Capitolo 4

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Sono davvero arrabbiata e innervosita e sconvolta e... angosciata. Come posso ricominciare la mia vita qui, se non vado d'accordo neanche con quel troglodita del mio coinquilino?

Nonostante ciò è lui che ha iniziato. Come ha fatto intendere gli sto sul cazzo, ma dal momento che non mi conosce, non può essere sicuramente colpa mia. Quindi non mi porrò alcun problema, non gli parlerò [non che ci parlassimo molto] e lo ignorerò come fa lui con me.

Astral mi guarda silenziosamente, ma pare averle fatto piacere ciò che ho fatto con Benjamin. Intanto abbiamo preso l'autobus e siamo arrivati anche a casa.

Scendiamo dal mezzo, raggiungiamo il cancello e bussiamo. Subito sentiamo il click dell'apertura ed entriamo, una scimmietta dai capelli ramati corre nella nostra direzione.

<Ehi Josie> dico sorridente. Forse il suo è l'unico nome che ricordo al cento per cento più uno.

<Siete andate a fare shopping senza di me!> fa la finta offesa.

<Siete tornate finalmente!> ci salva in calcio d'angolo Ace, almeno credo sia quello il suo nome.

<Cos'è questa felicità, furbacchione?> gli parla la riccia, scompigliandoci i capelli castani.

<Non posso essere felice di vedervi?> la ragazza gli agita di più i capelli, guardandolo con occhi a mezz'asta.

<Ok ok...> si arrende, cercando di allontanarsi dalla presa di Astral. <Mi hai sgamato> aggiunge, sistemandosi il ciuffo. 

<Volevamo andare a fare una passeggiata in montagna e vi stavamo aspettando. Quindi fate in fretta> continua.

<Verrà Benji?> domanda la bruna guardandomi  premurosa.

<Dopo un po' siamo riusciti a convincerlo> risponde confuso il ragazzino.

<Vuoi andare?> si rivolge a me la riccia.

Io annuisco decisa.

Nel frattempo Ace continua ad ascoltarci e non capire, ma lo ringrazio per non averci fatti il terzo grado.

Dalla porta di casa escono i signori Whittemore, l'uomo mantiene uno zaino stracolmo di roba, mentre la donna un piccolo koala in braccio... che cucciolo!

<Siete pronti?> chiedono all'unisono.

<Io e Ocean posiamo le buste e ci siamo> afferma Astral.

Seguo Astral che come un razzo corre di sopra, apre la seconda porta a destra del corridoio e lascia le buste sul letto disordinatamente.
L'avviso che vado un attimo in bagno. Appena entratavi, mi piazzo dinanzi allo specchio. Osservo quel debole sorriso inciso sulle mie labbra. Sta andando bene, sta andando tutto bene. Raggiungo gli altri, che nel frattempo mi attendevano nel giardino. Insieme ci dirigiamo verso il furgoncino bianco, che ho notato già ieri.

<Ragazzi rispettate i vostri posti e non litigate. Fate vedere a Ocean il suo> definisce Michael prima di raggiungere il posto guida.

Gli altri compagni sono già seduti comodamente e c'è solo un sedile libero...il mio! Hanno riservato un sedile per me!

Tutta la mia felicità e il mio entusiasmo svanisce appena realizzo chi siede al mio fianco...Benji.

Pareva strana tutta questa felicità e quest'entusiasmo. C'è sempre una trappola.

Nonostante questo mi accomodo, facendo finta di nulla. Astral mi guarda come per sapere se stessi bene, io in tutta risposta le sorrido e faccio spallucce.

Dopo un breve viaggio silenzioso, arriviamo in uno spiazzo, il furgoncino si ferma e si spalanca la portiera scorrevole nel piccolo pullman.

<Venite, continueremo a piedi> ci informa Alice.

Sono la prima che deve scendere. Osservo il paesaggio circostante, ricoperto di verde. Con l'arrivo dell'estate sono bocciati i primi fiorellini colorati che conferiscono all'ambiente quel tocco che mancava.

<Ti vuoi muovere, non abbiamo tutto il giorno!> asserisce presuntuoso Benjamin.

Com'è odioso! Che nervi! Ocean mantieni la calma... ricorda che devi solamente ignorarlo, lo fa per punzecchiarti e stuzzicarti. 

