Come ogni mattina mia madre bussò alla mia porta pronunciando la solita frase"Leti muoviti, che fra 20 minuti passa il bus".
Con quella frase iniziava la mia giornata.
Mi chiamo leti e ho 16 anni, frequento la prima superiore presso l'istituto "San Marco ", e si, sono stata bocciata.
Sono stata bocciata in un anno veramente complicato per me.
Esattamente un anno fa è venuto a mancare mio padre, per causa di una gravissima malattia ; da quel momento iniziai ad andare male a scuola, iniziai a mangiare meno,a uscire di meno, e a trovare "rifugio" in un paio di cuffiette nella solita canzone di Jovanotti.
Mi ricordo che andavo a scuola in pigiama, addirittura senza zaino, con una faccia che sembrava appena essere uscita da un film horror.
Da lì iniziarono tutti a prendermi in giro, prima in classe, poi nei corridoi per poi finire ad essere derisa da tutta la scuola.
Iniziarono ad offendermi sul mio fisico,ritenuto "schifoso", senza forme; iniziarono ad offendermi per il mio modo di fare, per ogni cosa che mi riguardasse.
Iniziai a pensare che forse tutta questa vita non avesse un senso, oppure che non fosse adatta per me.
Che forse questa vita non mi voleva, come non mi volevano i miei compagni e i miei amici.
Finalmente arrivò il 7 giugno, la scuola finì e iniziava l'estate, un estate in cui avevo solo voglia di divertirmi e di distrarmi da tutto quello che mi fosse accaduto, nonostante il forte dolore per mio padre, che piano piano aumentava sempre di più.
Mi mancava, mi mancava Proprio la sua figura, di quella persona che potevi anche avere 1000 brufoli ma ti diceva comunque che eri bellissima.
Con lui mi sentivo una rosa in mezzo ad un prato pieno di margherite, lui riusciva a farmi sentire speciale sempre, in ogni momento e Forse è proprio per questo che lo consideravo più di un padre.
Era speciale e unico, e forse in questo mondo di conformismo era troppo diverso.
Era l'uomo che rischiava la vita pur che aiutare qualcuno, non si tirava indietro nemmeno in casi estremi.
Era l'uomo che faceva sentire mia mamma una donna con la D maiuscola.
Peccato che la vita non premi la diversità e continui a essere piena di conformisti uguali senza un minimo di originalità.
Forse la vita è proprio questo, uno schifo.
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CAMPIONE
Short StoryDa piccolo tutti mi chiamavano campione, ora voglio toccare il cielo rendendo fiero mio padre.