Capitolo 5

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Torno a casa in uno stato di secrezione sudoripara fuori da questo mondo.

Papà fa una faccia perplessa al mio schizzare di filata su per le scale, il libro nascosto alla ben e meglio fuori dal suo campo visivo. Chiudo a chiave la porta e lo lancio sul tavolo, ansimando mentre lo fisso in un misto di curiosità e timore.

È un libro dalla copertina inquietante, sembrano quasi squame quelle che lo ricoprono, con un cerchio chiaro. Mi avvicino e noto che quel cerchio racchiude linee argentee che partono dal centro, luccicanti. Ha l'aria consumata, del tipo che nonno deve esserselo letto e riletto un miliardo di volte, o forse così hanno fatto i suoi precedenti proprietari.

E se questo libro mi facesse il lavaggio del cervello?

Ma no, è solo un libro. Basta tenere ben alla mente che sono tutte scemenze.

Non so esattamente cosa aspettarmi da una sua lettura, forse scoprire se per davvero nonno mi ha lanciato qualche maledizione satanica e se esiste un modo per estirparla.

Dovrei come prima cosa farmi una doccia, ma l'istinto prevale e finisco per aprirlo. Come avevo già intravisto, ci sono molti disegni geometrici, numeri, coordinate. Le scritte sono piccole e a mano. Provo a decifrarle e mi rendo conto che è una lingua che non conosco: sembra arabo.

Sfoglio le pagine, ruvide e secche al tatto, ma non riesco a interpretare niente. Il fatto che nonno sia riuscito a tradurlo ha dell'assurdo.

Questa roba puzza di qualcosa che mi ruberà un bordello di tempo, anche solo per capire cosa cavolo ci sia scritto.

Con uno sbuffo lo richiudo, per poi nasconderlo nel cassetto più basso della scrivania. So che papà non apre mai i miei cassetti quando mette a posto la stanza, quindi è improbabile che lo trovi. Lo spero, altrimenti non saprei quale spiegazione la mia mente dovrebbe partorire per giustificare quello che ha tutta l'aria di essere il libro dell'Anticristo.

Ragiono su cosa fare a questo punto per tutto il tempo della doccia, poi al calduccio nella mia tuta-pigiama di Squid Game torno in camera e fisso il cassetto con dubbio. Che faccio? Inizio a leggerlo?

Faccio un passo in quella direzione, titubante.

E il cassetto trema.

Mi pietrifico, occhi sgranati sul mobile scosso da un lieve ondeggiare. D'un tratto smette, ma le pupille ormai non si staccano da lì.

Deve essere stata un'allucinazione.

Sì, ovvio.

Indietreggio continuando a tenerlo d'occhio, poi scappo e mi fiondo fuori casa. Lascio la porta aperta e corro verso la bici, la libero dal catenaccio e, come una saetta sull'orlo di una crisi isterica, sono di nuovo in camera mia.

Con dita tremolanti circondo la parte di mobile del cassetto con la catena, poi chiudo il lucchetto. Il cassetto ora è immobile e non trema più. Non sono neanche sicuro che abbia davvero tremato, forse erano solo molecole d'aria in vibrazione, oppure un effetto diottrico, o, più probabile, la schizofrenia ha preso possesso di me in via definitiva.

Non lo so, ma per sicurezza entro in camera di mamma e papà e apro il portagioie di mamma. Dentro c'è il rosario della nonna, il minuscolo crocifisso alla fine della fila di palline.

Lo piazzo sul catenaccio che chiude il cassetto e poi contemplo il mio operato, insicuro sulla sua efficacia.

Ok, stiamo calmi.

Il libro satanico ha, forse, avuto un tremore, nulla di terrificante. Non è certo saltato fuori dal cassetto per pugnalarmi.

Quello che è certo è che stanotte non dormirò in camera.

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