L’indomani partiamo presto, alle sei e mezzo siamo già a bere il nostro caffè nella miglior caffetteria della città. Ovviamente, se non è il meglio, non lo prendiamo.
“Riuscirai a resistere tre giorni solo con me? Senza cellulare, internet, senza donne!” commenta Matteo finendo il solito macchiato.
“Teo, scusa la volgarità, ma anche se non scopo per quattro giorni, non mi succede nulla” e scoppiamo a ridere.
Saliamo in auto, e come sempre guido io. Teo non ha voglia, preferisce dormire e a me guidare non spiace, mi piace sentire il pedale dell’acceleratore sotto di me, vedere l’auto che aumenta di velocità e il paesaggio scorre veloce, quasi stesse cercando di sfuggirmi alla vista.
Forse staccare la spina mi farà bene.
Sapete, ho ripensato molto alle parole di mia madre e di Matteo, soprattutto a quelle del mio amico.
La cosa che più mi piace di lui è la sua capacità di calmarti, le sue parole hanno un potere terapeutico. Diciamo che se credessi al karma o all’aura, potrei dire che emana positività e tranquillità da ogni angolo lo si guardi.
Siamo come le piccole pesti, solo che al posto di avere sette anni o giù di lì ne abbiamo una ventina.
Dopo due ore di viaggio arriviamo nello chalet della famiglia di Matteo. Una deliziosa abitazione in legno strutturale, col metodo di costruzione conosciuto come “Blockhaus” , che consiste nella sovrapposizione orizzontale di tronchi o travi per le travi. State pensando alla casa del nonno di Heidi? Esatto, proprio quella, solo più grande.
“Teo, non è che adesso entriamo e ci corre in contro Nebbia abbaiando mentre il Vecchio dell’alpe è vicino al fuoco con un pentolone colmo di latte per preparare del formaggio?”.
“Mi hai scoperto, non ti si può nascondere nulla Nico!” risponde sorridendo “E se vai dietro la casa, abbiamo costruito una stalla io e il Vecchio, perché sappiamo quanto adori alzarti all’alba a spremere le mucche e portare le pecore al pascolo”.
Ci guardiamo e scoppiamo a ridere, gli do una pacca sulla spalla e gli sfilo le chiavi dalle mani “Entriamo piccolo pastorello” gli dico “ la mia vescica chiede pietà!”. Mi ferma, m’indica l’albero e dice “Hai mai visto il bagno nella casa del vecchio?” “No Teo, non ci penso nemmeno” commento ridendo.
Come prima cosa andiamo a fare la spesa, sia il frigo che il reparto alcolici è deserto, è fuggita anche la palla di fieno per la troppa solitudine.
Una cosa che subito mettiamo nel carrello è la birra, seguita da una bella dose di caffè.
“Nico, stiamo via tre giorni” commenta Matteo.
“Lo so, e questa è la dose giusta di caffè per tre giorni” affermo deciso.
“Un pacco al giorno di caffè è la dose giusta?!” la sua faccia oscilla tra lo sbalordito e il rassegnato “Sei peggiorato dall’ultima volta che siamo andati in vacanza assieme allora!”.
“Zitto e cammina, ognuno ha le sue abitudini” gli rispondo facendolo sedere sul bordo del carrello “Sai cosa facciamo adesso?”.
“Mmh... vedendo dove mi hai messo devo anche indovinare?”.
“Diamo inizio alla corsa tra gli scaffali!” commentiamo all’unisono.
Ci divertiamo con poco, come due bambini. Il lato negativo è che la gente ci guarda male, una vecchietta ha commentato in un bell’accento nordico che siamo due scansafatiche, che è normale che noi giovani non combiniamo mai nulla se continuiamo a comportarci come perfetti idioti. Matteo ed io ci guardiamo, poi torniamo a fissare la vecchietta, e per tutta risposta lanciamo un coro di incitamento.
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We weren't born to follow
Teen FictionQuando puoi avere tutto dalla vita, non ti rendi conto del valore di nulla. Questo è il mio stile di vita. Questo sono io.