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Gioia
15/09/2018

04:20.
Di notte.
Continuavo a rigirarmi nel letto, cercando di trovare una posizione che mi consentisse di restare sveglia. Quella notte avevo una matta voglia di vedere l'alba, perché io non ne avevo mai vista una. Volevo vederla e dipingerla, dipingere quei colori caldi su una tela, e impregnarceli per sempre.
Mi posizionai davanti alla finestra, con la mia tavolozza variopinta e la mia tela bianca, in attesa che il sole si palesasse.
Adoravo dipingere, riempire il bianco con ogni colore dell'arcobaleno. Dipingevo solo paesaggi, però. Quelli che vedevo e quelli che immaginavo, ma non sono mai riuscita ad immaginare un'alba così bella come quella reale. Volevo dipingerne una in un giorno speciale, perché ero convinta che sarebbe stata più bella rispetto a quella di un giorno qualunque. Quella notte, volevo riuscire a dipingerne una più per scaramanzia che per altro: ogni volta che iniziavo un rapporto di qualsiasi tipo facevo un dipinto su tela, e ogni volta che lo facevo il rapporto andava a finire bene. Volevo dedicare a Santiago una tela così importante quanto un'alba perché credevo davvero che quel rapporto sarebbe stato destinato ad un bel lieto fine, e la sua gentilezza mi sembrava così insolita: non mi capitava mica tutti i giorni di essere trattata così bene da uno sconosciuto!

04:40.
Sempre di notte.
Stavo iniziando ad avere sonno, i miei occhi erano socchiusi. Non mi importava, volevo dipingere quell'alba. Mi imposi di restare davanti alla finestra, con in mano il pennello e la tavolozza, e la tela bianca davanti.
Passavano i minuti, ed io ero rimasta lì, ferma, davanti a quella finestra. Volevo dipingere l'alba. Sentivo che era il giorno giusto, sentivo che era il momento giusto. Provavo ad immaginare i colori che avrebbero dipinto il cielo, illudendomi che mi avrebbero tenuta sveglia.

La porta di casa si aprì di scatto.
Qualcuno mise piede in casa, sembrava un ladro.
- C'è nessuno qua dentrooo? – urlò mia sorella Eva. Iniziò ad entrare in casa coi tacchi: era appena tornata, ed era ubriaca.
- Se la mamma non mi ha aspettata sveglia significa che non c'è... - continuò ad urlare. Mi immobilizzai, sembrava di essere in un film horror, me in realtà era solo casa mia.
Eva iniziò a camminare verso il corridoio, potevo sentire i tacchi che facevano lo slalom fra le mattonelle. Era ubriaca fradicia.
Faceva paura.
Sembrava il Joker.
In fretta e furia misi tutto apposto: nascosi la tela sotto il letto e la tavolozza dentro all'armadio. Poi me ne tornai silenziosamente sotto le coperte.

- Se mamma non è casa, chi avrà mai lasciato la luce accesa in camera? -
Dio! Avevo dimenticato la luce!
La spensi all'istante, e mi lasciai scivolare sotto la coperta. Ero immobile come una sardina, con la schiena verso la porta e il volto verso la finestra. L'unica cosa che desideravo era che Eva non entrasse nella mia camera...
- Oh, guarda. La mia sorellina ha spento la luce! Che facevi eh, dipingevi? Aspettavi l'alba? Uh, e per chi la dipingevi l'alba? Per quel figo che ti ha riportata a casa stamani? Credi davvero di significare qualcosa per lui? Come potrebbe un ragazzo del genere innamorarsi di te? Voglio dire, ti sei vista? Sei brutta, sei orribile. E nessuno vorrebbe mettersi con una come te. Sei bassa, sei mulatta. Non appartieni a niente, neanche a te stessa. Perché se io fossi in te lascerei perdere. Fai schifo, e lo farai sempre! – sproloquiò Eva, che ormai era arrivata alla porta della mia camera.
Iniziai a piangere silenziosamente, le lacrime iniziarono a inondare la mia faccia, e successivamente il cuscino. Senza emettere nessun singhiozzo, liberai una buona parte dell'acqua che bevvi quella sera. Perché dovevo vivere in quella casa, con quelle persone?! Avevo una sorella matta come un cavallo, e una madre totalmente assente che la venerava come una Dea. A nessuno interessavo, a nessuna di loro due sono mai interessata. Davvero mi meritavo tutto questo schifo?! Davvero?!

Tra una lacrima e l'altra mi sistemai sul cuscino.
Poi buio, mi ero addormentata.
Evidentemente non era il giorno giusto per dipingere l'alba.

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