Alexander si volta, subito un sorriso nasce sul viso. “È difficile non notarvi sapete? E vi prego contenete la vostra gioia, sapevo sareste stati felici di vedermi”.
“Cosa ci fai qua?” domanda Francesco, fingendo bene che il suo arrivo non l’ha sconvolto.
“In Russia i ristoranti giapponesi non sono per niente di qualità, quindi ho pensato di fare un salto qua”.
“Sei spiritoso”.
“Vedo che avete riservato la sala solo per voi, posso unirmi?”.
“No, gli stronzi non sono ammessi, non l’hai notato il cartello all’ingresso?” chiedo sarcasticamente.
“Allora hai ancora la voce Davis”.
“Vedo che la terra del grande freddo non ti ha cambiato” rispondo “Ho una curiosità ora che ci penso. Il freddo ti ha congelato i neuroni marci o ti ha congelato l’unico neurone sano che hai? Pace all’anima del povero solitario. Deve essere dura per lui soffrire così tanto di solitudine”.
“Perché sei così cattivo Nicola, sono tornato in pace” dice ridendo. Lo fa con quel suo ghigno malefico, a voler intendere che lui di buono non ci ha proprio nulla.
Purtroppo la nostra interessante conversazione è interrotta dal padrone del locale, che con molta compostezza si avvicina ad Alexander e lo invita a uscire, perché ha spaventato i clienti. Se si rifiuterà, sarà costretto a chiamare la vigilanza. “Certo che me vado occhi a mandorla, vedo che qua non sapete riconoscere chi è davvero importante da chi non lo è” dice indicando nella nostra direzione.
Scuoto la testa in segno di negazione, non sono nemmeno sorpreso dal suo comportamento. Non è cambiato per niente, anzi forse è peggiorato.
“Mi scuso con lei signor Davis, sono davvero dispiaciuto che la vostra cena sia stata interrotta a causa di questo spiacevole e imbarazzante imprevisto” dice poi il gestore avvicinandosi, porgendo la mano in segno di scusa.
“Non si preoccupi, sono inconvenienti che purtroppo accadono” cerco di rassicurarlo, ma il suo volto è così triste e mortificato che nemmeno le parole di incoraggiamento di Matteo e Francesco riescono a farlo sentire meglio.
“So come farla stare più tranquilla” gli dico mentre siamo alla cassa a pagare.
Lui mi guarda confuso. Allora mi avvicino, non voglio che orecchi indiscreti sentano; e si sa, che delle volte anche i muri hanno le orecchie.
“Domattina alle 10.00 ci troviamo di fronte alla fontana con i delfini. Ho una persona da presentarle che se vuole l’aiuterà per rendere più sicuro il suo ristorante”.
“Signor Davis lei è troppo buono, non penso sia necessario. In fondo era solo un ragazzo, non penso possa fare del male” mi risponde lui ingenuamente.
“Si fidi. Mi conosce sa che non dico bugie. E lui non è un semplice ragazzo, è il peggio del peggio. I vizi una volta usciti dal vaso di Pandora si sono concentrati su di lui. Domattina lei venga, e mi ringrazierà”.
“Lo ascolti” interviene Matteo “Quello non è un tipo raccomandabile”.
“Voi come fate a sapere tutte queste cose su quel giovane?” domanda lui.
“Se lo sapesse, non vorrebbe ricordarlo” commenta Francesco “Lei stasera vada in internet e cerchi Alexander Tromi. E sono sicuro che domattina dopo la proposta di Nico si sentirà davvero al sicuro”.
“Con quel tipo meglio non abbassare la guardia, è capace di tutto” concludo “Ma non si spaventi, so che abbiamo detto cose dure, ma corrispondono a verità. Cerchi di dormire stasera. Le lascio il mio numero di cellulare, per qualsiasi cosa non esiti a chiamarmi”.
Usciti dal ristorante, nessuno di noi ha il coraggio di toccare l’argomento. Tutta quest’omertà non va bene, se cominciamo così Alexander vincerà sicuramente, lui gode nel vedere tutti paralizzati dalla paura, è il suo ambiente. È come il sangue per i vampiri, la sua fonte di energia.
“Sentite, dobbiamo cominciare a pensare a un piano” dico mentre siamo in aula “Non mi fa paura, ma mi chiedo cosa l’abbia spinto a tornare. I patti erano chiari e la situazione ben definita quando lasciò il paese tre anni fa. È venuto meno al patto, e qualcuno l’ha aiutato”.
“Non mi stupisce che abbia tradito un accordo” commenta Francesco. Matteo ed io confermiamo.
“La cosa più importante ora è mettere al sicuro le nostre famiglie. Quindi Fra chiama subito Silvia, dille che si prepari, stanotte e per le prossime ventiquattro ore non voglio che stia sola. Non dirle che è successo o la metterai in allarme. Domattina glielo diremo con calma, a colazione. Tanto domani non è il suo giorno libero giusto?” domando.
“Si ok Nico, ma non vedo cosa centri Silvia. Alexander non la conosce, non sa nemmeno della sua esistenza, non penso che rischi qualcosa”.
“La prudenza non è mai troppo amico” commenta saggiamente Matteo.
“Nico, però dimentichi qualcuno..” aggiunge Francesco.
Lo guardo confuso, ma subito capisco. “Giulia cazzo! È vero, porca miseria!” esclamo nervosamente. Lei invece Alexander la conosce eccome. Immediatamente mi trovo col cellulare in mano a comporre il suo numero. Suona libero. Uno, due, tre, quattro squilli. E rispondi cazzo. Al settimo squillo mi risponde con voce assonata.
“Pronto, chi è?” domanda con voce impastata dal sonno.
“Giulia sono Nicola. Scusa se ti ho svegliata”.
“Senti, non abbiamo più nulla da dirci, e non ti scuso per avermi svegliato perché..”. L’educazione prima di tutto lo so, ma n questo caso anche se non seguo il manuale non me ne farete una colpa.
“Alexander Tromi è tornato” le dico. Subito si zittisce “No, non è uno scherzo” le dico “Stiamo venendo da te, prepara una borsa, tu dormi da me stasera”.
Siamo arrivati, ma prima di entrare a casa ricordo a Francesco l’orario della colazione, raccomandandomi che sia puntuale.
Entriamo, Giulia è ancora sconvolta. Non riesce nemmeno a parlare, Matteo l’abbraccia e cerca di rassicurarla che da me non corre pericoli. A me non rivolge nemmeno la parola. Siamo in cucina, prima di andare a dormire le offro una tazza di camomilla, la accetta. Siamo soli.
“Senti Giulia, so che ce l’hai con me per quello che è successo alla festa di Francesco. Se non fosse stato per il suo arrivo confesso che non ti avrei chiamato, ma sappiamo entrambi cosa è successo prima che se ne andasse. Non voglio che tu corra pericoli, è un infame. Lascia che ti protegga. Ma sottrai l’ascia di guerra, per favore”.
Mi guarda i suoi occhi sono lucidi. “Anche tu sei un infame” dice singhiozzando “ Ma ho paura Nico, cosa lo ha portato qua?”.
So che hai paura Giulia, nemmeno io sono così calmo come voglio dare a vedere, penso tra me e me. L’unica cosa che posso fare, che devo fare, è abbracciarla. Mi è corsa tra le braccia tremante.
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We weren't born to follow
Teen FictionQuando puoi avere tutto dalla vita, non ti rendi conto del valore di nulla. Questo è il mio stile di vita. Questo sono io.