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Gioia
01/10/2018

... in quel cassetto c'era la lettera di Anna...

In fretta e furia presi la lettera e la sotterrai bene sotto tutti i libri e i dizionari che riempivano la mia libreria, poi mi cambiai di corsa e scesi le scale per preparare la cena, come richiesto da Sua Maestà Eva Costa. Mi incamminai verso la cucina con fare normale, come se non fosse successo niente. Invece, l'ansia che provai in quelle poche ore è stata una delle più forti di tutta la mia vita.
Trovai Eva stesa sulla penisola del divano, concentrata al telefono. A volte la vedevo morsicarsi l'interno delle labbra e ridacchiare, quindi sbuffai e non le diedi più neanche uno sguardo: probabilmente stava recensendo l'attività del pomeriggio, mentre io ero fuori con Santiago.
Arrivai alla cucina e chiusi le porte scorribili, creando così una barriera fra noi due, che però dovetti aprire poco dopo, perché se non avessi "preso le ordinazioni" non avrei potuto cucinare niente. Mi incamminai verso il divano e mi posizionai davanti a lei: prima o poi mi avrebbe notata!
- Perché mi fissi? Levati idiota, non vedi che sono impegnata? – disse lei spostandomi con un braccio. Io mi rispostai di fronte a lei e quasi le tolse quello schifo di telefono che aveva in mano.
- Finchè La Regina Elisabetta non mi dice cosa devo preparare non posso levarmi! – le risposi io stizzita. Cavolo! Da dove mi era uscito tutto questo... sarcasmo?
- Che palle che sei! –

Riuscii a capire cosa voleva mangiare mia sorella e mi misi a prepararlo, ma in testa avevo una sola cosa: avrà letto la lettera? Avrà scoperto tutto? Che ne sarà di me e Anna se quella matta sa tutto? E mia madre? Sicuramente lo saprà già.
Ma l'unica cosa che mi preoccupava di più era Anna: cosa avrebbe pensato di me se avessi smesso di scriverle di punto in bianco? Non potevo permettermi di darle un'idea sbagliata di me, non a lei. Insomma, Anna stava provando a "tenere le distanze", questo era palese. Ma era palese anche che non era quello che il suo cuore voleva. Da quella lettera, avevo capito che sulle cose ci ragionava, che non faceva niente se il suo cervello non approvava. E la domanda che regnava sovrana nella mia testa era:" Perché il suo cervello aveva deciso di parlare con me?", non sapeva neanche chi fossi...

- È pronta questa cena o no? – strillò Eva, che mi riportò subito alla realtà. Mi resi conto di star guardando nel vuoto con il cibo davanti da almeno un quarto d'ora. Quindi tornai in me e portai tutto in sala per cenare con "La Regina Elisabetta".

- Sai... oggi pomeriggio per sbaglio sono finita in camera tua: cercavo un vestito e credevo che me l'avessi preso tu ... - disse all'improvviso Eva: io alzai gli occhi dal piatto e per poco non strozzai. La guardai per farle capire che aveva la mia attenzione e continuò – ma mi sono imbattuta in un cassetto fuori posto. L'ho notato perché sei una maniaca dell'ordine, ed era strano che ti fosse sfuggito qualcosa. Ho visto che dentro c'era un pezzo di carta tutto scritto. Stavo per prenderlo, ma poi sei arrivata tu dalla tua luna di miele e mi hai interrotta. -
L'ansia che provai in quel momento è indescrivibile: pensavo di non riuscire più a respirare. Tutte le rotelle della mia testa iniziarono a ruotare velocissimo per trovare una soluzione e, dopo infiniti istanti, mi venne un'idea...
- Ehm... era una cosa per me stessa, per la me del futuro... - speravo con tutta me stessa che se la fosse bevuta.
- Oh, certo che si. Proprio un classico comportamento alla Gioia Costa. Sapevo che era stupida, ma non fino a questo punto. Mi chiedo, come ha fatto mia madre a partorire due persone così diverse? Sai, inizio a credere che tu abbia sbattuto la testa da piccola per essere così deficiente. Solo gli idioti scrivono lettere a loro stessi, e a questo punto ne fai ufficialmente parte. Dio! Come faccio a portare il tuo stesso cognome! Sono la sorella di una stupid... - Io la bloccai alzandomi in piedi verso di lei, e l'unica cosa che riuscii a dirle fu:
- SMETTILA! -
Salii le scale correndo, e solo dopo essere arrivata in camera mia iniziai a piangere a dirotto. Mi sedetti sul letto e mi passai le mani fra i capelli, mentre le lacrime mi rigavano le guance e mi bagnavano le cosce. Fu in quel momento che mi resi conto che l'unica persona che avevo dalla mia parte era Anna, era l'unica che ormai contava. Quindi mi alzai impulsivamente e corsi verso il cassetto dove c'era la lettera. Ma, durante il tragitto, inciampai in una mattonella. Abbassai lo sguardo e mi resi conto che era spostata. In quel momento, fu come vedere una via fuga: presi la lettera di Anna e mi sdraiai sotto al letto. La ricopiai tutta, in ogni suo dettaglio, poi riposi l'originale sotto la mattonella dismessa e la copia dentro un altro cassetto, e così feci per ogni lettera. Anna era una cosa preziosa, e non potevo lasciare che la mia famiglia me la rovinasse.

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