Anna
13/09/2018Dentro la mia piccola camera dalle pareti lilla, la musica risuonava al massimo volume. Avevo premuto sul tasto con il "+" fino a quando arrivai al limite tollerato dai vicini.
Se non ricordo male, stavo ascoltando Non ti dico no, di Loredana Bertè. Era l'unica canzone che non mi faceva pensare a Nicole, perché dopo tre anni continuavo ancora a ricordarla, anche se non volevo ammetterlo. Non sapevo perché continuavo ad ascoltare quelle parole a ripetizione, e non sapevo neanche come una canzone d'amore avesse potuto non farmi pensare a quella ragazza che mi aveva fatto perdere la testa. Solo, quella canzone mi faceva pensare che un giorno "non avrei detto no" a qualcun altro: che un giorno sarebbe arrivata un'altra persona in questa mia vita e avrebbe stravolto tutto, una persona in grado di farmi dimenticare quella ragazza dai capelli color dell'oro, che mi avevano stregato come il Filtro d'Amore strega Ron Weasley ne "Il Principe Mezzosangue". Ma in quel momento non la stavo pensando per la prima volta in tutta la giornata, e ne ero felice. Stavo solo pensando a cantare la mia canzone, improvvisando un ballo molto imbarazzante davanti alla finestra. Quando, ad un certo punto la musica si fermò di colpo. Io sussultai, ho sempre avuto una tremenda paura che qualcuno entrasse in casa quando c'ero solo io. Per un attimo credetti che fossero davvero entrati i ladri, ma poi capii chi era appena arrivato. Mi voltai lentamente, lasciandogli capire che non era riuscito a farmi prendere un infarto.- Bella mossa Davide! – dissi a mio cugino, con le braccia incrociate sul petto.
- Cavolo! Pensavo di farti prendere un colpo! – rispose lui, facendo il finto deluso. Si avvicinò al mio letto color oceano, e ci si lasciò letteralmente cadere. Lo fa quando è preoccupato per qualcosa, e quel qualcosa ero io.
- Non ti dico no? Lo so perché ascolti quella canzone, è successo qualcosa? – disse Davide preoccupato, voleva invogliarmi a parlare. Effettivamente ne avevo davvero bisogno, credevo che una chiacchierata con Davide facesse sempre bene, quindi mi sedetti accanto a lui e iniziai a parlare.
- Oggi Nicole mi manca particolarmente, non so per quale motivo. E inoltre mia madre continua a dirmi di dimenticarla, come se fosse facile quanto andare al parco qua davanti. –
Mi resi conto di aver iniziato a piangere. Le lacrime mi rigavano le guance, ma non mi importava: mi ero appena resa conto di aver bisogno di parlare, quindi continuai.
- Certo, per lei è e sarà sempre tutto molto più facile: perché la sua possibiltà di innamorarsi di un uomo gay è minore del 10%. Invece per me è totalmente il contrario. Per lei è più facile dimenticare qualcuno, perché sa benissimo che dietro l'angolo ci sono miliardi uomini etero della sua età che aspettano solo che qualcuno si interessi a loro. Ma per me è diverso, per me è tutto più complicato: mi sono innamorata una volta e sono stata così male da non voler provare più questa sensazione. Mi fa così paura l'amore perché so che se abbassassi la guardia anche solo per qualche ora potrei innamorarmi da un momento all'altro di un'altra ragazza etero pronta a farmi soffrire di nuovo come ha fatto Nicole! -
Mi gettai tra le braccia di Davide, che erano l'unico posto dove stavo davvero bene, senza nessuna preoccupazione o ansia, senza nessun giudizio insolente nei miei confronti. In effetti, in quel momento la spalla di Davide era l'unico posto in cui mi sentivo di star bene, e probabilmente anche l'unico posto in cui volevo stare, mi sembrava tutto così sicuro quando ero con lui e credevo che nessun altro mi avrebbe mai fatta sentire così bene. Quello che non sapevo era che mi sarei ricreduta dopo pochissimi mesi...- Ehi Anna calmati, adesso ci sono io qua – mi sussurrò lui mentre mi abbracciava. MI strinse così forte da farmi sentire totalmente protetta, e piano piano smisi di piangere. Lui sciolse l'abbraccio solo quando mi calmai, ed io gli sorrisi: era l'unica persona che riusciva a consolarmi quando sentivo così tanto la mancanza di Nicole. Il suo ricordo è come un temporale: arriva all'improvviso e nessuno sa per certo quando andrà via. I ricordi che ho con lei mi formavano un nodo allo stomaco che non mi permetteva di stare bene, ma quando esso si scioglieva, mi ricordavo di quanto ero stata stupida a lasciarmi andare per poi ripensarla. Perché io sono una persona che non si lascia andare molto facilmente, una persona che preferisce non ricordare e stare bene che pensare anche un solo secondo per poi piangere per ore.
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300 km
Teen FictionAnna e Gioia sono due ragazze totalmente diverse, a 300 km di distanza. Forse sarà proprio questo che le farà innamorare...