Capitolo 31

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Passaro altre settimane e Nicolas era stato da poco dimesso dall'ospedale; anche la sua ferita interna era quasi del tutto guarita, e ormai anche il dolore era minimo.

Cesare e Dario si erano accordati con i genitori di Nicolas che sarebbero rimasti loro con quest'ultimo per aiutarlo, sarebbero rimasti giorno e notte a casa sua fino alla sua completa guarigione, aspettando che ritornasse forte e autonomo come prima.

"Quindi..questa è la mia casa?" Nicolas si guardò intorno spaesato e curioso, se la ricordava solo vagamente nonostante abitasse lì da ormai parecchi anni.
Dario e Cesare annuirono sorridendo appoggiando su di un piccolo mobiletto le loro valige e appendendo le loro giacche sull'attaccapanni in legno affiancato alla porta.

Nicolas continuava a perlustrare con interesse gli oggetti di quella casa, con l'intento di far ritornare alla memoria qualche vago ricordo, ma sospirò affranto non appena capì che ogni suo sforzo non dava alla luce alcun tipo di risultato.
Sfiorava con le dita i mobili e gli arredi che vi erano sopra, camminando lentamente per quel piccolo salone.

Cesare e Dario si ricordarono improvvisamente di un particolare che era completamente sfuggito alla loro attenzione: le foto di loro tre raffiguranti lo scambio di un loro bacio.

Allora nel mentre che Cesare andò da Nicolas con l'intento di distrarlo, Dario si avvicinò ai due scaffali su cui erano posate quelle foto incorniciate, afferrando solamente quelle con il loro bacio e lasciando le altre in cui si abbracciavano solamente.
Fortunatamente fu veloce, e Nicolas non si accorse di nulla.

"Mi dispiace disturbarvi..siete sicuri di voler rimanere qui? Io sto abbastanza bene, ce la faccio a stare da solo." disse Nicolas sorridendo malinconicamente rivolgendo la sua attenzione ai due ragazzi.

"Non disturbi affatto. Nicolas credimi, io e Cesare vogliamo davvero aiutarti, ti dobbiamo così tanto..." Dario sospirò, sentendo proprio come Cesare la mancanza dei loro abbracci, dei loro baci, dei loro 'ti amo' sussurrati, "non ti lasceremo più solo, mai più commetteremo questo errore." aggiunse questa volta Cesare, sentendo la sua gola pizzicare e la sua voce bloccarsi in gola al solo ricordo di quello sbaglio che involontariamente lui e Dario avevano commesso.

Nicolas osservò gli sguardi tristi e colpevoli di quei due ragazzi, qualcosa di veramente grave doveva essere successa, ormai di questo ne era pienamente sicuro.
"Allora va bene. Grazie per tutto quello che state facendo per me." rispose allora il più piccolo, sfoggiando questa volta un grande sorriso sincero e contento.

Proprio in quel momento, il suo lento cammino perlustrativo di quella casa lo condusse davanti a una serie di foto, sorrise malinconicamente quando s'accorse che in esse erano raffigurati i loro genitori affiancati a lui con alle spalle paesaggi diversi di cui non si ricordava minimamente.
Poco dopo i suoi occhi si spostarono incuriositi su delle altre foto posizionate accanto, e rimase sorpreso nel vedere lì Dario e Cesare che, oltretutto lo stavano abbracciando.
Il cuore di Nicolas aumentò di qualche battito a quella visione, non seppe spiegarsi il motivo di tutta quella forte emozione e contentezza che sentiva dentro di lui, dopotutto Dario e Cesare erano i suoi migliori amici, o almeno questo era ciò che aveva intuìto dal loro breve dialogo avvenuto in ospedale, per cui, foto come quelle dove li ritraevano abbracciati e sorridenti erano più che normali, pensò.

"Siamo molto belli lì, non credi?" domandarono Cesare e Dario affiancando Nicolas e osservando malinconicamente anche loro quei ricordi incorniciati.
"Bellissimi." puntualizzò con entusiasmo Nicolas e prendendo delicatamente una di quelle foto sfiorandone il vetro freddo e lievemente impolverato.

"I vostri sorrisi mi piacciono davvero molto, vorrei poterli guardare per ore.." ammise il più piccolo attrato dalla foto che aveva fra le dita. Guardare Cesare e Dario così sorridenti e felici mentre lo abbracciavano lo faceva stare bene e sentiva come se in quella breve visione ogni suo problema e malumore si alleviasse sempre più fino a scomparire. E doveva ammettere di amare quella strana sensazione.

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