e imbarazzata risata della ragazzina italiana e decide comunque di comporre un numero di telefono con uno scopo ben preciso: "Ehi Matt! Buongiorno amico! Avrei un grosso favore da chiederti.."
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La Stanza al 5° piano.
RomanceMatt Cole è un affascinante imprenditore di Seattle, uno a cui la vita ha dato tutto, ma a cui ha tolto anche la dignità tra le pareti scarlatte di quell'appartamento. Sara De Luca piomberà nella sua vita, sconvolgendo il suo precario equilibrio.