11.

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JORGE.
Sono solo due giorni che non vedo Martina. Non so esattamente cosa sia accaduto tra noi, è come se il tutto si fosse 'raffreddato'. È vero che siamo confusi entrambi, non sappiamo cosa vogliamo e proviamo e siamo due animi così. Animi tormentati, impauriti dal pensiero di dover fare i conti con il nostro passato prima o poi...

Ma perché dobbiamo farci paura a vicenda? Perché con lei non può essere tutto semplice come era con Bea?
Perché lei non è come Bea. Lei non è una semplice. Lei è un labirinto in cui sembra di perderti, ma in realtà è con lei che ritrovi te stesso.
Dio mio Jorge, ma perché non le dici semplicemente che la ami? Perché?

Con i pazienti di oggi, mi è sembrato di essere scorretto. Non li ascoltavo, ero troppo perso nei miei pensieri e non vedevo l'ora di rientrare a casa.
Adesso sono qui, sul divano e non faccio che pensare a lei.
In più sento ancora di più oggi la mancanza di mia madre. Non ho mai detto molto di lei. Di ritorno dal lavoro, ogni sera passavo da lei in ospedale. Stava male da tempo a causa di un tumore e dopo una delle ultime operazioni aveva subito un grosso trauma ed era andata in coma. Io mi sono sempre rifiutato di staccarle la spina. Se c'era una minima possibilità che si sarebbe risvegliata, io non volevo perderla. Mi ancoravo a questa piccola speranza...che poi si è frantumata in mille pezzi.

Mi sono sempre preso cura di lei, faceva parte della parte nascosta della mia vita, nessuno ne sapeva niente. Come dicevo all'inizio, non parlo mai di me.

Bussano alla porta, vado ad aprire e trovo l'ultima persona che avrei pensato di trovarmi davanti agli occhi : mia sorella Anita.
Cosa ci faceva lì? Dopo la morte di papà, era scappata di casa e ora si ripresentava alla mia porta?

<< Jorge!>> si butta tra le mie braccia.
<< che ci fai tu qui? >>
<< pensavo fossi felice di vedermi!>>
<< Anita, sei sparita da sei anni e ora piombi qui per non so quale motivo...cosa vuoi?>>
<< resti sempre il solito. Mi fai entrare?>>
<< entra.>> sono incazzato e nervoso.
<< ho saputo della mamma...>> dice diventando triste.
<< ah si? Hai saputo? Peccato che tu non c'eri quando lei ne aveva bisogno e stava male. Sei scappata come una codarda.>> urlo e sputo la nuda e cruda verità.
<< Jorge, fratellino...io vorrei che tu capissi. Dopo la morte di papà sono stata molto male, avevo bisogno di stare sola, il dolore era troppo...>>
<< non si scappa dalla sofferenza. Si affronta. Non ti sei minimamente preoccupata di nostra madre o di me. Hai pensato a te stessa.>>
<< e allora?>>
<< e allora va via da casa mia...io e te non abbiamo assolutamente nulla da dirci. Hai fatto le tue scelte e ora ti prendi anche le conseguenze.>> le apro la porta e faccio segno di uscire. Non voglio sentire nemmeno una minima parola in più uscire dalla sua bocca.
Lei mi guarda acida e se ne va. Sbatto la porta e sento una rabbia in corpo che mi fa bruciare.

Mi sono sempre dovuto fare carico di tutto e non mi sono mai potuto prendere il lusso di vivere il mio dolore, di lasciarmi andare e ora lei pensa di arrivare qui e sistemare tutto con due belle parole? Non se ne parla proprio.
Senza nemmeno accorgermene, butto per terra il bicchiere che avevo lasciato sul tavolino che si rompe totalmente.
Quel rumore del vetro che si spacca è soddisfacente. Vorrei buttare giù tutto.

Mi squilla il telefono. Martina. E ora cosa cazzo vuole lei? Ci mancano solo lei è i suoi problemi. Rispondo.

- dimmi Martina, che vuoi?
- noto con dispiacere che ho fatto male a chiamarti.
- non metterti anche tu a fare storie e dimmi cosa vuoi.
- non voglio nulla Jorge, avevo solo voglia di sentirti per dirti che mi mancavi, ma lascia perdere. Ciao.

Mi chiude il telefono in faccia. Giustamente. Realizzo quello che ho detto e sono proprio un grandissimo coglione. Provo a richiamarla, ma non mi risponde. Sono il triplo nervoso ora. Prendo il cappotto e vado a prendere aria, se resto un altro po' in casa divento pazzo.

MARTINA.
Non so per quale motivo mi sono illusa di poter costruire qualcosa con Jorge. Mi ha trattato una merda, non sembrava lui è ci sono rimasta davvero molto molto male.

Perché tra noi tutto deve essere così complicato? Vorrei tornare indietro e non innamorarmi e farmi bastare quei momenti semplici in cui lui mi stava accanto e ogni cosa andava per il verso giusto.

Stasera esco con Cande, andiamo al karaoke con alcuni suoi amici. Spero di riuscire a non pensare a Jorge.

Arriviamo al locale, sembra tranquillo. Ci sediamo al nostro tavolo e mi presento agli amici di Cande. Sono simpatici e anche degli ottimi cantanti. Uno di loro che si chiama Marco, si siede accanto a me e iniziamo a parlare. È davvero carino. Occhi azzurri, capelli biondissimi, gioca a pallavolo, è altissimo ed ha un bel fisico.
Lo avevo detto che stasera volevo un po' lasciarmi andare, perciò bevo qualcosa con lui e mi trovo bene a parlargli.
Non so perché, ma mentre parliamo penso a come farebbe Jorge, a cosa direbbe. Basta Martina, smettila sei patetica.
Hai davanti ai tuoi occhi uno splendido ragazzo e pensi ancora a quel disastro?

Perché mi sono legata così tanto a Jorge?
Jorge.
Che ci fa lui qui?
Lo vedo entrare e andare direttamente verso il bancone. Non si è accorto di me, Cande mi fa segno di andare verso di lui, ma io non voglio. Resto accanto a Marco, ridiamo e scherziamo ma tengo sempre un occhio su Jorge. Vorrei che mi notasse.

Marco mi chiede di andare a cantare una canzone e saliamo su quel piccolo palco. Sto morendo di vergogna.
Inizia la base. Cantiamo "Rewrite the stars".
Jorge si accorge si me e mi fissa per tutta la canzone, io cerco di guardare Marco e alla fine della canzone lo abbraccio.

Scendiamo dal palco e Jorge viene verso di me. Si avvicina timido, con le mani in tasca.
<<ciao...>> mi dice guardandomi dalla testa ai piedi.
<< ciao, scusami ma devo andare. Mi stanno aspettando.>> dico facendo segno verso Marco e gli altri.

Lo lascio lì senza nemmeno dargli un attimo per rispondere.

Cande, da stronza lo chiama a venirsi a sedere con noi e lo presenta a tutti. Io sono seduta sulle ginocchia di Marco mentre lui mi tiene dai fianchi. Marco mi piace. Si. Mi piace.
Passiamo la serata ignorandoci, o meglio, lui mi cerca con lo sguardo e io lo evito. È così che funziona tra noi, un continuo rincorrersi.

Angolo autrice.
Ehii, ci ho messo un po' ad aggiornare perché ho provato a scrivere e riscrivere il capitolo che non mi convinceva.
Finalmente Jorge fornisce qualche dettaglio della sua vita e il passato bussa alla sua porta. Martina, sta diventando una bella stronzetta.😏
Spero vi piaccia. Grazie a chi legge, vota e commenta.
Love u💓
A presto!

Ossigeno puro. [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora