"Damiano? Ehi?"Sobbalzo nel percepire un tocco delicato sulla spalla.
Mi tiro seduto di scatto, ancora con un piede nel mondo dei sogni, e trovo il viso paffuto e armonioso di Carla a sovrastarmi, il giubbino addosso e lo zaino in spalla.
Oddio, l'ho toccato.
Ritrae la mano, veloce, e un urletto femminile risuona tra le circonvoluzioni cerebrali a quasi stordirmi.
"Che succede?" passo una mano tra i capelli, trovandoli in disordine. Siamo soli in aula, segno che la campanella dell'ultima ora è suonata. E nessuno ha avuto la decenza di svegliarmi, che gentili.
Beh, nessuno a parte Carla.
"Dobbiamo sloggiare" ridacchia, portando una ciocca liscia dietro l'orecchio. Adesso ha allontanato lo sguardo e non sento i suoi pensieri - o quello che sono.
Sospiro e metto tutto nello zaino, portato poi in spalla.
"Grazie" le faccio, dirigendomi verso la porta e aspettandola per uscire insieme. Sarebbe ridicolo scappare via da solo, mi ha pure svegliato ed evitato di rimanere lì chissà quanto. Beh, fino ad essere svegliato dalle bidelle con dei colpi di scopa sulla schiena (è già successo in passato, più volte).
Lei cammina al mio fianco lungo il corridoio, raggiungiamo l'uscita e scendiamo le scale il tutto in un silenzio carico di una tensione sconosciuta. Che cavolo, avrò parlato due volte in croce con lei dall'inizio dell'anno, non riuscirei a intavolare una conversazione spicciola neanche se ne dipendesse la mia vita.
Le rivolgo un rapido sorriso e un cenno di saluto. Spero che le basti, come tentativo di essere gentile. Per oggi, con questo, ho dato.
Lei sorride, arrossendo.
Ah, se perdessi la verginità con lui sarebbe un sogno.
Pietrifico sul posto, il sorriso congelato in faccia mentre lei intanto si gira e se ne va calma. Rimango imbambolato ancora qualche istante, poi inizio a sentirmi ridicolo e smetto.
Ho avuto un'allucinazione, sì.
La dolce Carla non potrebbe mai dare vita a pensieri del genere. Sì, sono solo pazzo.
Rido da solo e supero i motorini parcheggiati, Francesco seduto su uno di questi mentre ride (lui sul serio, non per evitare di piangere come me) con gli amici. Io invece attraverso la strada.
I nostri sguardi, grazie a Dio, non si incrociano.
Diretto verso casa, sto attento a non fissare nessuno negli occhi e una volta giunto a destinazione trovo papà intento a cucinare il pranzo.
"Ehi, campione" mi saluta ai fornelli. Campione è un termine da padre di famiglia in una sitcom anni '90, quindi ridicolo, ma mi cucio le labbra e gli rivolgo un cenno.
Ricordo quando mi arrivava al ginocchio. Ora mi sento un nano. Dovrei prendere le scarpe col rialzo?
E con ciò, torna a dedicarsi alle melanzane. Io decido di ignorare il dubbio amletico di mio padre e salgo le scale di fretta per posare lo zaino. Mi butto di peso sul letto con uno sbuffo, la stanchezza accumulata dalla giornata che mi incolla al materasso.
Porto il telefono davanti la faccia e le dita corrono veloci nella barra di ricerca: leggere nel pensiero.
Nel mare di cazzate cosmiche da complotto, trovo infine un articolo interessante, riguardo un particolare ormone in grado di indurre il cervello a leggere la mente altrui.
Ecco qua. Nonno deve avermi drogato con una roba simile... ha senso. Mi irrito mentre provo a immaginare il piano che deve aver architettato per drogarmi. Non abbiamo avuto scambi ravvicinati, prima che lo raggiungessi sulla sua collina. Il piano deve essere stato di un'elaborazione assurda e oggi lo costringerò a confessare tutto, costi quel che costi.
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Make A Wish
Teen Fiction[LGBT+] Damiano è un liceale in lotta con qualsivoglia forma di socialità: una vita monotona è tutto ciò a cui aspira. E sembra anche riuscirci piuttosto bene, questo finchè una stella cadente e un desiderio sparato a caso non rivoltano come un calz...