Anna
15/09/2018Il sole filtrò dalle tapparelle, piombando proprio vicino al mio letto dalle lenzuola color oceano; la mia piccola sveglia gialla iniziò a trillare come un vecchio telefono degli anni novanta.
Come ogni adolescente medio, la mia voglia di tornare a scuola era pari a zero, ma non avevo molta scelta... Mi alzai con gli occhi semiaperti, infilai le mie ciabatte arancioni e andai ad alzare le tapparelle. La prima cosa che ho sempre fatto, appena mi sveglio, è aprire la finestra e concedermi qualche minuto per vedere ciò che mi circonda. Ciò mi aiutava per abituarmi alla luca del sole, fisicamente e interiormente. Il sole mi faceva sentire viva, mi faceva sentire felice di essere viva. Perché dovrà pur esserci un motivo per cui il sole, ogni mattina brilli anche per me. A diciassette anni, ancora non lo sapevo. Adesso, se quella mattina il sole non avesse brillato, forse non sarei dove sono adesso...
Stessi quei cinque minuti alla finestra per ammirare la "Grande Luce", per poi trascinare le mie gambe verso la cucina, per bere quella scarsissima tazza di latte che mia madre mi faceva trovare pronta ogni mattina. Lei, come al solito, era già uscita di casa per andare al lavoro. Non c'era traccia di lei in quell'appartamento, solo un piccolo bigliettino retto dalla tazza di latte, con su scritto:"
Il tuo latte giornaliero! Mi dispiace di non poter essere lì con te adesso... cerca di non fare tardi il primo giorno di scuola, e scrivimi appena rientri. Baci!
Mamma"Sbuffai... avrei passato un'altra giornata totalmente sola, con quei grandi dizionari di greco e latino. Mi sedetti sulla sedia davanti al bigliettino, e lo spostai delicatamente appoggiandolo sulla tovaglia a pois rossa e bianca. Poggiai i piedi sulla sedia davanti alla mia, e mi stropicciai gli occhi. Poi presi la scatola dei cereali che mia madre mi aveva lasciato sulla tavola e li versai dentro il latte. Iniziai a girarli con il mio cucchiaio azzurro: un regalo di Davide. Quando eravamo piccoli e andavamo in vacanza insieme in Sicilia, passavamo sempre in una stazione di servizio precisa, perché ogni anno vendevano posate per bambini di ogni forma e colore. In un particolare anno, mi innamorai di questo cucchiaio color azzurro cielo, proprio come quello dei miei occhi. Mia madre si rifiutò di comprarmelo, perché non ero riuscita a finire il pranzo. Mi ricordo che uscii dal negozio imbronciata, e stetti fuori da sola per tantissimo tempo. Dopo un po' uscì Davide dal negozio con le mani dietro la schiena e si avvicinò a me. Poi portò le sue mani davanti alla mia testa e mi mostrò quel bellissimo cucchiaio azzurro. Io lo afferrai subito sorridendo, e lui mi sussurrò: - La mia mamma mi ha dato i soldi per comprartelo! Ma dillo alla Zia solo quando sarai a casa, sennò può restituirlo! - Io lo abbracciai e lo ringraziai fino a quando mia madre non uscì dal negozio. Nascosi quel cucchiaio sotto la mia maglietta, e successivamente nelle tasche del mio zainetto. Lo rimpiattai con cura fino all'arrivo e, quando glielo mostrai si arrabbiò molto con sua sorella: la madre di Davide. Ancora adesso non riesco a fare colazione senza, e ancora adesso non posso non pensare alla fierezza nello sguardo di Davide quando mia madre non poté fare nulla per restituirlo!
Iniziai a girare il cibo nella tazza quando il mio telefono iniziò a squillare dall'altra parte della casa. Maledissi chiunque mi avesse appena chiamata e mi alzai di nuovo dalla sedia, trascinando le mie gambe da una parte all'altra della casa alla ricerca del telefono. Lo ritrovai sotto la scrivania e, mentre mi abbassavo chiedendomi chi fosse il genio che chiamava le persone alle 6:30 del mattino, vidi che la persona in questione era proprio Davide. Lasciai squillare il telefono ancora per un po', si innervosiva sempre quando non rispondevo subito... Dopo un po' di secondi schiacciai il pulsante verde, e il suo volto immediatamente comparve su tutto lo schermo. Sotto sotto, anche se erano le 6:30 del mattino, avevo voglia di vederlo.
- Oh mio Dio Davide! Ti giuro che se fossi stata lì ti avrei già ucciso! Hai la minima idea di che ore sono?!- esclamai io, facendo la finta innervosita.
- Buongiorno anche a te Sky! - rispose lui ridacchiando.
Gli mostrai un finto broncio, che tenni per un po'. Lui mi assecondò, facendo il finto offeso. Dopo pochi secondi ci mettemmo a ridere entrambi, era davvero difficile mentirgli, anche se solo per gioco.
Tornai in cucina con il telefono in mano e, stavolta, con un bel sorriso sulle labbra. Quel ragazzo mi faceva stare bene, era da quando avevamo tre anni che mi faceva stare bene, e sono fermamente convinta che quel genere di bene non riuscirà mai ad essere sorpassato da nessuno
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300 km
Teen FictionAnna e Gioia sono due ragazze totalmente diverse, a 300 km di distanza. Forse sarà proprio questo che le farà innamorare...