18 settembre, come scordarsi di quel giorno.
Arrivai a scuola cercando di iniziare al meglio quest'anno scolastico,indipendentemente da tutte le prese in giro.
Appena suonata la campanella entrai in classe con il mio solito viso scocciato è ansioso, e notai subito sul mio banco un biglietto nero , appena lo vidi pensavo fosse uno dei tanti bigliettini con scritto" a scuola si va con i vestiti che sono dentro l'armadio" "dislessica incapace"
Invece dopo averlo aperto, trovai solo un cuore, con all'interno due semplici parole "sei bellissima", appena le lessi iniziai a piangere senza un motivo,sorridevo e piangevo allo stesso tempo, quasi da sembrare pazza;
Per tutta la lezione sorridevo senza capirci più nulla,ero davvero contenta.
Arrivata l'ora di tornare a casa salì sull'autobus il solito gruppo di ragazzi, che erano abituati a lanciarmi pallini dai posti infondo del bus, ormai il loro passatempo preferito.
Dopo cinque minuti di viaggio iniziai a sentire i primi insulti "basta lanciare palline al maiale che dopo se li mangia" e cose del genere..
Tanto ormai ero abituata, anche se non ero abituato a sentire uno di loro dire "smettiamola ora".
Questo mi stupì davvero molto e fu davvero strano passare un tragitto abbastanza tranquillo per la prima volta,
Devo dire che fu un giorno davvero strano infatti.
Dopo aver mangiato ed essermi sdraiata sul letto iniziai a ripescare nel mio zaino quel bigliettino che aveva un qualcosa di magico, un qualcosa che mi faceva sorridere e mi faceva stare bene davvero per una volta.
Dietro al bigliettino trovai scritto in piccolo una frase, scritta con la penna rossa"se vuoi sapere chi sono, indaga".
Ero sbalordita è davvero senza parole, non sapevo cosa pensare e cosa dire, rimasi quindici minuti a osservare quella frase e a cercare di capire cosa davvero volesse significare quella frase, "dove avrei dovuto indagare? E come avrei dovuto farlo?".
Iniziai a dormire con il bigliettino costantemente nei miei pensieri, con mille dubbi su chi potesse averlo scritto, sul motivo per cui lo avesse fatto e se davvero vi fosse qualcuno che mi considerava bella oltre a mio padre.

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CAMPIONE
Short StoryDa piccolo tutti mi chiamavano campione, ora voglio toccare il cielo rendendo fiero mio padre.