Il diavolo veste Davis

43 2 0
                                    

Uno dei pochi detti che considero vero dice che buon sangue non mente, e nel mio caso sono orgoglioso di dire che ho preso tutto da mia madre.

Lei è Susanna Davis, è a capo del giornale più importante della nazione “National People”. Non è un quotidiano qualunque, è il suo.

Quando aveva circa venticinque anni, decise che fare della sua vita, sarebbe diventata una giornalista e direttrice di una rivista.

Dopo essere uscita brillantemente dall’università di Yale, decise di tornare in Italia e fondare un quotidiano italo- straniero per la gente che non era solo interessata alle vicende del proprio paese, ma voleva essere informata anche dei fatti esteri; gente che voleva vedere un altro punto di vista , forse più obiettivo e distaccato; gente che voleva un altro punto d’appoggio che gli permettesse di riflettere e crescere, di decidere e valutare giacché adulti coscienti nel pianeta terra.

Sono queste le convinzioni di madre, che abilmente ha reso anche mie.

Difatti mi considero un ragazzo di mondo, non ho limiti valutativi e conoscere ciò che succede attorno a me per me è fondamentale.

Ma non è solo questo il motivo per cui sono fiero di lei, un altro motivo, forse il più evidente è la caratteristica genetica che ci porta ad essere propensi per essere persone severe e sopra le righe, siamo sempre nell’occhio del ciclone.

Sa essere un capo severo, che pretende molto dai suoi dipendenti perché ci tiene alla qualità del lavoro, ma allo stesso tempo non trascura la sua immagine e riesce a essere sempre sulla bocca di tutti, permettendo così al suo giornale di non cadere mai.

Beh, diciamo che nel mio piccolo riesco anch’io a tenere alto il nome dei Davis, anche perché (in) volontariamente sono spesso sulle riviste di gossip.

Forse di questo la mia genitrice non ne è molto contenta, perché soprattutto in passato le ho procurato delle belle gatte da pelare, le stesse gatte che mi hanno dato la fama che ho.

Fatto sta che ogni tanto collaboro alla sua rivista, mi occupo della pagina giovanile delle tendenze, e almeno un paio di ore a settimana devo mollare la mia vita mondana e recarmi in redazione a produrre qualcosa di buono e soddisfacente, qualcosa che sia all’altezza di Susanna Davis e di National People .

Guai se fallisco o se sono sotto tono, in quelle mura perdo l’identità di figlio e assumo quello di dipendete free lance che deve spremere fino all’ultima goccia per un pezzo ottimo.

“Non esistono pezzi discreti o soddisfacenti in questo giornale” dice Susanna “qui esistono solo pezzi ottimi, perché noi siamo il miglior quotidiano sul mercato, abbiamo uno standard da mantenere e dei lettori esigenti da soddisfare, non siamo una qualunque rivista patinata piena di menzogne, quindi armatevi di penna e talento, voglio vedervi sudare e produrre un pezzo eccellente, e finché non ce l’avrete voi starete qui. Buon Lavoro”.

Questo discorsetto d’incoraggiamento è sempre contornato da un silenzio ricco di tensione, dai suoi tacchi che seguono il suo andare lento ma deciso, e dai suoi occhi brillanti di sicurezza.

Sono le dieci di Venerdì mattina, un fresco venerdì di fine Aprile e la riunione per l’approvazione della bozza del giornale sta per iniziare.

Sono tutti parecchio in ansia, perché il grande capo sta per arrivare e sì, è molto esigente.

Sto sorseggiando il mio caffè nero e mi diverto a osservare come siano tutti in trepidazione e continuano a trovare imperfezioni sui loro lavori.

“Ehi giovane Davis” mi dice Lucas, l’addetto alla cronaca rosa del Regno Unito “tu di cosa ti sei occupato questa volta?”

“Io non mi occupo, sono le notizie che vengono a me” rispondo facendo l’occhiolino.

“modesto come sempre” commenta l’addetta alla politica americana Danielle.

“devo tesoro, altrimenti non riuscirò mai a conquistarti”.

“ Tu non conquisti un bel niente” commenta mia madre “ E ora bando alle ciance, iniziamo la riunione, abbiamo due ore di tempo, dopodiché andiamo in stampa”.

La riunione è stata una prova di abilità e concentrazione.

Per quanto riguarda la mia pagina, questa volta avevo il compito di fare un articolo sulla nuova dieta a base di alcool che spopolava tra i giovani, ho pensato fosse interessante esaminare come e in che modo questo fenomeno si stesse espandendo anche al di fuori dei nostri confini, che fascia di giovani colpisce, le motivazioni e ho concluso con uno azzardato paragone a qualche fenomeno del passato. Non è stata una delle cose più rischiose che io abbia mai trattato, però è un tema che sicuramente sa scatenare un acceso dibattito.

Mi sono piegato in due dalle risate quando è arrivato il momento di Lucas. Lui adora il principe Harry e le sue marachelle. “Quello scapestrato tiene vivi quei burrosi inglesi”. Mi piacciono da matti i pezzi di Lucas, sa essere obiettivo e ironico, sa far ridere e il suoi pezzi sono sempre una nota di allegria. Mia madre preferirebbe che fosse meno di parte, ma non l’ha ancora licenziato perché in fondo scrive pezzi seducenti, che sanno far divertire il lettore.

L’unica cosa che ha rischiato di mandare in frantumi la sua svizzera tabella di marcia sono state le foto riguardanti uno scandalo in Spagna.

“E tu queste le chiami foto? Con la macchina fotografica che ti ritrovi, dovresti fare dipinti, non carta straccia per incartarci il pesce! Con tutto quello che ti pago poi! Un bambino di sei anni saprebbe scattare foto migliori! Incapace!” e strappa le foto di fronte a tutti.

Allora il ragazzo si è alzato, e con molta compostezza “ Allora prenda il suo bell’aereo e se ne vada lei a fare le foto, invece di stare qua a criticare l’lavoro di altra gente, che si è sbattuta e non poco per essere all’altezza delle sue aspettative”.

Non vi dico il gelo che è calato e nemmeno l’espressione sul volto di mia madre. Personalmente me la stavo ridendo di sottecchi, nessuno aveva osato mai sfidarla sul lavoro, l’unica volta che un ex dipendente l’aveva fatto era finito a farsi sei rampe di scale col fondoschiena.

Che fine ha fatto quel fotografo? Lui è stato licenziato, ma il capo ha portato la sua macchina fotografica all ultimo piano dell’edificio (il quinto) e senza molti problemi l’ha gettata giù ed è tornata ai suoi affari Ed è per questo che il diavolo non veste Prada, il diavolo veste Davis.

We weren't born to followDove le storie prendono vita. Scoprilo ora