Riaddormentati e sfiniti dalla profonda chiacchierata e da tutte le lacrime versate, Sara è stretta a Matt. Solo il campanello interrompe il loro ritrovato sonno. Matt, scosso dal suono che non si aspettava di udire, si alza e si dirige verso la porta per aprire. La dottoressa Sullivan è sulla soglia, dal suo aspetto nemmeno per lei la notte appena trascorsa si è presentata tranquilla. "Buongiorno.. O buonanotte.. E' riuscito a riposare un po'?" "Più o meno.. Sara è di la, ci siamo appena svegliati." Matt le fa strada e le lascia sole, mentre la dottoressa Sullivan si accomoda per visitarla. Qualche parola in più chiarisce finalmente chi sia quella ragazza ospite a casa di Matthew Cole. "E quindi tu sei Sara De Luca.. Quella De Luca?? Figlia di piccoli imprenditori italiani, approdata al Pres, e sparita in meno di 24 ore!?" "Pare di sì.." La dottoressa Sullivan evidenzia le rughe attorno agli occhi stanchi mettendosi a ridere. "Ahahaha! Bene, mi fa piacere vederti sveglia, giovane collega, io sono la Dottoressa Lea Sullivan, direttrice del pronto soccorso. Si parla molto di te, sai? Il simpatico dottor Berrik pensava ti fossi ritirata, voleva quasi mettere una taglia sulla tua testa, dal momento che la tua relazione si è rivelata la migliore per eccellenza nei dettagli." "La relazione.. ehm.. Si, certo.." Devo ricordare di mandare un mazzo di fiori alla segretaria di Matt. "Porterò tue notizie e spiegherò cosa ti accaduto. La mia collega, la dottoressa Ford, non ti aveva associato alla stessa De Luca." L'espressione colma di perplessità di Sara è complementare alle sue parole: "La ricordo a malapena la dottoressa Ford.."
"Posso immaginare, ti abbiamo trovata in pessime condizioni e non sei da meno ancora, non mi stupisce che tu abbia uno strano ingarbugliamento di ricordi. Se non fosse stato per il tuo compagno e la sua tempestiva reazione nel chiamare aiuto, a quest'ora potevi essere attaccata ad un respiratore, in rianimazione, ma sta andando tutto per la via migliore."
Sara non riesce a ribattere, è bello pensare che Matt sia visto come il suo compagno dopo ciò che li ha emotivamente uniti durante la notte. La visita prende una piega più professionale, si parla di terapia e delle sue attuali condizioni. La flebo non è più necessaria e l'agocanula viene sostituita da un bel cerotto. "Sicuramente avrai bisogno di almeno altri quindici giorni di cura e riposo, devi evitare colpi d'aria e ricadute. Rientrerai nel programma di specializzazione appena sarai in grado di sostenere i ritmi serrati, senza colpi di testa. Chiederò ad un paio di corsisti di inviarti gli aggiornamenti delle lezioni e dei casi, in modo che tu non rimanga troppo indietro se ti rende meno inquieta e depressa, va bene? Ma senza strafare De Luca, senza strafare." Parole come musica, per lei che ha sempre messo gli obblighi davanti a tutto. "Lei è una dottoressa straordinaria! Mi farebbe un piacere immenso!" I colpi di tosse secchi e doloranti, fanno ripetere le raccomandazioni ancora una volta. "Ottimo cara, questa tosse dobbiamo curarla ed eliminarla, riguardati il più possibile, le ricette mediche le consegno al signor Cole, mi raccomando con la somministrazione, non fare di testa tua e segui tutto alla lettera."
"Certo, voglio guarire nei tempi giusti e bene, sarò scrupolosa. Grazie infinite."
Dopo un breve e rassicurante colloquio, fatto di consigli dispensati e un riassunto sulla diagnosi, Matt entra in camera da Sara. "Come ti senti?" "Ho ancora la febbre, ma rispetto a ieri mi sento un fiore.. Diciamo che sono sotto stretta sorveglianza.." Sara lo indica, facendogli intendere che la guardia del corpo è lui. Seduto in fondo al letto, si lascia andare a un profondo respiro prima di darle le spalle. "Qualcosa non va?" Non ottiene alcuna risposta, solo un altro sospiro. "Matt.. Qualcosa non va? La dottoressa ti ha detto qualcosa di preoccupante che non so?" Incalza Sara. "E'? No, scusa.. Stavo solo pensando.." "Mm.. non sembrano bei pensieri.." Matt si volta e le sorride, quel bel sorriso che sembrava essere andato perso. "Ho avuto paura Sara. Davvero. Lavorerò da casa per almeno 15 giorni, fino a che non starai meglio." "Non è necessario, appena l'appartamento al 7° piano sarà pronto, andrò là." Un forte colpo di tosse tradisce tutta la sicurezza che sta ostentando, rendendola agli occhi dell'uomo che l'ama, debole e da accudire. "No, non devi finché non te la senti realmente, io posso organizzarmi come meglio credo e tu.. tu hai bisogno di qualcuno che si occupi di te, piccola testona."
"Ma non posso stare qui a vita.. Non è giusto per te.. Per la tua vita.. Le nostre vite." Se solo avesse sospettato che tipo di ferita gli avrebbe inferto con quelle innocue parole, se le sarebbe risparmiate. Non prevedeva di lasciarla andar via, non così presto almeno. E' accigliato e amareggiato, seppur tenti di non darlo a vedere. "Va bene, facciamo così: fino a che non mi sentirò bene, ossia fino a che avrò la febbre, starò qui." Un compromesso? "Ok, ma io preferirei che passassi tutta la convalescenza qui da me, fino a che non ti sarà possibile rientrare in ospedale. Permettimi di tenerti d'occhio fino ad allora, almeno." "Penso si possa fare, ma poi ti lascerò in pace, promesso." Tutte quelle parole dette a fin di bene, lo feriscono, non vuole vederla andar via, correndo il rischio di perderla. Riescono a parlare un po' della visita e delle reciproche condizioni fisiche, di come sia emerso che la Sullivan lavori in pronto soccorso al Presbyterian e di come la relazione redatta da Marta sia stata giudicata eccellente. Gli parla del programma di farle recapitare da qualche corsista gli appunti per permetterle di stare al passo con gli altri, quando sarà in grado di riprendere a leggere senza la tortura della febbre e del mal di testa. "Sono felice di averti qui, e di vedere che stai un pochino meglio." "Anch'io sono felice, e guarda! Ho un bellissimo cerotto qua!" Nell'allungare il braccio non si rende conto di dare un pugno alla mascella di Matt, che ne rimane stordito. "E tu saresti quella debole e malata?!" Sfregandosi il mento puntellato dalla barba incolta, le sorride. Lei gli porge le braccia come farebbe una bimba che vuol essere presa in braccio, lui si avvicina e lo tira a sé dandogli un casto bacio sul punto colpito. "Ecco, ai bimbi si da sempre un bacino sulla bua. Cos'altro ti fa male?" "Qui." Dice, indicandole il petto. "Avvicinati che diamo un bacino anche lì." Lui sta al gioco per un attimo, poi la blocca. "La mia piccola ammalata ora riposa, d'accordo? La nottata è stata molto difficile e lunga e non hai dormito molto.." Le si avvicina e le bacia la fronte, è ancora calda ma fortunatamente non come nelle ore precedenti. "Ecco, bacino alla bua dato." Si congeda spiegandole di dover organizzare qualche riunione in smart working ed esce dalla camera, ma appena separati, un unico pensiero attraversa entrambi.
"Dannazione.. Non riesco a starle vicino senza volerla baciare.. Toccare.. E sentire le sue labbra sul mio petto, mi ha fatto paura, ho temuto che potesse sentire i battiti accelerati del mio cuore per l'emozione che mi ha dato.."
"Quel suo bacio.. Ha il potere di stendermi. Ma mi sembrava tanto un pretesto per una fuga, come se mi temesse. Eppure ho sentito chiaramente i suoi battiti aumentare mentre mi avvicinavo a lui.. cos'altro c'è che non capisco di Matt?"
Oltre un'ora dopo si ripresenta in camera, con un vassoio su cui sono disposti del thè caldo con biscotti danesi, yogurt greco e frutta fresca, una spremuta di agrumi e un croissant. Sara sembra dormire, ma appena lo sente, apre gli occhi.
"Non volevo svegliarti, scusa. Ho pensato che mangiare rientrasse negli obblighi del giorno, sicuramente qualcosa può farti bene, ma non conosco i tuoi gusti e ho pensato ad una colazione intercontinentale che ti ricordasse casa tua, anziché uova e bacon in questo momento.." Quella versione casalinga e domestica di Matt mette entrambi in difficoltà. "Accidenti, io tutta questa roba la mangio in tre giorni.." "Beh, ma devi mangiare se vuoi stare meglio e tornare all'ospedale. Non credi?!" "Sì, ma non ci sono abituata. Berrò solo il thè e mangerò il croissant.. contento??" A Matt viene un dubbio, ma non vuole essere indiscreto e ferirne l'orgoglio, vuole comunque sapere di più di come e dove vive quella ragazza che ne ha rapito l'attenzione. "Senti, pensavo ad una cosa, se mi dai l'indirizzo e le chiavi di casa potrei passare a prenderti qualcosa di tuo intanto, giusto per avere qualcosa qui con te.." Anche se si mostra calma e comprensiva, la voce interiore di Sara grida allerta! "Sei molto gentile, ma manderò un messaggio alla mia vicina di casa. Ogni tanto le curo il bambino quando è compatibile con i miei turni. Le farò lasciare un piccolo bagaglio in ospedale, puoi recuperarlo lì se vuoi.." Ecco servita la domanda che voleva porle: "Fai anche la baby-sitter?" "Uhm.. Sì, e mille altre cose. La vita qua è cara e gli specializzandi forse non sai.. Pagati una miseria.." Ad ogni parola di Sara i dubbi di Matt trovano conferme. "Potrei aiutarti io, se vuoi.." L'orgoglio, questa bestia che spunta quando invece dovrebbe solo dormire. "No, no. Cos'altro dovrei accettare da te? Un vitalizio? Non scherziamo.. Mi hai già offerto un bellissimo appartamento.. E le tue cure. Va bene così, davvero." "Nessun vitalizio, pensavo che appena starai bene potresti aiutarmi con la casa, magari un paio di volte a settimana, al posto di correre avanti e indietro per la città.. Per 75$ al giorno. Raddoppialo per due e moltiplicalo per 4. che ne dici?" Sara fa un conto rapido: è quasi uno stipendio in più. "Quando starò meglio, ci penserò." Ma sa già che sarà un sì.
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La Stanza al 5° piano.
RomanceMatt Cole è un affascinante imprenditore di Seattle, uno a cui la vita ha dato tutto, ma a cui ha tolto anche la dignità tra le pareti scarlatte di quell'appartamento. Sara De Luca piomberà nella sua vita, sconvolgendo il suo precario equilibrio.