Come non detto.

<Tu non ti rivolgi a me in questo modo. Mi odi: va bene, fatti tuoi, ma non mi manchi di rispetto così. Ci siamo intesi?> lo ammonisco minacciosamente a bassa voce, per farmi sentire solo da lui. Scendo con la mia goffa abilità e aspetto fuori dal mezzo che scendano tutti. Seguo Alice e Michael, ma capisco di essere poco abituata alla montagna e ai suoi percorsi, infatti il mio passo rallenta sempre di più. Pian piano si allontanano tutti...anche Thomas mantiene il passo.

Non ce la faccio più... devo fermarmi e riposare solo un attimo.

<Dai Ocean, alzati, manca poco, dobbiamo arrivare al prossimo spiano> mi urla Astral dall'alto.

Solo quando vedo Benjamin salire rapidamente alle mie spalle, prendo il coraggio per continuare a salire. Cammino a passo svelto per cercare di seminare il ragazzo e raggiungere gli altri. E come farebbe una perfetta Ocean Price in montagna, inciampo in una radice sporgente. Chiudo gli occhi rassegnata al brusco impatto con il terreno, ma qualcosa mi trattiene per il braccio. A questo punto li riapro. Due pozzi azzurri mi stanno osservando, Benjamin continua a trattenere il mio bicipite con forza. Una volta ristabilita, scrollo, sdegnata, la sua mano dal mio corpo e mentre continuo a fissarlo con sufficienza, assottigliando lo sguardo, mi tolgo la polvere di dosso e vado via, senza neppure ringraziarlo.
Non riesco proprio a capire questo ragazzo! Prima fa di tutto per farmi sentire a disagio e rendermi la situazione più penosa di quanto non lo sia già, e poi mi aiuta a non schiantarsi con la testa a terra. Certo, se non avesse fatto quel gesto sarebbe stato un vero sbruffone egocentrico (facendomi perdere  quel briciolo di stima in lui che mi è rimasta) però avrebbe potuto infischiarsene e lasciarmi lì, nel peggiore dei casi mi sarei solamente sbucciata la mano. Procedo fino a quando mi ritrovo nel luogo di cui parlava Astral, dove già siedono comodamente tutti gli altri. Vi è un grande gazebo e, sotto il suo tetto, un tavolo con due panche per sedersi.

<Ben arrivata, dov'è Benjamin?> domanda il signor Whittmore.

<È indietro> dico con noncuranza e mi accomodo su uno dei teli colorati stesi sul praticello. Ma tutto questo cibo e questi asciugamani sono entrati nello zainetto che portava Michael?!

Ritorno a pensare all'accaduto. Perché lui dopo avermi parlato in malo modo mi ha aiutata?

Forse perché non è cattivo come vuole far credere...sarà, ma c'è qualcos'altro sotto, ne sono sicura. Non dargli fastidio senza fare nulla. Non posso essergli antipatica se non mi conosce neanche. Ha ragione, non si può piacere a tutti, ma non mi ha dato neppure la possibilità di mostrargli chi io sia.

Ed eccolo che fa la sua entrata, arriva e si butta a terra. Cerco di non dargli peso...è solo una perdita di tempo.

Li vedo ingozzarsi di cibo, mentre parlano, scherzano e ridono. Basta guardarli per divertirsi a sua volta. Parte della musica e iniziano a cantare a squarciagola, in una maniera così stonata da far scappare gli uccelli dagli alberi per lo spavento. Ammetto di aver canticchiato anche io i ritornelli di alcuni di queste canzoni.

Ace, vedendomi un po' in disparte si avvicina a me salutandomi.

<Ehi...> saluto di rimando.

<So che stai pensando, ed è vero, siamo leggermente disagiati>.

<Meglio essere disagiati che noiosi e tristi> dico onestamente.

<Posso chiedere una cosa?> sbotto dopo un breve periodo.

<Spara> dice solamente.

<Benjamin si è comportato così con tutti?>.

<Ehm... abbiamo avuto tutti dei problemi all'inizio fra di noi... soprattutto con lui, ma tu sembri turbarlo diversamente>.

Dal Dolore Alla FelicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora