-Nico-

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Scivolai nell'incoscienza.

Sperai di non avere fatto un pasticcio, di nuovo.

All'improvviso mi trovai sulla collina del campo Mezzosangue.
Non poteva nevicare lì, ma faceva un freddo cane. O forse ero io che congelavo. A volte capitava...

Mi resi conto che di fianco a me c'erano Percy, Annabeth e Grover.

- mi raccomando vacci piano con il caffè - stava dicendo Percy a Grover che era rifornito di bicchieri in tutte e due le braccia.

Grover lo guardò in un modo un po' strano. Forse se ne aveva già sorbiti una decina o di più.
- sì... sì, certo... - rispose il satiro.

Percy sorrise.

In fondo allo stomaco qualcosa si attorcigliò.

Quando si trattava del figlio di Poseidone avevo sensazioni contrastanti.

Da una parte lo odiavo, dopotutto aveva fatto morire Bianca, mi aveva promesso di proteggerla. E non l'aveva fatto. Ora cercavo di rimediare al suo sbaglio andando a riprendermela dai morti. E cos'altro potevo fare?
Era il mio punto fermo.
Era mia sorella.

Da un'altra parte c'era una sensazione di ammirazione verso Percy, è stato il primo semidio che avevo incontrato e tutto di lui mi era famigliare; il sorriso da piantagrane, gli occhi verde mare, i capelli scuri...

Scacciai quel pensiero. Io DOVEVO odiarlo, ma non ci riuscivo.

- vi porterò alcuni dei biscotti che ha fatto mia madre - promise il ragazzo.
- quelli blu? - chiese divertita Annabeth.
- ovvio -

Mi resi conto di vedere qualcosa che era già accaduto. Probabilmente prima di Natale.

Grover borbottò qualcosa simile a: "pan pan pan pan".

- e Testa d'Alghe... grazie ancora per avermi salvata - disse Annabeth. Poi lo abbracciò.

Lo stomaco si restrinse.
Piantala stupido! Pensai.
Poi sogno cambiò.

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Ero sul ponte di nave da crociera.
Chirone me ne aveva parlato. Si chiamava Principessa Andromeda.

Un ragazzo biondo e spossato stava parlando con un'empusa.

Aveva un profondo taglio dalla fronte alla guancia, ma la cosa che mi colpì di più era che la maglietta era sporca di sangue, ma non sembrava preoccuparsene.

- il nostro Signore si arrabbierà, per il tuo fallimento - sibilò l'empusa.
- io non ho fallito! - ringhiò il ragazzo. - la ragazza se la sarà anche cavata con il voto delle Cacciatrici, ma Percy Jackson alla fine dovrà collaborare -

Il mostro non sembrava convinto.
Stava per parlare, ma Luke le fece  cenno di stare zitta.

- Atlante sarà anche stato imprigionato di nuovo, ma Ceo manderà un'offensiva negli Inferi, così un'altra piccola preoccupazione sarà tolta dai piedi - aggiunse.

La visione si offuscò e all'improvviso si trovò in un palazzo fatto di pietra nera.

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La sala in cui mi trovavo era poco illuminata, delle colonne nere suddividevano la stanza in tre parti.

Un trono fatto interamente di ossa si innalzava con tutta la sua altezza al centro della sala, era magnifico e terrificante allo stesso tempo.

Un uomo, anzi no, un dio, era seduto su di esso. Era alto almeno 10 metri. Teneva una lunga veste nera e una corona d'alloro sottile.

All'improvviso parlò una voce roca: - mio signore, siamo state informate sul fatto che suo figlio stia venendo qui -.

Trattenni il respiro lo sapeva.

E, peggio ancora, quello era mio padre. Aveva la faccia spigolosa e pallida, le sopracciglia erano aggrottate, ma il viso rilassato, gli occhi neri parevano senza iride.

Si incominciava bene...

- lo sapevo già grazie - la sua voce era profonda - ma, piuttosto, avete notizie di Ceo? -
Le Furie al contrario di Ade sembravano pupazzetti di peluche.
Come me del resto.
Come lo sapevo?
Sempre quello stupido giochino che mi portavo dietro.
Se mi ricordavo bene, i loro nomi erano Alecto, Megaera e Tisiphone. Le personificazioni femminili della vendetta, con trenta punti di difesa e sessantasette d'attacco.
Ma sto divagando.

- sì, signore, sta radunando le sue truppe, tra tre settimane circa arriveranno qui. cosa avete intenzione di fare? - chiese sempre la stessa Furia.

- qualcuno se ne occuperà per me e lo farà se no non avrà ciò che vuole - disse Ade.

Trasalii, stava guardando me.

- ma se vuole raggiungermi in tempo dovrà chiedere un passaggio al Ranch Tre G, in Texas. -

Come faceva a sapere che ero lì? Come conosceva la mia richiesta?
Troppe domande mi si affollavano nella testa.

La Furia aprì la bocca per parlare. Ma il suono della sua voce era quella di Emily.
- Nico svegliati! -
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Aprii piano gli occhi.

Si era fatto buio, sopra di me c'era la figlia di Thanatos che mi scuoteva violentemente.
- ok, ok sono sveglio - mugnai.
- scusa, è che avevi iniziato a tremare, ero preoccupata -

- quanto tempo ho dormito? - chiesi, ancora semicosciente.
- più o meno 10 ore - rispose.
Grandioso.

Se prima avevo fretta, ora avevo pure una scadenza...

- sei stato strepitoso prima! Come hai fatto? -
Scossi la testa. - non lo so -

Gli raccontai dei miei sogni, aggiornandola della situazione dei Titani e Crono.

Tralasciai la parte del Campo Mezzosangue, non ero ancora pronto a ricordarla.

- bene e ora come ci andiamo in Texas? - domandai.

Lei per risposta tiro fuori dalla tasca un portafoglio con ricamato sopra: l'educazione prima di tutto.
- dove l'hai preso? - chiesi.

Mi sorrise con un ghigno.
- gli era caduto - rispose con voce innocente.

- ah, davvero? - dissi divertito.
- di che ti lamenti, ora possiamo prenotare un treno - .
Sorrisi. Certo che ci sapeva fare.

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