12.

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JORGE.
Ma io dico..perché? Perché devo sempre perdere le migliori occasioni? Martina voleva stare con me e io l' ho allontanata solo perché ero incazzato per quella cretina di mia sorella.
È sempre così che faccio, quando qualcosa di bello mi capita tra le mani e potrei tenerla per me, finisco per avere le mani di ricotta, come si suol dire.

Averla vista stare bene tra le braccia di un altro, mi ha fatto male come un calcio dritto nello stomaco che in un primo momento non ti lascia nemmeno respirare dal dolore.

Stasera Diego mi ha detto che Lodo, la sua ragazza ci ha invitato ad una festa per il suo compleanno e sono certo ci sarà anche Martina. Me l'immagino già con quel biondino che fa il perfettino mentre si guardano e ridono. Che fastidio.
Ma perché sto diventando geloso? Non lo sono mai stato, ma ora...ora la gelosia mi divora e mi fa perdere il controllo. Questa ragazza non ha fatto che farmi perdere il controllo.

Diego viene a prendermi, lo raggiungo in macchina velocemente.
<< ehi Blanco, sei pronto a divertirti?>>
<<Diego, dimmelo subito se c'è Martina, perché in tal caso non vengo e resto a casa.>>
<< cosa credi? Che io sappia ogni cosa? E poi che fastidio ti dà quella ragazza?>> dice il mio migliore amico ridendo.
<< meglio che sto zitto, và...>>

Arriviamo alla festa e mi guardo intorno. Siamo in un locale assurdo, forse uno dei locali più in di tutta Buenos Aires...Lodo dovrà essere ricca per permettersi di festeggiare qui.
Diego corre dalla sua ragazza e come a solito mi riduco a sedermi al bancone e a prendere qualcosa da bere.
C'è tanta gente che balla, guardo in pista alla ricerca dei suoi occhi. Perché? Perché la mia mente deve essere così contorta dal desiderarla e volerla evitare allo stesso tempo?

Non la trovo, forse non verrà.
Ecco. Come non detto. Entra mano nella mano con quel Matteo, Mark, Marco...non ricordo come si chiama.
È meravigliosa. I suoi occhi brillano anche con le luci soffuse, lei saluta tutti e poi si accorge di me. Mi saluta con la mano e fa un sorrisetto. Nulla di più.

Che faccio? Sto fermo qui?
La raggiungo per salutarla, non può liquidarmi con un sorrisetto.
È abbracciata al suo ragazzo. In questo momento lo invidio da morire, dovrei esserci io così vicino a lei.

<< ciao ragazzi.>> dico sorridendo come un falso.
<< ciao Jorge.>> dice il tizio.
<< ciao...>> dice lei mentre abbassa lo sguardo. Dio quanto è bella.
<< vi va di bere qualcosa?>> chiedo e Marco mi appoggia e mi segue al bancone mentre tiene Martina per mano.

Lei non prende nulla. Io e lui beviamo, poi arriva un suo amico crede e attaccano a parlare. Martina sembra tremendamente annoiata e io non so che dire né che fare.
<< allora come procede?>> le chiedo. Ma procede cosa? Ma come mi escono queste cazzate?
<< ehm bene direi. Tra università, tirocinio e tutto il resto sono abbastanza impegnata.>>
<< ah, capito.>> annuisco e metto le mani in tasca.
<< e tu? Stai bene?
<< tiro avanti...>> Lei mi guarda interrogativa e sta per dire qualcosa, ma poi arriva quel Marco che la bacia davanti ai miei occhi.
Sento una fitta al cuore e lo stomaco inizia a bruciare. Butto giù un altro bicchiere di whisky.

<< andiamo a casa?>> sento il ragazzo sussurrare al suo orecchio. Ora impazzisco. Che devo fare?
Faccio finta di sentirmi male, come se avessi una fitta allo stomaco. Ma poi in fondo è la verità; vederla con lui mi fa male.
Lei viene subito verso di me allontanandosi dalle braccia di Marco.
<< Jorge, tutto bene?>> dice impaurita.
<< credo sia meglio che io vada a casa.>> dico e la guardo negli occhi. Era da tempo che i nostri occhi non si incrociavano. Mi mancava.
<< ma non puoi guidare se non stai bene, dammi le chiavi che ti accompagno io.>> dice.
Io le tirò fuori dalla giacca e lei avvisa il fidanzato.

Mi viene da ridere, è così impacciata e nervosa mentre guida. Non smette di chiedermi come sto.
Arriviamo a casa mia. Lei sale con me, lascia le chiavi sul mobiletto.
<< ora vai a riposare, credo che hai bevuto troppo.>> mi rimprovera.
<< tu ritorni alla festa?>> le chiedo.
<< ehm no...c'è Marco che mi aspetta a casa. Sta da me stasera.>>
<< ah... capisco capisco.>>

Mi alzo dal divano e vado verso di lei. Le prendo la mano.
<< non andare...>> le dico come un disperato e mi avvicino al suo viso. Le punte dei nostri nasi si sfiorano, lei cerca di distogliere gli occhi.
<< Jorge, Marco mi aspetta...>> si allontana e apre la porta. Io mi sento senza forze, la lascio andare.

