"Andiamo a parlare."
Di cosa dovevamo parlare? Io avevo già detto tutto ciò che dovevo dire.
Vincenzo nell'ultimo periodo sembrava non aver nulla da dire, bensì solo cose insensate da urlare.
Parlare di cosa?
"Non hai paura che qualcuno dica ad Alessandra che ti stai appartando con me?" chiesi, alquanto stupita dal suo comportamento così istintivo e menefreghista. "Metti caso poi ti lascia di nuovo e torna a Napoli."
Non sia mai che poi ti rimetti con lei per una terza volta.
"Non mi interessa nulla, sinceramente. Ho altre priorità al momento." borbottò, per poi prendermi per mano e trascinarmi fuori dal locale.
Dopo varie settimane, mi stava prendendo per mano davanti a decine di persone, che ci guardavano sorpresi. Erano tutti ragazzi di quartiere che conoscevamo e chiunque ormai sapeva che tra me e Vincenzo era finita. Soprattutto, sapevano che fosse fidanzato, e molti di loro conoscevano Alessandra. Se non fosse per il fatto che stavamo andandocene insieme, mano nella mano. Come qualche mese prima.
Sapevo già che le voci si sarebbero diffuse velocemente, e che poi avremmo dovuto dare spiegazioni. O perlomeno, lui doveva. Io non avevo niente da spiegare, con nessuno.
Immaginavo già che questo bel teatrino gli avrebbe causato vari problemi con la sua nuova fidanzatina, e sinceramente non mi dispiaceva il pensiero. Era ciò che si meritava, ogni azione avrebbe avuto delle conseguenze: era ora che se ne rendesse conto.
Mi stava letteralmente trascinando, verso non so dove.
"Dove mi porti?" esclamai, al limite della pazienza.
"E zitt', siamo arrivati." si lamentò, per poi avvicinarsi al suo T-Max, con il quale evidentemente era arrivato. "Prendi il casco."
"No." borbottai, incrociando le braccia al petto. "Dove andiamo?"
"Fidati."
Ah! Bella questa.
"Non mi fido di te da quando mi hai lasciata per la tua ex." mormorai, guardandolo fisso nei suoi occhi, titubanti.
E non penso tornerò a fidarmi di lui tanto presto, se mai lo farò.
"Ti piace girare il coltello nella piega, mh?" ridacchiò, per poi porgermi il casco con poca delicatezza. "Mettiti il casco, andiamo al solito posto di sempre."
Il solito posto di sempre. Una striscia di strada fra due grandi palazzoni, dove ci piaceva fare le grigliate d'estate o metterci a bere di sera, quando non andavamo per locali. Ciò che rendeva "il posto di sempre" speciale era una grande scritta "Glory" su un muro, che mi pare avesse realizzato mio fratello qualche anno prima, insieme a Loris.
"Dai, sennò ti prendo di peso... e so quanto odi quando lo faccio." mormorò, facendomi gli occhioni.
Ma crede sul serio che sia tutto come prima o è sano?
"Di cosa vuoi parlare?" dissi, suscitandogli fastidio e impazienza.
"Del meteo." borbottò, per poi sbuffare. "Di cosa pensi io voglia parlare? Di noi."
Noi? Ah quindi esisteva un noi solo ed esclusivamente quando lo voleva lui. Era veramente ridicolo.
Beh io non mi ero mai piegata per un ragazzo e non l'avrei fatto in quel momento, ancor meno con lui. Per quanto Vincenzo meritasse e per quanto mi facesse stare bene, non era da me farlo. Io non stavo a comodo di nessuno e tantomeno facevo lo zerbino. Soprattutto per come mi aveva trattata nelle scorse settimane.
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Odi et amo 2 | Paky
FanfictionL'odio è un sentimento più forte dell'amore. Più duraturo, più pervasivo. È più contagioso, più potente. È una reazione primordiale: l'odio serve a difendersi da un pericolo.