Un caffè rubato

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Sara, nella più totale confusione del momento, non ha chiaro quello sta accadendo proprio sotto ai suoi vivaci occhi e, senza ragionare, ricade nel suo solito errore: pensare ad alta voce. "Perché quell'uomo ti ha parlato di me? ..e probabilmente anche delle mie scarpe.." Si copre il volto con le mani, come se in qualche modo potesse proteggersi dalla vergogna che sta provando, quando Matt capisce la situazione e interviene.

"Ehi tranquilla, sono qui solo perché a Jack hai ricordato la sua prima esperienza a Washington. Mi ha mandato qui per farti una proposta e di mio, rilancio aggiungendo un caffè. Ti va di ascoltarmi? Lo capisco se non ti fidi." Dopo una rapida valutazione dei fatti, tenuto conto della pausa e con l'attenuante di non aver nulla da perdere, Sara accetta l'invito. Perché non approfittare dell'occasione per prendere un caffè ristoratore con quest'uomo così affascinante?

"A questo punto piacere, Sara De Luca. Ma sono certa che lo sappia già. Ahahah!" si protrae con il corpo verso l'uomo, offrendogli timidamente la mano, mano che lui agguanta con la propria, come fosse un morbido e voluttuoso fodero. Mantenendo una presa rassicurante Matt ricomincia a parlare. "Piacere mio Sara, sono Matt. E basta darmi del lei, sii più confidenziale o mi farai sentire un paziente geriatrico!" Questo stempera la tensione di Sara, ridono entrambi, ancora uniti dalla stretta di mano. "Bene Matt, intanto questa me la riprendo" Sara sfila la mano dalla presa di Matt "Non voglio sembrarti scortese, ma purtroppo tra poco dovrò tornare a lezione, se vuoi ti accompagno in caffetteria."Matt segue ogni sua parola e ogni suo gesto, ipnotizzato dalla ragazza che, nel suo metro e sessanta di altezza, ha davanti. "Certo, hai ragione. Non ti faccio perdere troppo tempo. Dunque, solitamente non me ne occupo proprio personalmente, ma ogni anno offro sei appartamenti in questa zona, per uso studentesco, all'interno di un mio edificio, a due passi da qui. Ne ho libero ancora uno e mi chiedevo se potesse fare al caso tuo." Sara non capisce, non sa se ridere, scappare o chiedere se si tratti di uno scherzo di cattivo gusto, ma il cuore le corre all'impazzata solo all'idea di poter parlare ancora con Matt. "E' tutto vero? Non è uno scherzo? In ogni caso ti ringrazio ma onestamente non penso di potermi permettere un affitto per un appartamento in uno dei palazzi di questa zona della città." L'accattivante espressione di Matt cambia, persino il tono della voce diventa ancor più rassicurante. "Forse mi sono spiegato male, non è per fare carità o perché sia la pena a smuovermi, ma offro nel senso che metto a disposizione i locali gratuitamente, Sara. E' un modo per me di sdebitarmi.. Mi fa sentire meglio. Ho a cuore l'ambiente ospedaliero. E' una cosa che faccio da quando hanno tentato il tutto per tutto per salvarla.." un'ombra cupa gli attraversa il viso, scurendo gli occhi ambrati, l'espressione fin troppo esplicita di Matt fa comprendere che le emozioni che prova sono ancora molto vive sotto la sua pelle. "Mia moglie." Un silenzio di pochi secondi investe quel tavolo della caffetteria. "Scusami, non avevo capito..." Matt riporta lo sguardo su quello di Sara "Cosa? Che l'appartamento fosse offerto?" Sara scrolla la testa e dopo un breve indugio, riesce a sbloccarsi e a parlare "No, non avevo capito che avessi una moglie."

"Avevo una moglie. un cancro me l'ha portata via. I dottori hanno tentato l'impossibile, e lei mi ha fatto promettere che avrei aiutato sempre giovani medici, perché voleva più di ogni altra cosa, che qualcuno trovasse una cura, non tanto per sé stessa, ma per i bambini. Il resto della storia credo sia scontato."

Sara si ritrova con un groppo in gola, lo snob Matt di cui aveva letto sulla rivista, non esiste più. vede solo un uomo fragile e probabilmente ancora innamorato di un ricordo, davanti a sé. "Mi dispiace, io non lo sapevo." "Perché non lo racconto mai durante le mie interviste. E' un argomento che merita delicatezza, e spesso i giornalisti non ce l'hanno. Così mi sono dovuto costruire una corazza." Le lezioni stanno per riprendere, anche se Sara vorrebbe poter restare ad ascoltarlo ore. "Matt mi dispiace tantissimo, ma devo scappare, oppure arriverò in ritardo, ma grazie per la chiacchierata." Matt annuisce, anche se prova una fitta di dispiacere alla bocca dello stomaco. "E per la proposta? Accetterai?" Si infila una mano nella tasca interna della giacca di pelle ed estrae un biglietto da visita nero, semplice e satinato, che lascia trasparire tutto il proprio gusto raffinato. "Mi faccio sentire io entro le prossime 48 ore, promesso. E salutami il tuo amico semplicemente Jack!" Sara gli sgancia uno dei suoi migliori sorrisi prima di correre via per la fretta e per l'emozione ingestibile di quell'incontro inaspettato, uno splendido sorriso ma pieno di rammarico per tutta quella fretta. 

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