-Nico-

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Era stato un lungo compleanno.
Prima le dracene nella fabbrica, poi le arpie selvatiche nell'area da picnic e infine la foresta intricata.

Ma incontrare una figlia di Thanatos era stata la parte più strana.

Quella ragazzina che non doveva avere più di 10 anni ed era la figlia della Morte.

Certo mio padre era il signore degli Inferi, ma non della morte in generale. Thanatos, invece, portava le anime dalla vita all'Ade.

Lo sapevo grazie alle mie figurine di Mitomagia. Quando ero scappato dal campo avevo la collezione ancora in tasca.
Prima non me ne liberavo mai. Ma ora non sembravano più così importanti.

Emily aveva un caschetto squadrato color oro liquido per capelli, la pelle pallida e i suoi occhi azzurro ghiaccio mi stavano ancora fissando. Forse in cerca di una mia reazione.
Ma io non ne ebbi una.

E ora?
Non sapevo cosa dire.

- quanti anni hai? - mi chiese.
La ringraziai in silenzio, per avermi evitato una figuraccia.
- 11 oggi, è il mio compleanno- risposi. Non ero sicuro, era da un po' che non consultavo un calendario.

- buon compleanno, allora - disse, sorridendomi.
- E tu? -
- 9, ne faccio 10 il primo di aprile-
- sei italiana? hai un accento simile al mio -
- sì, vivevo in Sicilia prima di venire qua - rispose.

Un ricordo improvviso si impossessò della mia mente; una donna, forse mia madre, mi guardava e sorrideva, il volto illuminato dal sole riflesso sul Canal Grande di Venezia. L'immagine però era sfocata, non riuscivo a distinguere i particolari.

- tutto ok? - chiese Emily.
- sì... è solo che... mia madre... - le parole all'improvviso fuori uscirono dalla mia bocca da sole. Come se una diga dentro di me si fosse rotta e ora non potevo più fermare il flusso.

Gli parlai di quella confusione che tenevo dentro. Del tempo passato al Casinò Lotus, dell'avvocato misterioso, di mia sorella e... e di Percy.

Emily era una brava ascoltatrice.

Quando ebbi finito mi sentii leggero, come se un macigno mi fosse stato tolto dalle spalle.
Restammo un po' in silenzio, ad ascoltare il vento che passava tra i rami.

Poi toccò alla ragazza parlare.
Mi spiegò dei suoi primi anni felici in Italia con la madre, Rosalie, di come si erano trasferite; del patrigno che picchiava sia lei che sua madre, di quel giorno in cui ci fu il funerale di Rosalie; di come fosse scappata e avesse incontrato la Bestia (che, a quanto pare, era l'imperatore romano Nerone) e fosse fuggita di nuovo.

Intanto il sole era sorto e noi eravamo improvvisamente legati l'un l'altro.

- io sto andando negli Inferi, per incontrare mio padre e... capire qualcosa sul mio passato... vuoi venire? - chiesi.
Dopotutto non credo che avesse altri programmi.
- sì, certo - lo disse con una certa indifferenza, ma aveva una luce negli occhi.

Ci fermammo ad Indianapolis per prendere altre provviste. La ragazzina aveva dei soldi con se. Quanto bastava per una settimana o due, anche se l'appetito mi stava venendo meno.
Era una bella giornata.

Inutile dire che fu rovinata.

Un poliziotto si avvicinò a noi e disse: - salve! Benvenuti ad Indianapolis! -.
Aveva un'aria strana, quasi spaesata. Ed era un po' troppo gentile verso due che parevano dei senzatetto.

- mostro? - chiesi sottovoce alla mia nuova amica.
- mostro - annuii lei.

- ma che adorabili bambini! Come vi chiamate cari? - ci domandò in quel momento una signora.
- senta, signora, noi non siamo dei bambini - disse Emily.
- ora noi ci congediamo, ok? -Abbiamo fretta di continuare la nostra passeggiata - aggiunse.
- no, cari! Bisogna accogliere gli ospiti come si deve! - ribatté la donna.

Aveva una forma strana, il vestito decorato di fiori era informe.

- mi scusi, ma noi dobbiamo proprio andare - intervenni.
- non credo, caro. Avete tutto il tempo per essere accolti -
Poi fece un cenno ai passanti che camminavano da quelle parti. Le persone si misero ad avvicinarci a noi.

Emily tirò fuori il suo coltellino e lo infilzò nella testa della signora.

Una mossa formidabile, se non che la lama andò solo a scalfire la fronte dell'essere.

- ma che diavolo... - disse.
- non sei stata per niente educata! - ribatté lei.
Poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettato, si tolse la testa. La base della testa era liscia, di acciaio, con pezzetti di nastro adesivo strappati.

- lo sapete cosa succede hai bambini cattivi? - domandò.
La voce, eppure, non proveniva alla testa sul marciapiede, ma dal corpo decapitato.

- un blemma - compresi, un po' troppo tardi.

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