-Emily-

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Devo dire che mi sentivo un po' inutile.

Nico aveva fatto fuori tutti i blemmi da solo e io avevo solo rubato un portafoglio.

Almeno la caviglia era guarita. Ma per guarirla avevo esaurito l'unica porzione di ambrosia che avevamo.

Alla biglietteria un uomo ci guardò male, ma ci fece il biglietto lo stesso.

Il viaggio fu tranquillo (per gli standard semidivini).

Ma quando scendemmo credetti di svenire.
Il cambio di temperatura era enorme, dall'aria condizionata del treno al clima cocente del Texas.

Prendemmo un autobus per il Ranch Tre G.

E nel giro di 7 ore e qualche minuto ci trovammo sopra delle colline spoglie, salvo per pochi cactus e erba secca.
Grondavamo di sudore.

In lontananza si vedeva del filo spinato. Forse l'inizio del ranch.
Arrancammo sulle colline.

Quando eravamo quasi arrivati stava sorgendo il sole e si sentiva un forte abbaiare di cani.

Ci mancava solo di venire sbranati.

In realtà c'era solo un cane.
A due teste.
Era un levriero, lungo, sinuoso e di un bel marrone lustro, all'altezza del collo, però, due teste si diramavano.

Mi misi in mano il pugnale.
Stavo per prepararmi a combattere quando qualcuno fischiò.

- qui, Otro - disse una voce.

Un uomo si stava avvicinando.
Era robusto, con i capelli bianchi e spettinati, un cappello da cowboy di paglia e una barba intrecciata. Indossava un paio di jeans, una maglietta con su scritto ULTRA TEXAS e un giubbotto di jeans.
Sembrava uno di quegli attori che fanno la pubblicità dei cereali al mais.

Come arma aveva una lunga mazza chiodata.
Dubitai che fosse per giocare a baseball.

- cosa abbiamo qui? - chiese -non siete un po' troppo piccoli per andare in giro da soli? -

Sbuffai. Perché tutti ci prendevano per bambini?

- noi siamo in missione - disse Nico.
- mezzosangue, eh? -

- sì, io sono Nico, figlio di Ade. E lei è Emily, figlia di Thanatos -
Lo guardò trovo.
- sì, li riconosco i mezzosangue perché lo sono anch'io, figliolo. Sono Euristeo. figlio di Ares. Il mandriano di questo ranch. suppongo che siete venuti per affari giusto? -

Noi annuimmo.

Euristeo si guardò alle spalle, per controllare se qualcuno ci stesse osservando. Poi abbassò la voce. - ve lo dirò una volta sola, semidei. andatevene subito. Prima che sia troppo tardi. -

- noi non c'è ne andiamo - risposi. - non prima di aver ottenuto quello che ci serve -
Il mandriano sbuffò - allora non mi lasci altra scelta, signorina. Devo portarvi dal capo

Detto questo si girò ed incominciò a dirigersi verso la sua meta.

Noi ci guardammo.

Probabilmente ci saremmo cacciati in un grosso guaio.
Magnifico.

Euristeo camminava affianco a noi con la mazza poggiata sulla spalla.

Otro non smetteva di ringhiare. Sembrava ce l'avesse anche con i sassi. Non capirò mai i cani.

Percorremmo un sentiero sterrato. L'hobby di prima mattina delle mosche sembrava essere prenderci d'assalto.

Ogni tanto ci imbattevamo in un recinto di vacche color ciliegia. Ne avevo sentito parlare, erano le vacche sacre di Apollo.

I FIGLI DELLA MORTE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora