Capitolo 12

550 52 123
                                    

Le ore di Educazione Fisica sono la morte, e questo è assodato.

E non perchè sia chissà quale impedito, semplicemente non vedo l'utilità del rincorrere come un idiota una palla per un voto scolastico. Dodgeball, pallavolo o calcetto: tutte e tre hanno ben poco di sensato. A parte il calcio, ma, anche lì, preferisco godermelo dal divano di casa mia piuttosto che partecipare in primis.

Me ne sto appoggiato al muro a braccia incrociate, Francesco e Alessandro a scegliere le squadre per la partita, questa volta, di dodgeball. Francesco si è ripreso bene dalla scazzottata, rispetto ad Alessandro che sembra uno uscito da una trincea di guerra, cosa che lo rende anche più minaccioso del solito. Chiamano uno alla volta i loro amiconi della classe, prendendosi a spintoni e mezze mazzate. Francesco tiene la palla sottobraccio e lascia vagare le iridi su noi restanti. Preferisco concentrarmi sulla punta sporca delle mie scarpe da ginnastica. Anche se li ho aiutati, non sono certo diventato loro amico d'improvviso, né voglio esserlo.

"Damiano, muovi il culo" mi richiama Francesco e riemergo dalla mia autoflagellazione interiore. Stacco veloce la schiena dal muro e raggiungo la sua squadra. Lui è concentrato su altro, ma io non riesco a fare a meno di fissarlo. La tuta gli sta bene. E io devo smetterla di fare pensieri strani.

Adesso rimangono da scegliere solo le ragazze e, alla fine, le squadre sono al completo. Mi trascino stanco alla mia parte di campo, con già un piano in mente: farmi eliminare il prima possibile.

Giorgio e Alessandro si piazzano in prima linea, aspettando il fischio di inizio del prof per prendere le palle. Appena questo risuona tra le mura della palestra, scattano verso la meta, lo strofinio delle suole contro il terreno a riecheggiare acuto. La partita inizia, Francesco è preso da tutto un saltare e schizzare neanche fosse tornato allo stato primordiale di primate, caricando i colpi come se dal centrare l'avversario dipendesse la sua intera esistenza. È un idiota.

Dal canto mio, mi posiziono in modo da essere il più visibile possibile, pronto ad andare all'altro mondo. Noto Alessandro lanciare la palla verso di me e accolgo la morte a braccia aperte.

Qualcuno mi afferra e mi tira via, la palla a saettarmi davanti.

"Non provare a fare il suicida!" esclama Francesco "Sei nella mia squadra, quindi vedi di farmi vincere".

Mi giro verso di lui e il contatto tra i nostri corpi risulta come amplificato di mille volt, il suo tanto caldo da ustionarmi. Ansima, le labbra piene socchiuse e i capelli in disordine, la mano a bruciare posata sul mio braccio.

Troppo vicino...

Francesco mi spinge via e barcollo lontano da lui.

"PALLA!" grida Giorgio ed entrambi spostiamo di scatto l'attenzione verso il campo avversario.

C'è letteralmente una meteora in avvicinamento rapido verso la mia faccia.

Alzo le braccia d'istinto e la afferro.

Per un attimo cala il silenzio, poi il prof fischia e ammonisce un attonito Alessandro a uscire dal campo.

"Grande!" Francesco mi scuote una spalla con un sorriso smagliante "L'hai fatto fuori! Ora vinciamo sicuro."

Avverto una poderosa manata contro la mia schiena e l'autore di questa, Giorgio, mi ruba la palla di mano per lanciarla contro Carla ed eliminarla. Il gioco riprende e ora mi costringo a dare un minimo contributo. Anche perché Francesco, ogni volta che faccio qualcosa di lontanamente utile, sembra andare in estasi, con quel sorriso bianchissimo e i tocchi casuali che mi lascia. E dire che non faccio nulla di che, mi limito ad anticipare le mosse degli altri grazie al mio potere alla X men e rovinare loro i piani. Giorgio ne fa fuori il doppio grazie alla semplice forza bruta, eppure Francesco continua a pensare a me, solo a me, e questo... questo mi destabilizza non poco.

Make A WishDove le storie prendono vita. Scoprilo ora