-Emily-

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Mi sedetti sulle scale che portavano nella sala.

Mi accorsi di avere un po' di  bava appiccicata sul braccio. Avevo la felpa nera le legata alla vita.

Sospirai e la tolsi.

Mi mancava Cerbero. E anche se non era passato più di un minuto, mi sentivo in ansia per Nico.

L'avevo lasciato da solo. Ad affrontare il dio dei morti.

Certo era suo padre, ma prima non era stato molto... paterno.

In lontananza si sentì delle grida dai Campi della Pena. Chissà cosa avevano fatto quelle persone per meritarsi una punizione. Riflettei.

Qualcuno si sedette di fianco a me.

- anche tu qui fuori, eh? - disse la persona.

Feci un balzo di due metri quando mi girai.

L'uomo indossava una tunica nera, come quella di Caronte, della faccia si potevano scorgere i tratti spigolosi, la pelle sembrava fatta di legno, solo più.. luccicante.
Due occhi color miele, caldi, mi stavano guardando.

Thanatos.
Mio padre.

Non sapevo perché ero certa che fosse lui.

Per un secondo non respirai. Capii come si era sentito Nico, come se ogni singolo movimento fosse sbagliato e così si evitava di farlo.

- sono così brutto? - chiese, alzando poco un angolo della bocca.

- n-no.. è- è che.. emmm... io.. - balbettai, rossa in viso.

Con la mano diede due colpetti sulla parte di scalino dove ero seduta prima.

Mi rimisi affianco a lui.

Passò un tempo interminabile, forse un solo secondo ma comunque interminabile, poi lui riprese a parlare.

- dicevo, anche tu qui fuori. Ade fuori dell'Olimpo e noi fuori più o meno da tutto -

- n- no, è che Nico è lì dentro, probabilmente, si starà rompendo il piede cercando di spaccare il culo divino del signore dei morti e io mi sto perdendo lo spettacolo - risposi, riprendendo la capacità di parlare.

Forse anche troppo, perché una stalattite cadde e trafisse la guardia dietro di noi (che si rialzò subito come se niente fosse).

- ah, Emily. sei brava a mentire. ma io sono uno dio e, prima di tutto, tuo padre. lo so che tu nascondi tutto dietro quel muro di sarcasmo e sorrisi che ti sei creata - disse malinconico.

Ogni parola mi colpiva come un sasso.

Deglutii rumorosamente. Nessuno doveva sapere quello che avevo fatto e quello che provavo ora.

Gli occhi si riempirono di lacrime, ma non ne permisi che ne scendesse nemmeno una.

- amavo tua madre, come non ho mai amato nessuno. Lei mi stava vicina nonostante tutto. ma.... le cose belle durano poco, troppo poco tesoro, non ho potuto salvarla.. Ho fatto tutto il possibile, adesso è nell'Elisio -

Una lacrima scorreva sulla sua guancia.

- sei così piccola, ma hai uno tuo inferno dentro - continuò. - io... non sono bravo con le parole, ma posso darti un consiglio: se stai attraversando l'inferno, fallo a testa alta. Ma non solo esternamente, anche internamente -

Restammo per tutto il resto del tempo in silenzio.

Le sue parole continuavano a rimbombarmi nella testa.

I FIGLI DELLA MORTE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora