Tornato a casa, mi sono dato una lavata, fatto la barba e cambiato gli abiti. Poi ho controllato se Safa si fosse davvero introdotta in casa mia per rubare il libro e, in effetti, non l'ho trovato. La cosa mi ha allarmato non poco (dormivo mentre lei scorrazzava per casa mia libera di uccidermi, non è stata proprio una sciocchezza di poco conto, ecco).Comunque, chissene. Devo sistema prima un'altra questione.
Esco di casa e afferro la bici, salendoci al volo. L'acido lattico brucia le gambe a ogni pedalata, i capelli tirati indietro dall'alta velocità nel percorrere una discesa. Le case sgangherate usurate dal tempo si susseguono ai miei lati in un placido silenzio pomeridiano. Dei bambini giocano con un pallone sgonfio e faccio una curva stretta per non investirli in pieno. L'erba sale dalle crepe per accarezzare gli angoli del marciapiede. In questa giornata di un azzurro limpido, mi sento vivo e folle, un'energia misteriosa a guidarmi verso casa di Francesco. Ricordo il quartiere e, dopo un'attenta analisi, riconosco lo spiazzo esterno di casa sua, dove troneggia un tavolino di plastica bianco circondato da sedie.
Appoggio la bici fuori il cancello, ansante. Raggiungo con decisione l'ingresso e, agitato, faccio per premere il campanello.
Poi un pensiero mi saetta in mente: e se mi ignorasse?
Abbasso la mano, cauto. Potrebbe fare finta di non essere in casa e lasciarmi qui fuori a marcire per ore, giorni, secoli. Passo le dita tra i capelli con un lamento, scoraggiato, e indietreggio, le pupille ad analizzare la facciata di questa casa tutto sommato ben tenuta, a parte le erbacce da sistemare.
Individuo le sdraio dove ci siamo messi l'altro giorno, fuori al balcone. La finestra della sua stanza è aperta, ma le tendine mi impediscono di scorgere l'interno. Di fronte, un albero carico di verde accarezza la staccionata.
Ok. Forse ho un piano.
Un piano stupido e potenzialmente letale, ma pur sempre un piano. Circa.
Raggiungo l'albero e analizzo la superficie del tronco col tatto. Come speravo alcune sporgenze potrebbero aiutarmi in un'arrampicata improvvisata. Prendo aria per farmi coraggio, poi salto e afferro i rami più in basso, un piede a fare attrito contro la superficie ruvida del legno. Con un altro salto, posiziono anche l'altro piede, più in alto. Per un attimo, scivolo appena con le suole, ma stringo forte le braccia contro i rami per reggermi. Sudo come un maiale mentre, poco alla volta, mi arrampico su questo dannatissimo albero che mi sta regalando non pochi tagli infetti sui palmi.
Alla fine, raggiungo il livello del balcone di Francesco. Il ramo, da solo, non può reggermi fino a là. Dovrò allungare la gamba e sperare per il meglio. Preferisco non guardare di sotto e calcolare approssimativamente i danni nati da una caduta da quest'altezza. Deglutisco e stendo la gamba. L'albero si muove e scricchiola con fare preoccupante, come a incoraggiarmi a muovere il culo.
Prendo un ampio respiro e poi lo faccio, mi lancio verso il suo balcone.
Afferro la staccionata e mi tiro con gamba e braccia, fino a rotolare oltre e raggiungere il pavimento piastrellato del balcone. Gemo all'impatto, la schiena dolorante, poi mi tiro su a fatica. Sono ancora vivo: è un miracolo di Natale anticipato di qualche mese. Arranco fino alla finestra e scosto piano la tendina per scrutare l'interno.
La camera di Francesco è vuota, ma noto il suo zaino abbandonato sulla scrivania e, di fianco, le sue chiavi. Deve essere a casa. I passi esitanti risuonano nel silenzio e, aguzzando l'udito, avverto la tv accesa al piano di sotto e qualche voce presa da una conversazione. Giustamente, deve esserci anche la sua famiglia. Spero proprio di non essere beccato da sua madre, perché in quel caso non saprei che scusa inventarmi. Siedo sul letto e strofino i palmi sudati tra loro, il battito accelerato a stordirmi. Non so come mi sono ridotto a intrufolarmi in casa sua come un ladro. Tutto questo, poi, per quale ragione?
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Make A Wish
Teen Fiction[LGBT+] Damiano è un liceale in lotta con qualsivoglia forma di socialità: una vita monotona è tutto ciò a cui aspira. E sembra anche riuscirci piuttosto bene, questo finchè una stella cadente e un desiderio sparato a caso non rivoltano come un calz...