Capitolo 28

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<Ocean!!> urla Astral, tirandomi le coperte di dosso.

É forse il secondo o il terzo giorno che me ne sto da sola in camera, perché non voglio vedere nessuno. Anche alla tenerezza di Tommy, alla testardaggine di Josie, ai tentativi di Ace, alle preghiere di Astral, alle delicate (si fa per dire) tirate di braccia di Benji e alle parole di Alice e Michael ho resistito. Perché la mia tristezza e più forte. E l'unica che può salvarmi da questo abisso è me stessa. Ma forse non voglio salvarmi, poiché questa è una lezione di vita: non aspettarsi niente dalle persone, non illuderti...e soprattutto non sperare, perché quella è la vera scongiura: la speranza. Quella luce che vedi in lontananza dalla grotta buia e quando ci sei davanti realizzi che era solo una pietra bianca; quell'oasi nel deserto che non c'è mai stata veramente, ma era tutto frutto della tua immaginazione. Un'illusione. Ecco cos'è la speranza, un'illusione. Cos'è un'illusione? Beh una speranza, la speranza che il mondo, la vita sia più dolce, gentile, nei tuoi riguardi...quindi un sogno, quello di conformare la realtà secondo i nostri desideri. Tutta un'utopia.

<Oceaaan!> ripete. <Non puoi stare a letto per tutto questi giorni!!!>.

<E invece sì che posso> ribatto. <Lasciami sola, per piacere>.

<Ocean!! Daii!! Ognuno di noi è preoccupato per te, non mangi che sono tre giorni, vivi di un bicchier d'acqua per bagnarti le labbra, sei fortunata se non sbatti a terra!> strilla davvero allarmata.

<Non ti preoccupare per me> ribadisco.

<Certo che mi preoccupo!> eccola di nuovo. <Ho pensato al piano...tutto pronto!> cambia argomento.

Mi ero dimenticata di questo dettaglio. A quale scopo poi mi presentarmi lì, davanti a loro, che sono la causa della mia distruzione? Cosa farei davanti? Li affronterei, con coraggio, mostrandomi orgogliosa e senza rimpianti, quando alla fine sono sconfortata, sconfortata per loro? Ciò significherebbe continuare a sperare. Sperare nel guardare i miei genitori sorpresi nel vedermi, venirmi vicino e abbracciarmi...vederli contenti di aver la propria figlia davanti e dispiaciuti per averla lasciata.

L'ennesima speranza. L'ennesima illusione. L'ennesima utopia.

Perciò è rischioso sperare, perché dopo la falsa speranza c'è la delusione. Ma dopotutto nel deserto ci può essere un'oasi, e in una grotta ci può essere un'uscita. No!! No, no, no. Finiscila di sperare, Ocean!! Smettila di affidarti a ciò che di realista non ha neanche il nome.

<Ocean!! Ci tengo ad aiutarti> esclama lei, bloccando le mie riflessioni.

Ma tu non puoi aiutarmi.

<Ti voglio portare nel tuo paese, nella tua casa!>.

Lei non sa quello che sto pensando, non sa che mi affliggerebbe un'ulteriore ferita.

<Ho bisogno di aiutare le persone. Se non lo fai per te, fallo per me!> continua Astral.

Lei ha bisogno di non vedermi così.

<D'accordo! Hai il piano, giusto?> chiedo debolmente. Mi sto procurando dolore con le mie stesse mani.

Pensandoci...ciò che mi fa male è la speranza e l'aspettarmi qualcosa dagli altri. Se io eliminassi questi due fattori il problema svanirebbe.

<Senti quanto sono intelligente. Oggi si parte alle 17:00. La scusa che useremo: 'Andiamo a fare un giro e ci fermiamo alla mia pasticceria preferita, in modo da farla conoscere ad Ocean e farle recuperare tutto il cibo perso negli ultimi giorni'. Saliremo in macchina e imposteremo la destinazione su GPS, a meno che tu non ricorda le strade, cosa molto improbabile, - io annuisco col capo, perché è così, non ricordo nulla - poi arriveremo lì e tu avrai occasione di rivedere i tuoi amati genitori> conclude il discorso.

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