MARTINA.
Esco da quella porta sapendo che me ne pentirò. La mia testa dice Marco, il mio cuore dice Jorge. E a chi dare retta? Alla parte lucida e razionale o alla parte travolgente?

Con Marco ormai stiamo insieme da un mesetto e sto bene con lui. È tutto così semplice e lineare, mentre invece con Jorge è andato tutto a rotoli e i suoi occhi sono sempre troppo complicati...ma perché le cose difficili sono così belle?
Maledette cose contorte.

Ritorno a casa e Marco non c'è. Lo chiamo e non risponde.
Mi metto a dormire e domani farò accadere un guerra. Non può pensare di sparire così.

Mi sveglio presto e controllo se ci sono dei messaggi di Marco. Nulla.
C'è un messaggio di Jorge. Era prevedibile.
- scusami per ieri sera. - ha scritto.
- nessun problema, non preoccuparti.
- Martina, mi posso fare perdonare?
- che vuoi fare?
- stasera cena da me, cucino io...ti va?
Scoppio a ridere al pensiero di Jorge che cucina. È negato.
- mmh va bene, ma solo se mi prometti che non manderai a fuoco la cucina.
- non posso garantire ahahahahha, a dopo.

La giornata passa in fretta, sono felice di passare del tempo con Jorge , ma ho anche paura che possa essere una cattiva idea. So bene che quando sono accanto a lui, sono imprevedibile.
Metto il nuovo vestito nero che ho comprato, un paio di sneakers, la giacca di pelle e metto un ferretto tra i capelli giusto per tenere fermo il ciuffo.

Arrivo a casa di Jorge, lui viene ad aprirmi. Ha messo un grembiule per cucinare e sotto si vede la camicia azzurra sbottonata. Martina, non iniziare.
<< vieni, entra e mettiti comoda, io corro a vedere la roba sui fornelli.>>
Rido e lo guardo correre impacciato in cucina. Tolgo la giacca e lo raggiungo, sono troppo curiosa di vedere cosa sta combinando.

Mi guarda entrare in cucina mentre mescola una salsa.
<< e questa cos'è?>> chiedo.
<< una salsa messicana, stasera si mangia come nella mia terra.>> dice fiero, cala un cucchiaino nella salsa e la assaggia e ne pare estasiato.
<< posso provarla pure io?>> giro dal lato dei fornelli.
<< ma certo, tieni.>> ne prende un cucchiaio e me porta alla bocca per farmi assaggiare.
<< ma è piccante!>> urlo io. Lui scoppia a ridere.
<< hai mai visto qualche piatto messicano non piccante. Il cibo è l'esatta allegoria degli abitanti del messico. Questa salsa è piccante quanto me.>> dice malizioso e scoppia a ridere.

Vorrei dirgli che ha perfettamente ragione e che ora inizio ad avere caldo.
Finisce di cucinare, intanto beviamo un po' di vino.
Si toglie il grembiule e resta con la camicia che è praticamente quasi interamente sbottonata. Martina, basta, non guardare.
Lui se ne accorge.
<< scusa non me ne ero accorto.>> ride e si ricompone. Ma non disturbarti a chiudere la camicia, vorrei dirgli. Preferisco tacere e sedermi a tavola.

<< ti piace?>> mi chiede curioso e interessato.
<< molto, non pensavo fossi così bravo.>>
<< mai sottovalutarmi Stoessel, mai.>> mi guarda.

La cena procede e parliamo. Mi sembra sereno e mi piace ridere con lui.
Che cretina sono stata ad allontanarmi? Perché non ho scelto lui?

<< vediamo un film?>> gli chiedo. Non ho voglia di andare via.
<< certo. Ogni tuo desiderio è un ordine.>> ride.
<< scelgo io, ovviamente.>> vado verso il divano e mi segue lamentandosi. Controllo un attimo il telefono e trovo due chiamate perse di Marco. Dovrei richiamarlo. Jorge mi guarda.
<< qualcosa non va?>>
<< devo fare un attimo una telefonata.>> dico alzandomi. Lui annuisce. Marco di nuovo non mi risponde, ritorno da Jorge. Sono un po' nervosa.

<< ci sono.>> dico. Lui si siede sulla poltrona e mi lascia il divano libero.
Non mi piace questa distanza tra  noi. Per niente.

Il film comincia. Ogni tanto distolgo lo sguardo dallo schermo e trovo sempre il suo sguardo posato su di me.

Ossigeno puro. [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora