ALL I REALLY CARE IS YOU WAKE UP IN MY ARMS

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Arrivò presto l'ultima puntata del Festival di Sanremo e fu ancora più emozionante e bella della prima : i BTS avevano preparato un mash-up dei loro 5 brani più famosi, si esibirono ballando e cantando, e tutto fu assolutamente spettacolare; gli ascolti, gli applausi e la standing ovation furono ancora più numerosi rispetto alla prima puntata.
Mentre stavamo tornando verso le nostre rispettive location, Jungkook mi sussurrò all'orecchio: "I want to stay with you, tonight" ,e così, invece di ritornare nel suo letto, si intrufolò nel mio. Facemmo l'amore,  più volte, e quando ancora i nostri corpi erano intrecciati l'uno con l'altro,  mi guardò con quei suoi occhi a mandorla e mi disse: "saranghe". Prima di dormire, mentre ero sdraiata sul suo petto nudo e lui mi faceva le coccole, mi disse una cosa che mi fece capire come tutte quelle persone che mi avevano sempre reputata pazza, con sogni impossibili e irraggiungibili si sbagliavano, perché io ci avevo proprio fatto centro.
"Sai,mi hai colpito dalla prima volta che ti ho vista in foto. Nessuno dei ragazzi aveva prestato molta attenzione alle foto che ci avevano fatto vedere di te, perché è abituale avere traduttori che siano anche ragazze, ma non so perché quel pomeriggio non feci altro che guardare i tuoi profili social, video su Youtube,  Wikipedia ecc. Più ti guardavo e più ti volevo. Anche i ragazzi si erano accorti che ero strano perché non facevo altro che parlare dell'Italia e degli italiani, o aggiornare in continuazione i tuoi profili. Poi però quando ti ho vista di presenza mi sono bloccato: non riuscivo a far nulla, né parlarti, né scherzare,niente, ci provavo, ma nulla. "
"E come hai avuto ,allora, il coraggio, di lasciare il biglietto davanti alla mia porta?" chiesi io, curiosa.
"I ragazzi si sono accorti che ero di malumore l'altro giorno, e mi hanno chiesto cosa avessi.  Prima ne ho parlato con Namjoon e poi anche gli altri si sono uniti al discorso. Ho spiegato la situazione e mi hanno detto che era palese che anche tu provassi qualcosa per me, e che dovevo sbloccarmi e darmi da fare al più presto, perché stavo sprecando solo tempo. È anche grazie a loro se siamo qui adesso..." mi rispose.
"Allora li ringrazierò domani anche io " risposi ridendo, e poi ci addormentammo abbracciati al calduccio.
I giorni seguenti furono brevi ma intensi : passavamo la maggior parte del tempo o in autobus per spostarci da una città all'altra o a provare prima dei concerti. Non avevamo molto tempo libero ma gli feci comunque vedere il centro di Milano, che era la prima tappa in Italia. Con il passare dei giorni avevo anche imparato a conoscere i ragazzi, uno per uno : Jimin era la mia metà,  simile a me caratterialmente, sempre d'amore e  d'accordo; Jin era la persona con cui amavo ridere e scherzare, e per via della sua risata contagiosa e delle sue battute fantastiche, riusciva sempre a strapparmi un sorriso; poi c'era Yoongi, unico nel suo genere, silenzioso, ma con un gran cuore ; Tae era il più dolce, premuroso e gentile ; poi Namjoon, che mi trattava come la sorellina del gruppo, sempre pronto ad ascoltarmi e consigliarmi; infine Hobi, sempre sorridente, carino e simpatico. Quando stavo con loro mi sentivo in famiglia, nessun imbarazzo o paura, solo me stessa, e mi accettavano così per come ero. L'unico di cui mi preoccupavo e che temevo era il loro manager, sempre attento a tutto. Volevo ottenere la sua fiducia, quindi quando era nei paraggi ero sempre molto composta, impostata e rispettosa, più del solito. Durante il concerto a Roma, mentre io guardavo incantata lo schermo montato dietro le quinte, di tutta quella folla che si scatenava al suono delle voci dei sudcoreani e alla vista delle loro coreografie mozzafiato, venne da me e io sussultai. 
"Vieni con me, questo è il posto migliore dove poter veder tutto bene" disse.
Lo seguii e mi portò in un posto meraviglioso: avevo i brividi per la magnificenza del tutto e le lacrime agli occhi per l'emozione così grande che mi trasmettevano. Ero così grata di quel regalo che lo ringraziai tantissimo. Forse, pensai, potevo farcela a conquistarlo e a ottenere il suo consenso per la storia mia e di Kookie.

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