Gioia
30/09/2018La lettera di Anna era arrivata da quasi due giorni, e avevo risposto molto volentieri. Mi ero soffermata soprattutto sulla sua corrisposta voglia di parlare con me: mi sono sentita amata davvero, per la prima volta in diciassette anni. Per una vita mi avevano ripetuto che se fossi rimasta me stessa nessuno avrebbe avuto il fegato di avvicinarmisi, che dovevo essere più come quell'idiota di mia sorella, e che se avessi trovato qualcuno che mi amasse sarebbe stato solo per ricavarne qualche soldo. Avevo finito per crederci, ed era orribile fissarsi di dover vivere in un mondo dove tutti mi avrebbero rifiutata. Ma dopo quella lettera, dopo quella sola lettera, iniziai a capire che non ero come diceva mia madre, come diceva Eva. Non ero così insostenibile, non ero così antipatica, non ero così sbagliata.
Senza neanche conoscermi, Anna voleva portare avanti questo strano rapporto, e io sentivo che le interessava, lo sentivo dentro di me, e il mio sesto senso non sbagliava mai! Sentivo che questo rapporto avrebbe portato a tante cose belle, e io ne avevo davvero bisogno. Avevo apprezzato molto il fatto che mi avesse chiesto della chitarra, perché non l'avevo approfondita apposta per avere un argomento di cui parlare senza restare nell'imbarazzo delle prime conversazioni, e a quanto pare lei aveva notato questa cosa. Avevo spedito la mia risposta da pochi giorni, e non vedevo l'ora di leggere la sua lettera: mi ero già affezionata a lei, e avrei tanto voluto che stesse ancora a Milano, o che io stessi ancora a Livorno, solo per poter parlare dal vivo, senza bisogno di aspettare settimane.Quel giorno non ero proprio sola in casa, ma quasi: mia sorella se ne stava chiusa nella camera più remota della casa con il suo fidanzato del quale non ricordo assolutamente il nome, e io avevo tranquillamente deciso di vivere al piano di sotto e lasciarli completamente soli.
Quel pomeriggio dovevo uscire con Santiago, aveva detto che mi avrebbe portata in un posto a sorpresa, ma l'idea non mi allettava: lui era simpatico, ma non provavo niente oltre ad una forte amicizia nei suoi confronti, anche se sembrava che lui volesse solo stare con me. Nonostante ciò, mi preparai per uscire con lui, e avvisai mia sorella urlandole che stavo uscendo, ottenendo un nulla assoluto come risposta, ma meglio così: ci ero abituata.
Santiago mi venne a prendere con il suo solito motorino rosso, ma non sapevo se essere felice di star per passare un'altra domenica pomeriggio con quel ragazzo dal fascino spagnolo: io non avevo mai avuto un amico, e effettivamente Santiago incarnava perfettamente la figura che io non avevo mai avuto accanto. E forse sarei pure stata più felice di passare tempo con lui, se solo non gli fossi piaciuta, il che era solo una mia impressione, ma ne ero fermamente convinta.
Santiago arrivò dopo circa cinque minuti, e si era palesemente messo in tiro: ricordo che aveva piegato i capelli all'indietro, e aveva messo una giacca di pelle. Mi guardò negli occhi, poi mi fece cenno di salire.
- Non saluti Gioia? –
- Oh... scusami. – gli risposi io. Ovviamente, invece di chiedermi perché quella risposta così fredda, lui semplicemente partì. Per tutto il viaggio tenni in mente la salda immagine di Anna: chissà se sta scrivendo la prossima lettera... chissà se l'ha già scritta... magari sta già viaggiando... magari lei ne sta già aspettando una mia... Lei mi faceva sentire a mio agio, anche se ci eravamo scritte appena due lettere. Per me era difficile aprirmi con una persona anche dopo averla conosciuta bene, ma con Anna era diverso: lei mi suscitava sicurezza, sentivo che non avrei dovuto vergognarmi di essere me stessa a 360˚ con lei, e l'unica persona che non avevo nella testa in quel momento era proprio Santiago, che era letteralmente davanti a me, e che si era impegnato per portarmi in un certo "posto speciale". Lui ce la stava mettendo tutta per far nascere qualcosa di più tra noi due, ma io non sentivo nulla per lui, neanche una piccolissima attrazione fisica. In realtà non l'avevo mai sentita per nessuno, quindi non sapevo come fosse, cosa si provasse... ho sempre pensato di riuscire a riconoscerla quando sarebbe successa, ma non capivo perché un ragazzo così simile a me non mi suscitasse nulla. Ma ero convinta che il problema era che lui per me era solo un amico, e mi ero fossilizzata su questa cosa a tal punto da non riuscire a provare sentimenti di altra natura per lui. Insomma, ero convinta che il problema fosse lui, e il rapporto al quale l'avevo collegato.
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300 km
Teen FictionAnna e Gioia sono due ragazze totalmente diverse, a 300 km di distanza. Forse sarà proprio questo che le farà innamorare...